Cittadini occupiamoci dell'Europa

Cittadini occupiamoci dell'Europa Sette deputati a Strasburgo Cittadini occupiamoci dell'Europa L'Europa va male. Gli europei stanno male. La gente è inquieta quando pensa all'Europa. Bisogna reagire. Subito, perché dopo sarà troppo tardi. Stiamo vivendo un'epoca di grandi incertezze. Gli atti più semplici della vita quotidiana - mangiare, respirare, fare l'amore - sono ormai pericolosi: di Aids, di inquinamento, di «mucca pazza» si muore. La disoccupazione dilaga e il futuro è sempre più incerto. Alcuni imputano questi mali all'Europa - hanno torto, poiché colpiscono ovunque. Altri lamentano che l'Europa non agisca: una grande realtà politica dovrebbe sempre poter fare qualcosa. Ma che cosa, come? L'Europa va male nonostante l'Euro. Si amplifica la frattura culturale. Coloro che stanno in alto si rallegrano deU'irrevcrsibilità dell'Euro. E hanno ragione. Coloro che stanno in alto credono che ciò sia sufficiente. E hanno torto. Poiché coloro che stanno in basso non vogliono accontentarsi dell'Euro. Vogliono lavoro, tempo libero, una vita personale migliore. E non vedono che rapporto ci sia con l'Euro - anche se esiste. L'Europa va male a partire da Sarajevo. Ha affermato a più riprese che avrebbe sistemato tutto lei e non si è visto niente. L'Europa è fragile, inquieta, stanca. Il suo passato la intimidisce. Il suo futuro la spaventa. Le azioni di chi ci governa ci preoccupano. Sta a loro offrire una visione comune, avanzare delle proposte, mantenere le promesse. Lo hanno fatto a Maastricht, un po', non molto, comunque non abbastanza. Parlamenti e popoli li hanno seguiti - senza convinzione poiché volevano altro e di più - perché, se non altro, gli intenti sembravano chiari: l'Europa si sarebbe allargata all'Est, ma, prima di farlo, l'Unione sarebbe dovuta diventare più solida. Per questo, i governi europei avevano previsto dopo Maastricht di fare una vera riforma delle istituzioni. E che ne è stato? Il vertice di Amsterdam non è neanche riuscito a mascherare l'insuccesso: ha varato in giugno una pseudoriforma, che i ministri degli Affari Esteri dei Quindici approveranno, il 2 ottobre, firmando il nuovo Trattato. I nostri governi, a qualunque parte politica appartengano, hanno fatto fallire una riforma che loro stessi avevano considerato indispensabile per il futuro dell'Europa politica. La Comunità è partita a 6, poi è diventata l'Europa dei 9, poi dei 12, oggi dei 15. Durante il primo decennio del terzo millennio, diventerà l'Europa dei 21, dei 25 o dei 30. Ma oggi nessuno crede veramente che un'Unione a 20 o 25 possa funzionare secondo le regole dell'Europa dei 12 diventati 15. Gli anti-europei, che stanno a destra come a sinistra, si rallegrano di questa situazione di stallo. Nel frattempo, gli europeisti esitano. Hanno il diritto di dire che il re è nudo? Sì, se è per aiutarlo a vestirsi. Bisogna già oggi immaginare finalmente delle istituzioni capaci di funzionare perché l'Europa possa essere efficace e democratica. L'Europa ha bisogno di un nuovo Trattato. Le nuove regole del gioco devono essere chiare. Insomma, agli antipodi del pasticcio attuale. Occorre indicare ciò che è di competenza europea, ciò che deve rimanere di competenza nazionale o infranazionale, ciò che va condiviso e in che modo. Occorre elaborare un diritto europeo comprensibile per i cittadini. Occorre un maggiore controllo parlamentare sull'esecutivo. E' necessario un nuovo modo di funzionamento delle istituzioni europee, è necessario innanzi tutto che il Consiglio dei ministri decida a maggioranza dei suoi membri. Perché con il persistere della regola dell'unanimità, non si fa altro che addizionare egoismi invece di creare le condizioni per un'azione comune. Solo se le decisioni vengono prese a maggioranza - naturalmente calcolata in modo da tener conto del peso di ciascuno degli Stati - è possibile attuare delle vere e proprie politiche europee. E' a tal fine che abbiamo creato nel luglio scorso Sos Europe. Cento parlamentari europei vi hanno già aderito. Essi provengono da tutti i Paesi dell'Unione e ne rappresentano le grandi sensibilità democratiche. Nel momento in cui quindici Stati hanno scelto di apporre la loro firma in calce ad un Trattato mediocre e deludente, noi, da parte nostra, scegli amo di rivolgerci ai cittadini d'Europa inviando loro un messaggio semplice: l'Europa è anche affar vostro, affar nostro: occupiamocene. SOS EUROPE Adelaide Abietta Jean-Louis Bourianges Daniel Cohn-BendH Gianfranco Dell'Alba Olivier Duhamel José-Maria Mendiluce Anfoinette Spaak deputati europei

Persone citate: Daniel Cohn, Maria Mendiluce Anfoinette Spaak, Olivier Duhamel José, Sos Europe