«Contact» all'italiana, ma non è un film

«Contact» all'italiana, ma non è un film «Contact» all'italiana, ma non è un film Parte la caccia ad E. T. con il radiotelescopio di Bologna Piero Bianucci C# E' molta gente che antepone il proprio lavoro a ogni altro aspetto della propria vita. Quando però quel lavoro ruota intorno all'eventualità di una scoperta tanto improbabile quanto rivoluzionaria, la vicenda si fa davvero interessante. E' il caso di Ellie Arroway, interpretata da Jodie Foster in «Contact» (dal 26 settembre nelle sale cinematografiche italiane), una giovane radioastronoma che rinuncia a tutto pur di sposare la causa della ricerca di intelligenze extraterrestri, nonostante la scarsa considerazione di cui gli studi Seti (Search for Extra-Terrestrial Intelligence) godono ne\Y establishment scientifico. Sembra una battaglia persa in partenza, ma contro ogni previsione un segnale arriva, e tutta la vicenda ruota intorno al problema della risposta da dare e delle reazioni, individuali e collettive, alla scoperta che non siamo soli nel cosmo. Fa piacere vedere finalmente un film che, nonostante qualche concessione alla fantasia, è realizzato con attenzione al rigore scientifico. Non per nulla in «Contact» si avverte la mano dell'autore del romanzo da cui la storia è tratta: Cari Sagan, l'astrofisico e divulgatore morto alla fine dell'anno scorso, che della ricerca di intelligenze aliene è stato uno dei più entusiasti sostenitori. di pSe Seti gode di poco credito nella comunità scientifica statunitense, fino a vedere cancellato quattro anni fa un programma su grande scala della Nasa, in Italia finora è stato ignorato totalmente. Eppure non manca la possibilità tecnica di far partire un progetto autonomo, con fondi e tempo di osservazione dedicati: la Croce del Nord e le due parabole Vlbi (Very Large Baseline Interferometry) di Medicina (Bologna) e Noto (Siracusa) sono strumenti che si presterebbero a questo tipo di ricerche. Nondimeno anche nel nostro Paese uno spiraglio per Seti si è aperto: un nuovo, potente strumento proveniente dalla California arriverà ai primi di ottobre a Medicina, e consentirà di compiere ricerche senza rubare tempo e risorse ad altri programmi di studio. l pgCercare il classico ago nel pagliaio avrebbe più probabilità di successo che rilevare un segnale intelligente di origine extraterrestre. Non solo bisogna avere la fortuna di puntare il radiotelescopio sulla stella giusta e proprio nel momento in cui gli alieni decidono di inviare un segnale, ma anche la frequenza da seguire è tutt'altro che scontata. Molti ricercatori ritengono che la più plausibile sia a 1,42 GHz, corrispondente alla riga dell'idrogeno neutro, ma ovviamente nessuno è in grado di dire con certezza quale sarebbe la scelta di una civiltà aliena decisa a comunicare. Cos'i qualcuno ha pensato che, non sapendo bene dove, quando e come osservare, tanto vale procedere a caso. Per «serendipità» si intende la scoperta di qualcosa di imprevisto e inatteso mentre si sta cercando qualcos'altro. Con ragione, dunque, un gruppo di scienziati dell'Università di Berkeley ha chiamato Serendip (Search for Extraterre- strial Radio Emission from Nearby Developed Intelligent Populations) un progetto che prevede l'uso di un'apparecchiatura in grado di operare contemporaneamente a qualsiasi altro programma di osservazione radioastronomica, senza monopolizzare tempo e risorse. Lo strumento di quarta generazione, Serendip IV, può seguire 168 milioni di canali in una banda di frequenza larga 100 MHz ed è appena stato installato presso il radiotelescopio di Arecubo, a Puerto Rico. Un modulo di Serendip IV, che è in grado di seguire 4 milioni di canali in una banda di 2,5 MHz, arriverà in Italia ai primi di ottobre e verrà installato a Medicina. Si tratta di un prestito dell'Università di Berkeley al CNR che, rispettando lo spirito di tutto il progetto Serendip, non sottrarrà tempo né alle antenne, che continueranno ad operare autonomamente sui progetti già previsiti, né agli operatori, perché il funzionamento delle apparecchiature è completamente automatizzato e i ricer¬ catori vengono allertati solo in presenza di un segnale sospetto. «L'unica condizione che gli americani hanno posto per prestarci lo strumento - dice Stelio Montebugnoli della Stazione Radioastronomica di Medicina è l'impegno da parte nostra a tenere lo strumento costantemente in funzione, collegato, ad almeno una delle tre antenne della nostra rete». E aggiunge: «Per il resto, il costo dell'intera operazione sarà di pochi milioni di lire, e metterà a disposizione della nostra comunità scientifica uno strumento potente che le permetterà di inserirsi a pieno titolo nell'ambito delle ricerche Seti». Perfetto esempio di serendipità, un genovese diretto verso il Catai ha scoperto per caso l'America. Chissà mai che qualche emulo italiano di Ellie Arroway non riesca grazie a Serendip a ripetere, 500 anni dopo, un exploit che per la cultura umana potrebbe essere anche più rivoluzionario. Marco Cagnotti

Persone citate: Jodie Foster, Piero Bianucci, Sagan, Stelio Montebugnoli

Luoghi citati: America, Bologna, California, Italia, Puerto Rico, Siracusa