Voleva parlare con omini verdi

Voleva parlare con omini verdi Voleva parlare con omini verdi IL 20 dicembre 1996, quando cedette al tumore del midollo che lo aveva aggredito, Cari Sagan, 62 anni, sui giornali italiani ebbe poche righe. Ci voleva «Contact», il film tratto dal suo unico romanzo, per renderlo popolare anche presso il pubblico italiano. Bene così, se un film hollywoodiano serve a ricordare un uomo che ha fatto molto per l'astronomia, per la divulgazione scientifica e per una idea nobilmente audace, benché al limite dell'impossibile: quella di stabilire un contatto - riecco !a parola-chiave - tra l'umanità ed eventuali abitanti di altri mondi. Di «Conctat» Sagan ha curato la sceneggiatura in collaborazione con James V. Hart (speriamo in bene, considerato che finora questi aveva scritto dialoghi cinematografici per Dracula e Frankenstein). Gli spettatori però devono sapere che Sagan era professore di astronomia alla Cornell University e che alla Nasa ebbe un ruolo decisivo nel promuovere l'esplorazione del sistema solare con sonde-robot 1 suoi lavori di planetologia sono stati pubblicati nelle riviste più prestigiose: se la stazione meteorologica che la missione «Pathfinder» ha paracadutate su Marte il 4 luglio si intitola a Cari Sagan, ci sono quindi ottimi motivi. Sagan aveva anche un grandi; senso della comunicazione. La sua serie di documentari televisivi «Cosmos» fu seguita da 500 milioni di persone in una sessantina di Paesi. I suoi libri divulgativi sono letture piacevolissime e affascinanti, al punto da fargli attribuire un Premio Pulitzer. (.Contact», che la Bur ripresenta in edizione economica, è un romanzo di fantascienza costruito con abilissima tecnica narrativa e - cosa rara a parte i casi di Asimov e di Clarice - ineccepibile nei dati scientifici che sono il presupposto della narrazione. Questo genio della comunicazione si vede anche nell'impegno che Sagan mise nel sostenere le ricerche di forme di vita extraterrestri. Profeta del dialogo con E.T., Sagan sapeva perfettamente che bisogna costruire il consenso popolare intorno a una iniziativa cosi incerta come il programma Seti (Search for Extra Terrestrial Intelligence). Nacquero così i due messaggi agli extraterrestri messi sulle sonde Pioneer e Voyager. I due Pioneer hanno a bordo una targa dorata che riporta la rotta della sonda, alcune nozioni scientifiche di base e il disegno di un uomo e una donna nudi. All'epoca del lancio della sonda (1972) su questi graffiti ci fu una polemica perché l'uomo appare inciso con i suoi attributi sessuali, la donna no. Linda Sagan, l'artista che disegnò quelle figure preoccupandosi anche di mettere nei lineamenti del volto qualcosa di tutte le razze umane, era stata infatti censurata dalla Nasa, e la censura aveva suscitato la protesta delle femministe. Inizialmente uomo e donna si tenevano per mano: nella versione definitiva vennero separati: un alieno avrebbe potuto pensare a un essere con quattro gambe e due braccia. A bordo dei due Voyager, lanciati nel 1977, c'è un messaggio più sofisticato: in un disco sono incisi brani musicali (da Mozart a Beethoven, ma anche un po' di jazz e di rock), espressioni di saluto in tutte le lingue, rumori come lo sciabordio del mare e il boato di una eruzione vulcanica, persino lo schiocco di un bacio. Sia i Pioneer sia i Voyager sono ormai al di là del sistema solare, stanno avventurandosi nello spazio tra le stelle. Inutile dire che i loro messaggi non hanno praticamente alcuna probabilità di trovare un destinatario, e in ogni caso ci vorranno 32 mila anni perche il Pioneer arrivi nei dintorni di una stella (Lambda Serpentis). Ma fu lo stesso Cari Sagan a osservare che quei messaggi erano in realtà diretti agli abitanti della Terra, per renderli consapevoli di quale piccola cosa sia l'umanità nei confronti del cosmo. Il contatto con alieni intelligenti fu il grande sogno di Sagan probabilmente più per motivi filosofici che scientifici. Pensava, Sagan, che da quel contatto l'umanità sarebbe uscita unita e migliore; pensava addirittura che grazie ad esso si sarebbe salvata (eravamo in anni di guerra fredda e negli arsenali delle superpotenze c'erano armi sufficienti per uccidere ogni uomo una cinquantina di volte). A muovere Sagan, insomma, era prima di tutto una molla civile. «Contact» è dedicato alla figlia Alexandra «con l'augurio di poter lasciare alla sua generazione un mondo migliore di quello che abbiamo trovato noi». Accanto a un radiotelescopio, Ellie Arroway - Jodie Foster - ascolta segnali provenienti dallo spazio in una scena del film «Contact» tratto dal romanzo dell'astronomo Cari Sagan, recentemente scomparso PROGRAAAAAA SETI