PER USCIRE DAL GUADO di Sergio Romano

PER USCIRE DAL GUADO DALLA PRIMA PAGINA PER USCIRE DAL GUADO ta commedia «partitocratica» recitata dietro il sipario fra lo stupore del pubblico nello stile della Prima Repubblica. Seguirne gli sviluppi e decifrarne i passaggi diventa un mediocre e faticoso esercizio di analisi politichese. Dimentichiamo le dichiarazioni di queste ultime ore e diamo per scontato che la crisi, benché assurda e irragionevole, possa anche scoppiare. Chiediamoci piuttosto quale dovrebbe essere, nell'interesse del Paese, la sua soluzione migliore. Occorre evitare le elezioni. Comprendo il motivo delle minacce di D'Alema - ricordare a Rifondazione che le prossime elezioni si faranno senza desistenze -, ma credo che lo scioglimento delle Camere avrebbe conseguenze disastrose: darebbe alla Lega il monopolio del malcontento nelle regioni settentrionali, annullerebbe i lavori della Bicamerale, farebbe traboccare il vaso della diffidenza tedesca, ci chiuderebbe definitivamente le porte dell'Unione monetaria. Se non vogliamo buttar via i sacrifici degli ultimi anni e regalare a Bossi la rappresentanza dell'Italia del Nord, dobbiamo approvare la Legge Finanziaria e completarla probabilmente con un'altra manovra nel prossimo marzo, alla vigilia dell'esame di passaggio per l'ingresso nell'euro. Ma la legislatura può continuare soltanto a un patto: il pubblico riconoscimento che quella dell'Ulivo, alle elezioni del 1996, fu una falsa vittoria. Se Rifondazione non sostiene il governo, Prodi e D'Alema sono nella stessa situazione in cui si trovarono alla fine del 1994, dopo la defezione della Lega, Berlusconi e Fini. Valgono per loro le stesse parole che il capo dello Stato indirizzò al leader di Forza Italia con il messaggio di capodanno. Facciano un passo indietro, lascino che le responsabilità dell'esecutivo vengano affidate a un governo «tecnico» e per quanto possibile neutrale. Come nel 1993 e nel 1995 questo nuovo «governo Ciampi» verrebbe costituito per raggiungere obiettivi specifici di interesse nazionale. In questo caso sono due: portare l'Italia nell'Unione monetaria, con tutte le riforme strutturali che Y,o& perazione comporta, è assicurare la gestione del Paese nel periodo necessario al completamento delle riforme costituzionali. La maggioranza di quel governo sarà «il partito dell'Europa e delle riforme», vale a dire una maggioranza trasversale composta dalle forze politiche che condividono questi obiettivi. Non sarà la fine del bipolarismo e l'inizio di un nuovo trasformismo. Sarà anzi l'unica soluzione che possa convincere l'Europa della nostra serietà e permettere ai costituenti di completare, nelle migliori condizioni possibili, la riforma del sistema politico. Quando i due obiettivi saranno stati raggiunti saremo in Europa, avremo una nuova Costituzione e potremo permetterci nuove elezioni, una nuova maggioranza, una nuova opposizione, un nuovo Capo dello Stato. Per ora siamo ancora, a dispetto di ciò che l'Ulivo ha detto al Paese dopo le elezioni del 1996, in mezzo al guado. E per passare dall'altra parte occorre una barca diversa da quella in cui abbiamo navigato negli scorsi mesi. Sergio Romano

Persone citate: Berlusconi, Bossi, Ciampi, D'alema, Prodi

Luoghi citati: Europa, Italia