Davigo contro il nuovo 513 «Così è meglio abrogarlo»

Il pm milanese all'attacco su «MicroMega» Il pm milanese all'attacco su «MicroMega» Davìgo contro il nuovo 513 «Così è meglio abrogarlo» ROMA. La riforma dell'art. 513 del codice di procedura penale, attuata per assicurare la parità fra accusa e difesa, in realtà produce effetti opposti e quindi non è detto che non sia da abrogare. E' l'analisi del pm Pier Camillo Davigo, argomentata sul prossimo numero di MicroMega. «Circola la leggenda», scrive Davigo, che la riforma «realizzi finalmente un principio di civiltà giuridica». Ma la parità fra accusa e difesa, «implica ovviamente e innanzitutto il diritto per la difesa di sottoporre le testimonianze di accusa a stringente controinterrogatorio». Non già il «vanificarsi» di una testimonianza resa durante le mdagini e sottratta così proprio al dibattimento e alle domande che al teste potrebbe rivolgere sia il pm che l'avvocato difensore. In realtà il nuovo 513 comporta esiti diversissimi e spesso opposti rispetto a quelli che sono stati presentati come essenziali all'opinione pubblica». «Questa vicenda - osserva - è stata occasione di una violenta campagna di denigrazione nei confronti di chi cercava di ricordare come il processo penale debba fondarsi sull'eo^nlibrio fra opposte esigenze. Vale la pena ricordare che senza adeguate garanzie difensive non vi è processo e non vi è civiltà giuridica, ma solo prepotenza. Se però le garanzie vanificano le finalità del processo, e cioè la possibilità di distinguere colpevoli da innocenti, neppure si può parlare di processo». «Una norma come quella di cui all'art. 513 potrebbe e forse dovrebbe essere semplicemente abrogata», conclude Davigo. (Ansa] Il pm Piercamillo Davigo

Persone citate: Davigo, Pier Camillo Davigo, Piercamillo Davigo

Luoghi citati: Roma