Welfare, Cofferati in sella di Roberto Ippolito
WeKare, Cofferati in sella WeKare, Cofferati in sella La maggioranza è con il leader IL CASO RESA DEI CONTI NELLA CGIL I leader di Cisl e Cgi! Sergio D'Antoni e Sergio Cofferati LROMA A sala Di Vittorio dove si riunisce il direttivo della Cgil, nel piano seminterrato del palazzone di corso Italia, sembra un bunker. Ormai da tre giorni sono asserragliati circa 150 sindacalisti per discutere della questione che crea tanti tormenti, cioè della riforma dello Stato sociale: in sintesi dei tagli alle pensioni. Fuori infuria lo scontro politico, si avvicina la crisi di governo, sgradita e disapprovata. Ma il segretario della Cgil Sergio Cofferati tira dritto. Lunedì ha chiesto il consenso alla svolta, cioè a dare l'ok agli interventi sulle pensioni di anzianità. Poi ha preteso il voto sulla sua proposta. Ieri a tarda sera, si cercava ancora di scrivere un documento il più rappresentativo possibile. La maggioranza interna è stata solo scalfita: nonostante divisioni e lacerazioni, con il mugugno della maggior parte dei metalmeccanici della Fiom e le resistenze dei rappresentanti del Nord, in particolare lombardi ed emiliani, Cofferati resta forte. Il voto finale, nella notte, è eloquente: il documento di Cofferati ottiene 118 voti, quello di Alternativa sindacale 23 voti, infine quello dell'Area dei comunisti 9 voti. Un 'maxiemendamento' presentato dal segretario della Fiom Sabattini è respinto seccamente: ottiene solo 8 voti favorevoli e 12 astensioni. Insomma il fantasma della crisi ferma il presidente del Consiglio Romano Prodi costretto a comunicare la sospensione delle trattative sullo Stato sociale nell'incontro di ieri mattina con Cofferati e i leader di Cisl e Uil, D'Antoni e Larizza. Ma non ferma il capo della Cgil. «Ora che sappiamo la situazione e che conosciamo gli scostamenti dei conti della previdenza rispetto alle previsioni della riforma del 1995, sarebbe grave non pronunciarci», confessa Cofferati nel pomeriggio uscendo per qualche minuto dalla sala Di Vittorio. Cofferati non ha dubbi: «Serve chiarezza», confida. Ma proprio ora? Ora che incombe la crisi? «Sono convinto che la verifica dei conti era indispensabile per poter arrivare alla definizione della nostra posizione», risponde Cofferati. Il leader della Cgil deve difendersi dai rilievi mossi da molti componenti del direttivo, timorosi che le mosse dell'organizzazione siano provocate da esigenze politiche. Una preoccupazione questa accresciuta a dismisura quando martedì pomeriggio è trapelata la notizia di un incontro tra Cofferati e il segretario del pds D'Alema. «Che il segretario della Cgil, in una situazione che non è normale, parli con dirigenti politici lo trovo naturale; lo scambio di opinioni tra persone con responsabilità delicate è importante», osserva il segretario della Cgil. E assicura che «la coincidenza con il rischio di crisi di governo è casuale, anzi è la conferma di un'autonomia forte e del fatto che la traiettoria della trattativa non è condizionata dai tempi della politica». E la trattativa, ora sospesa, ripartirà con una novità: la Cgil ha definito la sua posizione, Cofferati ha pilotato la svolta, le resistenze interne gli hanno creato disagio ma nessun problema sostanziale. Certo, ora il rapporto con la Fiom è teso. Il segretario Claudio Sabattini ha dato battaglia. E il segretario piemontese Cremaschi rinfaccia a Cofferati: «Non ha voluto formulare una proposta della Cgil a giugno, in attesa di un progetto della maggioranza di governo, ma l'ha voluta fare adesso anche senza indicazioni della maggioranza». E anche sulle valutazioni politiche Cremaschi è perplesso: «E' sacrosanto che la Cgil si auguri che non ci sia la crisi; ma è fuori dalla tradizione dare i voti sulle responsabilità». Nell'organizzazione c'è chi chiede di non sparare a zero su Rifondazione, collegata con le due minoranze interne (Alternativa e Area) ma non fortissima. Cofferati però avverte che «la responsabilità di chi determina la crisi è altissima». E non ha dubbi che far cadere Prodi «sarebbe un atto gravissimo» che «blocca il processo di risanamento economico». Gli fa eco Larizza: «La crisi è la cosa peggiore che potesse capitare». E D'Antoni sottolinea: «Sarebbe una sciagura». Il segretario Cisl vede nero: «Temo che si sciolga il Parlamento e si arrivi alle elezioni». Roberto Ippolito
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