Assalto allo studio dei ministro

Esponenti delle rappresentanze di base contro Bassanini per le nuove norme sulle trattative sindacali Esponenti delle rappresentanze di base contro Bassanini per le nuove norme sulle trattative sindacali Assalto allo studio dei ministro Scontri tra manifestanti eforze dell'ordine ROMA. Occupato lo studio del ministro della Funzione pubblica, Franco Bassanini. Una cinquantina di esponenti" delle rappresentanze di base del pubblico impiego hanno fatto irruzione ieri alle 14 a Palazzo Vidoni - dove ha sede il Dipartimento della funzione pubblica - in corso Vittorio. Ci sono stati momenti di forte tensione: «Per accedere alle stanze del ministro - si legge in una nota dell'ufficio stampa di Bassanini - il gruppo di manifestanti ha ingaggiato una colluttazione con il servizio di vigilanza» e «due agenti di servizio all'ingresso sono rimasti contusi e hanno dovuto ricorrere a cure mediche presso il più vicino ospedale». Altri quattro sono rimasti contusi negli scontri che sono seguiti. Dopo l'invasione dello studio, dieci persone hanno occupato il tetto di Palazzo Vidoni e vi sono rimaste fino alle 21,30. La clamorosa azione è avvenuta per protesta contro le nuove regole decise dal governo per ammettere i sindacati a rappresentare il pubblico impiego. Con un decreto legislativo, per il quale è atteso il parere del Parlamento, si introducono precisi criteri (contributi versati e voti raccolti) per stabilire chi può trattare a nome dei dipendenti pubblici. Il provvedimento, secondo la funzione pubblica, è «urgente per uscire dalla confusione attuale» caratterizzata da «un numero abnorme di organizzazioni» e «rendite di posizione» indipendenti «dal seguito effettivo». Paolo Leonardi, leader delle rappresentanze di base, occupando la stanza del ministro ha chiesto il ritiro del decreto legislativo e un incontro con Prodi (ieri era a Mosca) e coi presidenti di Senato e Camera, Mancino e Violante. Bassanini si è dichiarato disponibile a un colloquio con una delegazione dei manifestanti a condizione dell'abban¬ dono pacifico di Palazzo Vidoni. Ma questo non è avvenuto e le forze dell'ordine hanno fatto sgombrare lo studio del ministro da cui Bassanini si era allontanato all'inizio della protesta. Fuori da Palazzo Vidoni, i dimostranti sono stati spalleggiati da Mara Malavenda, deputato dei Cobas ed ex di Rifondazione. Secondo lei i manifestanti «sono stati sequestrati» e c'è stato «uno schieramento ingiustificato di forze dell'ordine». Anche l'ex ministro forzista Antonio Guidi, giunto in Corso Vittorio, è solidale con le rappresentanze di base secondo cui il governo favorirebbe Cgil, Cisl e Uil. I dimostranti non hanno solo forzato il servizio di vigilanza. Sono venuti alle mani al primo piano del palazzo dove si trova la segreteria del ministro e dove commessi e collaboratori di Bassanini hanno invano tentato di dissuadere gli esponenti delle rappresentanze di base dall'invadere lo studio. Ma l'occupazione c'è stata e Bassanini lamenta che sono state toccate le sue carte, fra le quali documenti riservati. Il ministro si è considerato costretto a chiamare le forze dell'ordine. Il questore Rino Monaco non è riuscito a persuadere i dimostranti a desistere dalla loro azione. La maggior parte degli occupanti è stata fatta uscire dallo studio di Bassanini, ma dieci persone sono rimaste nell'ufficio e poi, secondo Leonardi, sono state fatte uscire con l'inganno: nonostante «la promessa dell'immunità» sono «state caricate su un cellulare e portate» in questura. Paola Palmieri, per le rappresentanze di base, sostiene che i dimostranti sono stati strattonati dagli impiegati di Palazzo Vidoni e che la polizia avrebbe compiuto «un attacco violento». Gli occupanti erano affiancati da duecento manifestanti che hanno bloccato corso Vittorio. A causa dell'irruzione sul tetto, sul posto sono arrivati i vigili del fuoco che hanno montato un pallone gonfiabile nel timore di gesti insensati. Alcuni irriducibili hanno minacciato di lanciarsi nel vuoto. Le rappresentanze di base accusano Bassanini di aver espropriato il Parlamento che stava «discutendo la legge» con le regole sindacali per il pubblico impiego. Per il ministro l'osservazione «non ha senso» perché il governo attende il parere delle Camere. [r. r.] Il ministro della Funzione Pubblica, Franco Bassanini A destra, un momento della contestazione

Luoghi citati: Mosca, Roma