Netanyahu-Arafat, il bastone e la carota di Aldo Baquis
Estero Il negoziato sta per ripartire, ma il primo ministro israeliano non blocca gli insediamenti Netqnyahu-Afafat, il bastone e la carota Si tratta dal 6 ottobre TEL AVIV NOSTRO SERVIZIO Il segretario dì Stato Madeleme K. Albright è finalmente riuscita lunedì ad ottenere dall'israeliano David Levy e dal palestinese Mahmud Abbas (Abu Mazen) l'assenso alla ripresa dei negoziati bilaterali che erano stati sospesi nel marzo scorso in seguito alla costruzione a Gerusalemme Est di un controverso rione ebraico e a un successivo attentato islamico a Tel Aviv. Per raggiungere quello che lei stessa ha prudentemente definito «un piccolo passo in avanti, non certo una svolta» la signora Albright ha ottenuto da ambo le parti l'impegno a discutere presto «la sospensione (time-out) di atti unilaterali» che accrescono la tensione e la sfiducia reciproca. Per i palestinesi è evidente che il segretario di Stato si attende in particolare da Israele la sospensione temporanea della colonizzazione ebraica nei Territori e a Gerusalemme Est. Ma ieri il premier Benyamin Netanyahu ha chiarito che non congelerà gli insediamenti, che sono anzi destinati ad espandersi di pari passo con la crescita demografica della popolazione dei coloni. «Non si può congelare la vita» ha osservato. Netanyahu ha anche avvertito che il futuro del processo di pace continua ad essere legato a filo doppio alla repressione del terrorismo da parte dell'Acro. «Se Yasser Arafat non combatterà il terrorismo - ha avvertito ieri il premier - non ci sarà alcun progresso». Negli ultimi giorni, a suo avviso, i palestinesi hanno compiuto «alcuni passi nella direzione giusta», arrestando una ventina di militanti islamici ricercati da Israele e chiudendo a Gaza una dozzina di istituzioni assistenziali fiancheggiatrici di Hamas. «Adesso però Arafat non deve allentare la pressione». Anche tra i palestinesi le difficoltà non mancano: uditi deputati del consiglio palestinesi capitanati da Abdel Shafì, protagonista del negoziato, hanno annunciato di dimettersi per protesta contro la ripresa delle trattative. Grazie alla mediazione della signora Albright - e anche ad incontri segreti fra Netanyahu e Abu Ala (il presidente del Consiglio dell'Autonomia palestinese) - israeliani e palestinesi hanno concordato che il 6 ottobre riprenderanno a Gerusalemme a discutere di questioni che dovevano essere finalizzate molti mesi fa: la istituzione di un corridoio terrestre fra Gaza e la Cisgiordania, l'apertura dell'aeroporto internazionale di Dahanye (Gaza), i lavori di costruzione (già in fase avanzata) del porto di Gaza, i ridispiegamenti militari israeliani in Cisgiordania. Il 13 ottobre i delegati israeliani e palestinesi si recheranno poi a Washington per cominciare ad affrontare questioni di più ampio respiro: la cooperazione di sicurezza fra i rispettivi servizi segreti, la sospensione temporanea degli atti unilaterali che generano sfiducia reciproca e la tabella di marcia per l'inizio delle trattative sull'assetto definitivo nei Territori. Secondo Netanyahu queste trattative potrebbero richiedere «decisioni importanti» già nei prossimi dodici mesi. Ai palestinesi preme molto il congelamento della colonizzazione ebraica che altera di fatto lo status quo nei Territori, dove alla fine del 1996 vivevano 150 mila coloni, Gerusalemme Est esclusa. Rispetto al 1995, la crescita di questa popolazione è stata dell' 8,5 per cento e potrebbe aumentare in maniera ancora più netta non appena saranno completati i 7.000 appartamenti attualmente in costruzione. Gli israeliani esigono da parte loro che l'Anp scateni una lotta senza quartiere contro il «braccio armato» di Hamas che ha realizzato due attacchi suicidi a Gerusalemme, il 30 luglio e il 4 settembre. Aldo Baquis Eli deputati palestinesi si dimettono «E' un errore discutere» Netanyahu riceve il rabbino Kadouri nell'imminenza del Capodanno ebraico Sotto il Segretario di Stato americano Madeleine Albright che ha ottenuto la ripresa dei colloqui
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