«Globalizzazione, scelta obbligata»

«Globalizzazione, scelta obbligata» «Il Mercosur sarà uno dei poli più importanti del gruppo fuori dall'Europa, ma servono riforme» «Globalizzazione, scelta obbligata» Romiti spiega le strategie internazionali di Fiat MONTECARLO. «Una forte e robusta presenza industriale e commerciale all'estero non è più un'opzione, ma una strada obbligata per tutte le principali imprese mondiali». Il presidente Cesare Romiti spiega così - al «Forum das Americas» di Montecarlo, dedicato allo sviluppo in America Latina la strategia di globalizzazione del gruppo Fiat. Una globalizzazione che specie nell'industria automobilistica sta avvenendo a ritmo rapidissimo per due motivi: «Il primo - dice Romiti - è la ricerca di nuovi mercati, dato che la domanda di prodotti automotive sui mercati più tradizionali, come l'Europa, gli Stati Uniti e il Giappone, è ormai caratterizzata da ritmi di crescita piuttosto ridotti». E in questo senso la presenza su mercati diversi da quelli in cui le aziende sono radicate consente anche di compensare attraverso la diversificazione geografica gli andamenti ciclici della domanda. Il secondo fattore che spinge le indu¬ strie automobilistiche all'estero è quello dei costi: «Tanto più cresce la concorrenza mondiale, tanto più diventa importante competere anche sul prezzo. E la globalizzazione offre molte opportunità per accrescere l'efficienza aziendale». Si va dai minori costi di produzione in alcuni Paesi, dovuti a salari e oneri sociali più bassi, e minori vincoli del mercato del lavoro, alla possibilità «di ripartire i costi di ricerca e sviluppo, ormai elevatissimi, su un volume produttivo più ampio». Ma sbaglia, avverte il presidente della Fiat, chi ritiene che globalizzate significhi semplicemente espandersi, senza porre attenzione a «dove» questo processo di investimento e sviluppo ha luogo. «Globalizzati - dice - non significa andare dappertutto. Anzi significa selezionare con grande attenzione le aree e i mercati sui quali puntare». E per un gruppo come la Fiat, che pur realizzando fuori dall'Europa ormai il 40 per cento del¬ la propria produzione, continua a considerare il Vecchio Continente come il proprio mercato domestico, la scelta è stata l'espansione sui mercati più promettenti in termini di crescita economica e tassi di motorizzazione: America Latina, Europa dell'Est - ultimo l'accordo con Gaz in Russia - e l'Asia. Nel Mercosur, in particolare, l'impegno della Fiat è forte e crescente. Oggi il gruppo, come ricorda Romiti, ha il 15 per cento del fatturato e dei dipendenti in America Latina, principalmente in Brasile e Argentina. Con la fine delle crisi politiche ed economiche degli Anni 70 e 80 che hanno allontanato i nuovi investimenti e «penalizzato quelli già realizzati, il Mercosur diventerà per il gruppo Fiat con tutti i suoi settori - dai camion alle macchine agricole - uno dei suoi più importanti poli industriali al di fuori dell'Europa». Ma perché gli ingenti investimenti che arrivano nell'area - si calcola che entro il 2000 l'industria automobi- Ustica mondiale investirà nel Mercosur più di 10 miliardi di dollari abbiano effetti anche sullo sviluppo dell'economia nel suo complesso bisognerà, avverte Romiti, sia che i singoli Paesi «completino il processo di risanamento economico», sia che ci sia «un maggior coordinamento delle politiche economiche» dell'area latino-americana. Un vero mercato comune che possa favorire la crescita di un tessuto industriale e di un'economia moderna. i . ^^^^^^^^^ J v Cesare Romiti

Persone citate: Cesare Romiti, Romiti