«Pollice verso per Romano»

«Pollice verso per Romano» «Pollice verso per Romano» Neocomunisti compatti, meno due senatori ROMA. Inemendabile. A mezzanotte e mezza di ieri notte l'assemblea dei parlamentari di Rifondazione Comunista ha bocciato definitivamente la manovra finanziaria del governo Prodi, al termine di una riunione nella quale, a parte i senatori Salvato e Carcarino, all'unanimità si è condivisa una lunga lista di doglianze. Ai suoi, Bertinotti si era presentato con lo stesso catalogo in 26 punti delle critiche al governo che già aveva sottoposto a Prodi nella famosa cena di palazzo Chigi. Nessun dissenso, discussione alta, richiamo agli ideali. Facile anche la stesura del documento finale che si conclude con una frase lapidaria: «Rifondazione voterà contro la finanziaria per il 1988. Su questa finanziaria il Governo non può, quindi, contare sulla maggioranza». Il che, nel linguaggio bertinottiano, significa in qualche modo rilanciare. Come se Bertinotti dicesse: se vole¬ vate sapere in che direzione la vostra manovra era emendabile, ebbene sappiate che non lo è affatto, che Rifondazione ritiene tutta la politica economica del governo, dalla riforma del welfare alle privatizzazioni, inaccettabile. E infatti, Bertinotti esce dalla riunione e dice: «Il governo va alla crisi per la sua incapacità di rispondere alle nostre sollecitazioni». E aggiunge: «Non ci spaventa nulla». Perché adesso, su un punto non c'è concordia all'interno di Rifondazione: se ci sarà la crisi di governo, e le probabili elezioni, per il partito e per l'elettorato potrebbero aprirsi seri problemi. Il durissimo documento, arrivato dopo una discussione che aveva sul banco degli imputati Prodi e D'Alema, sordi alle richieste di Rifondazione, ribadisce quel che tutti sapevano. E rilancia, in puro stile bertinottiano: se non volete la crisi di governo, la finanziaria è da rifare tutta, non basta dare un contentino. E infatti è Cossutta a ribadire: «La nostra non è una proposta emendativa, ma alternativa». La discussione tra i parlamentari, durata quasi cinque ore, è stata fitta, e ha tenuto svegli i palazzi della politica. Ersilia Salvato ha ribadito punto per punto la propria linea: evitare la crisi di governo, costi quel costi. Ma tutti gh altri parlamentari di Rifondazione Comunista, nella lunga assemblea notturna, si sono schierati con Fausto Bertinotti. La riunione si è aperta con una relazione di Luigi Marino, il capogruppo al Senato cui era stata affidata la presidenza dell'assemblea: una puntigliosa elencazione di tutti i guasti della finanziaria, «degna del Fondo Monetario, non di un governo di sinistra». Poi, l'introduzione politica: Armando Cossutta ha ricordato che «in 18 mesi di governo, ogni volta che Rifondazione poneva un problema di pro- gramma di governo veniva trattata con arroganza e scarso senso politico da Prodi e da D'Alema». Si sono così accumulate enormi tensioni, ha detto il presidente di Rifondazione. Il quale ha anche avvertito i suoi compagni di partito che si potrebbe aprire una crisi di governo, «la cui colpa ricadrebbe sul governo stesso e sul pds». Cossutta non si nasconde che questa potrebbe essere «una tragedia». Ma, ha spiegato, «non si può chiedere a chi è meno forte di avere più senso di responsabilità». A seguire, e fino a notte fonda, interventi «tematici»: le critiche del responsabile del lavoro alla trascuratezza del tema occupazione nella finanziaria, le osservazioni di Pisapia sulla giustizia. Riunione con intenti bellicosi già dalla convocazione: tra le tante dichiarazioni, quella politicamente più densa di significato la rilasciava Oliviero Diliberto, «il bolscevico», come dice di sé stesso il capogruppo del partito alla Camera: «Il governo è andato a trattare con i sindacati prima che con noi, e per questo il governo non ha più una maggioranza». Frase che rivela lo stato d'animo del partito, che si sente stretto in una morsa dalla «competitività» col sindacato, da una parte, e che subisce fortemente la conflittualità con Botteghe Oscure. Linea dura dunque: i margini per evitare la crisi di governo si assottigliano. Antonella Rampino li segretario di Rifondazione Fausto Bertinotti

Luoghi citati: Roma