Oro, ultima carta anticrisi di Stefano Lepri

Oro, ultima carta anticrisi Oro, ultima carta anticrisi Dalle riserve Uic 10 mila miliardi all'erario ROMA. Una strana idea senza padre gira nella vigilia della crisi di governo. Promette di procacciare diecimila miliardi al bilancio dello Stato in modo assolutamente indolore all'interno, però con il rischio di perdere la faccia all'estero. A quale scopo non è molto chiaro: se per rendere più facile una provvisoria intesa tra Ulivo e Polo per l'Europa, o se per evitare tagli sgraditi a Rifondazione comunista. E' una idea che riguarda l'oro; e ha forti punti di contatto con quella che in Germania ha finito per ridimensionare le grandi ambizioni politiche del ministro delle Finanze, Theo Waigel. Di fronte alla durissima opposizione della Bundesbank, e alla contrarietà diffusa degli elettori, Waigel come si sa ha dovuto rinunciare al suo progetto di rivalutare contabilmente le riserve auree allo scopo di aggiustare il bilancio dello Stato. No, spiegarono a suo tempo gli esperti, in Italia non è possibile. Le riserve auree della Banca d'Italia, al contrario di quelle della Bundesbank, sono già in bilancio a un prezzo vicino a quello di mercato; non c'è nulla da rivalutare, quindi. E' così. Ma sarebbe l'Ufficio italiano cambi (Uic) a detenere una certa quantità d'oro scritta in bilancio a prezzi non aggiornati. Vendendola sul mercato si otterrebbero, cosi pare, circa ventimila miliardi. Allo Stato andrebbe il gettito dell'imposta sulla plusvalenza, pari a circa la metà: diecimila miliardi. Del resto, tra molte banche centrali in giro per il mondo si va diffondendo l'opinione che le riserve auree non abbiano più molto senso. Alcune, tra cui quella australiana, negli ultimi tempi ne hanno venduto parecchio. «E' una foiba» oppure «non he ho mai sentito parlare» sono i commenti che si ricevono da personaggi sia del governo sia della Banca d'Italia. Al Tesoro c'è assoluta contrarietà. In genere si reputa l'idea catastrofica per l'immagine internazionale dell'Italia. In Germania, per l'appunto, qualcuno accusò Waigel di «fare come gli italiani». L'ammissione dell'Italia alla moneta unica dipende dalla «sostenibilità nel tempo» del risanamento del bilancio, con misure durature e strutturali. Chi non ci vuole non si farebbe scappare l'occasione. Se ne sentiranno anche delle altre, nella girandola di idee, di ipotesi e di cifre che si sta scatenando in questi giorni. E l'uso della fantasia è particolarmente richiesto, anche agli economisti che non ne sono tra i più dotati, per risolvere i due principali problemi che si possono presentare: A) che cosa si può concedere a Rifondazione comunista senza correre il rischio di essere esclusi dall'Europa monetaria; B) in caso di scioglimento delle Camere come si possono dare segnali di stabilità della finanza pubblica. Al Tesoro si ritiene che ormai per il '97 il traguardo di Maastricht non sia più a rischio. I 20.000 miliardi di deficit registrati nel mese di settembre, contro una iniziale previsione di 24.000, sarebbero sulla traiettoria del 3,0%. La previsione è di circa 16.000 miliardi di passivo per ottobre e altrettanti per novembre, ventimila in attivo a dicembre, con il che l'obiettivo sarebbe raggiunto. Una campagna elettorale lampo non porterebbe aumenti di spese. I guai, però, si scaricheranno sull'anno successivo. Più si prolungherà la fase di tensione politica, più saliranno i tassi di titoli di Stato che dovranno essere rimborsati nel '98, o nel '99, o dopo. Resta aperta la risposta su quale sia, finanziariamente parlando, il minore dei mali. In caso di elezioni, conferma il sottosegretario al Bilancio Giorgio Macciotta (pds), della legge finanziaria '98 non sarà possibile approvare nulla. Il decreto sull'Iva potrebbe decadere, con complicazioni contabili fastidiose, se non si trovasse un compromesso per votarlo. «Però, se si vota subito e si riesce a fare un governo prima di Natale la situazione è recuperabile» sostiene l'economista Mario Baldassarre Sulle conseguenze di un breve esercizio provvisorio del bilancio '98 i pareri divergono; chi lo vede dannosissimo, chi no. Per stare al sicuro occorrerebbe una valanga di decreti-legge a Capodanno. Stefano Lepri La vendita potrebbe frenare Bertinotti alleggerendo il peso dei tagli per il '98 Il ministro delle Finanze tedesco Theo Waigel

Persone citate: Bertinotti, Giorgio Macciotta, Mario Baldassarre, Theo Waigel, Waigel

Luoghi citati: Europa, Germania, Italia, Roma