In Francia la guerra dei lupi

Gli ecologisti del Mercantour: i pastori che sfilano a Nizza speculano sugli indennizzi Gli ecologisti del Mercantour: i pastori che sfilano a Nizza speculano sugli indennizzi In francia la guerra dei lupi Mille pecore sbranate, «sterminiamoli» LMERCANTOUR A sistemazione era buona, il servizio superbo: il lupo ci si è installato e ha proliferato. Ufficialmente sono 19, ripartiti in quattro branchi, i lupi nella regione francese del Mercantour, quella i cui pastori hanno fatto sfilare le greggi sulla Promenade des Anglais di Nizza chiedendo lo sterminio del «nemico» reintrodotto. Secondo alcuni, il numero effettivo sfiora la trentina. Negli ultimi anni l'aumento del numero dei lupi ha fatto crescere quello delle vittime. Sempre in base alle cifre ufficiali, le pecore sbranate sono state 36 nel 1993, saranno mille nel '97. Il principale cambiamento che il lupo ha trovato, dopo la reintroduzione nel Mercantour, è la comparsa di una nuova specie, di cui non aveva mai sentito parlare: l'Homo ecologicus. Che non solo non uccide il lupo, ma lo protegge impedendo la caccia agli altri umani. «E' più facile ammazzare un cristiano che un lupo», lamenta un pastore. Una rivoluzione. Fino a poco tempo fa, le relazioni che l'uomo intratteneva con la belva erano nei termini più semplici: l'unico lupo buono è il lupo morto. Certo, c'era anche qualche lupo di buon carattere, un po' collaborazionista. Il lupo di San Francesco d'Assisi, per esempio. «San Francesco incontrò alle porte della città un gigantesco lupo, terribile e feroce, a cui propose di concludere un patto di nonaggressione: "Sia pur spinto dalla fame, so che hai causato molto male... non attaccare più gli uomini, e loro rispetteranno la tua vita...". E il lupo gli tese la zampa come un bravo cane». E' in Francia che il lupo si guadagnò la peggiore reputazione. «Fino al XVIH secolo, l'animale non esitava ad attacare l'uomo, mostrando una ferocia sconosciuta al di fuori del nostro Paese» si legge sulla rivista Science et Nature. Tutto cominciò con la grande epidemia di peste che fece 25 milioni di vittime in Europa. «La disgrazia degli uomini fu la manna dei lupi. Essi trovarono abbondante nutrimento sui campi di battaglia della Guerra dei Cent'anni e nelle città dove si ammassavano i cadaveri degli appestati. E' in quest'epoca che i lupi francesi presero gusto alla carne umana. E nei secoli successivi continuarono a cercare le prede favorite...». Questa passione dei lupi per la carne mode in France spiega in parte l'asprezza della lotta. Ancora nel 1880 si uccisero in Francia due o tremila lupi e chi aveva la fortuna di abbatterne una incinta riceveva in premio l'equivalente di tre o quattro mesi di salario. Ma si dovette attendere la fine della guerra 1914-'18 per poter dire di aver completamente sradicato il lupo dal territorio nazionale. Nel Mercantour la guerra del lupo è tornata a infuriare. Il 2 giugno 1995, allorché trecento «anti-lupo» si adunarono a Nizza, i Fratelli del Lupo, un'organizzazione di cui non si è più sentito parlare, rivendicarono una bomba che fece saltare il ponte di Utelle, paralizzando la circolazione nella valle della Vésubie. «Caccia merda» (in italiano), «Hunters Killers» (in inglese), «Chasseurs de merde» (in francese) avevano scritto i «terroristi». Sulle insegne piazzate lungo i sentieri alle scritte «Perìcolo, lupi, passeggiata sconsigliata» si contrappongono quel¬ le «Pericolo, cacciatori!». I nemici più virulenti dei lupi restano i pastori, trecento nel dipartimento. «Sono sicuro che in questo momento il bastardo ci osserva»: Robert Giacomo insulta così quella che considera la fonte di tutti i suoi guai. Cinquantasette anni, assicura di aver avuto già cinquantasette bestie sbranate dai lupi. Ha una teorìa: «E' tutta colpa di Maastricht. L'Europa non vuole più pastori qui, e allora ci ha mandato i lupi!». «Ma un giorno conclude - qualcuno s'arrabbia e qui finisce male!» dice picchiando il bastone contro una roccia. Un altro pastore, Lue Vallet, ha accettato i due cani propostigli dai responsabili del parco di Mercantour. A quanto sembra i due pastori dei Pirenei, il non-plus-ultra in materia di protezione delle greggi, sono riusciti nel loro compito. «Li ho ricevuti nel 1993. Nei primi due anni c'è stata un po' di maretta e il mio gregge ha subito tre o quattro attacchi, che mi sono costati sei pecore; ma poi i lupi non si sono più visti». «Però questi cani costano cari, sia per l'acquisto che per il nutrimento - dice Hervé Raschietto, della camera dell'agricoltura delle Alpi Marittime, uno dei più feroci avversari del lupo -. E ce ne vorrebbe uno ogni cento pecore. Fra l'altro, i lupi si stanno già adattando. Fanno finta di attaccare il gregge da una parte, attirando i cani, dopodiché il resto della muta si avvicina dall'altro lato». Perle organizzazioni agricole la coabitazione fra pastorizia e lupi è impossibile. Ma MarieOdile Guth, direttrice del Parco nazionale di Marcantour, sottolinea che «l'eliminazione del lupo è fuori questione perché si tratta di una specie, protetta». Per Patrice Miran, del Movimento ecologista indipendente, la presenza del lupo «non fa che mettere in evidenza le disfunzioni della pastorizia in questa regione» e afferma che «i lupi sono la miglior garanzia della selezione della fauna». Entrambi i protezionisti sottolineano che i pastori vittima dei lupi sono ben indennizzati. Alle indennità compensative di perdite naturali - lupi o non lupi - per un ammontare di 300 franchi (circa 85 mila lire) a carico dell'Unione europea, si aggiungono quelle versate dal Parco nazionale nel caso di pecore sbranate dai lupi, previo rapporto del veterinario del Parco - che a volte compie la sua verifica a più di 3000 metri di altitudine. Gli esperti devono appurare se il crimine è stato commesso da un vero lupo o da uno di quei cani rinselvatichiti che sono sempre più numerosi in questa regione. Il risarcimento base ammonta a 600 franchi per capo, ma può sabre fino a 1100, assai più del prezzo di mercato, se il pastore riesce a convincere il veterinario che il resto del gregge ha subito un serio stress. «E' vero che alcuni di noi sono diventati dei veri cacciatori di indennizzi - lamenta un pastore di Mollières -. Ma non bisogna obbligarci a vivere nel Medioevo: voi in città vi battete per ottenere la riduzione dell'orario di lavoro a 35 ore settimanali, e volete imporre a noi di lavorare 24 ore al giorno?». José-Alain Fralon Copyright «Le Monde» e per l'Italia «La Stampa» lano sugli indennizzi i

Persone citate: Guth, Hervé Raschietto, Patrice Miran, Robert Giacomo

Luoghi citati: Assisi, Europa, Francia, Italia, Nizza