Putsch della Nato contro Tele-Karadzic

Anche gli italiani nel raid. L'emittente aizzava la gente contro la Sfor: consegnata alla Plavsic EX JUGOSLAVIA Anche gli italiani nel raid. L'emittente aizzava la gente contro la Sfor: consegnata alla Plavsic Putsch della Nato contro Tele-Karadzic E a Belgrado notte di battaglia per il sindacò destituito ZAGABRIA NOSTRO SERVIZIO Con un'azione fulminea all'alba di ieri alcune centinaia di soldati della Sfor si sono impossessati di quattro trasmettitori della televisione di Pale, bloccando i programmi radio e tv dell'emittente serbo-bosniaca al servizio di Radovan Karadzic, l'ex leader accusato di crimini di guerra dal Tribunale internazionale dell'Aia. All'azione, che si è conclusa senza incidenti, hanno partecipato anche i soldati italiani che a bordo dei loro blindati hanno circondato il trasmettitore sul monte Trebevic, a ridosso di Sarajevo. Le truppe della Sfor (le forze dell'Onu e della Nato stazionate in Bosnia) hanno agito su richiesta di Carlos Westendorp, l'Alto Rappresentante internazionale per gli Affari civili, che ha deciso di rispondere con le maniere forti all'ennesima provocazione della tv di Pale. Malgrado le promesse dei serbo-bosniaci di non incitare attraverso i loro media all'odio contro la comunità internazionale e le forze di pace, 24 ore prima la televisione dei fedelissimi di Karadzic ha trasmesso una conferenza stampa di Louise Arbour, procuratore generale del Tribunale dell'Aia per i crimini di guerra in ex Jugoslavia, distorcendo alcune sequenze e aggiungendo commenti di fuoco contro i rappresentanti internazionali e in particolare la Sfor. «Si è trattato ancora una volta di un programma che incita apertamente all'odio e alla violenza contro le forze di pace e che vuole minare il piano di pace di Dayton», ha dichiarato il portavoce Duncan Bullivant. Di fronte a quest'ultimo esempio di «propaganda nazionalista antioccidentale», Carlos Westendorp ha perso la pazienza. Dopo aver preso il controllo dei trasmettitori di tv Pale le truppe della Nato li hanno consegnati ai responsabili della televisione di Banja Luka, l'emittente in mano alla presidente serbo-bosniaca Biljana Plavsic. «L'azione della Sfor conferma la nostra fermezza e l'appoggio a quelli che sono d'accordo con l'applicazione del piano di Dayton. Conferma inoltre che agiamo con forza e subito contro quelli che tentano di fermare il processo di pace», ha dichiarato il segretario generale della Nato Javier Solane all'inizio della riunione a Maastricht dei ministri della Difesa dell'Alleanza, che discutono la possibilità di prolungare il mandato della Sfor in Bosnia oltre la scadenza del 30 giugno prossimo. Da Pale intanto il governo serbo-bosniaco ha fatto sapere che risponderà con forza all'azione della Sfor. «Si tratta di un gesto senza precedenti nella storia moderna dei Paesi civili», ha dichiarato il direttore della tv annunciando lo sciopero della fame dei suoi collaboratori per la violazione della libertà di stampa, mentre i soldati della Sfor sono stati bollati all'unanimità di «fascisti, razzisti e terroristi». Un'altra emittente serba è stata al centro degli scontri tra polizia e manifestanti nella vicina capitale jugoslava. Alcune migliaia di persone sono scese in piazza martedì sera a Belgrado per protestare contro la decisione del consiglio comunale di destituire i dirigenti della tv indipendente «Studio B» nonché il sindaco di Belgrado Zoran Djindjic. Gli agenti delle unità speciali di polizia sono intervenuti, picchiando selvaggiamente e arrestando alcune decine di manifestanti. Djindjic, capo del partito democratico serbo eletto all'inizio dell'anno come rappresentante della coalizione di opposizione «Zajedno» (Insieme) dopo tre mesi di proteste studentesche, è stato silurato con l'aiuto dei suoi ex alleati. Per l'occasione infatti l'altro leader dell'opposizione, Vuk Draskovic, s'è definitivamente schierato contro i suoi vecchi partner di «Zajedno» entrando in coalizione con i socialisti di Milosevic e i radicali dell'estremista Seselj. Per spiegare il suo voltafaccia, Draskovic, capo del partito del rinnovamento serbo, ha accusato Djindjic di essere amico intimo di Karadzic. «Dal governo della città sono finalmente state estromesse quelle forze che hanno ostacolato il piano di Dayton. Adesso il processo di pace potrà andare avanti», ha dichiarato Draskovic. Ingrid Badurina La furia di Pale «Fascisti, razzisti e terroristi Reagiremo con la forza» Una dimostrante a Belgrado fronteggia in ginocchio un poliziotto (foto reuter]