Palazzi d'oro, non fu concussione di R. I.

Paloni dforo/ non fu concussione Paloni dforo/ non fu concussione Colpo di scena nel processo Inadel capovolta Vaccusa dell'ex pm Vinci ROMA. Non furono costretti a versare oltre 20 miliardi di tangenti per poter mandare avanti gli affari delle loro imprese edili, ma avrebbero versato volontariamente tutti quei soldi per corrompere i vertici dell'Inadel. Una delle più importanti tranches delle indagini sui cosiddetti «palazzi d'oro» - istruita nel '94 dall'ex pm Antonino Vinci, il magistrato che da circa un anno è coinvolto nell'inchiesta sulle presunte «toghe sporche» romane - condotta a Perugia, è stata completamente capovolta dai giudici della seconda sezione del tribunale di Roma, presieduto da Alberto Cavallo, che ha ritenuto le parti lese (ossia i costruttori) non vittime di una concussione, ma corruttori attivi. Per il momento nei confronti dei «pa- lazzinari» - quattordici in tutto non è stato preso alcun provvedimento. Come un fulmine a ciel sereno, infatti, i giudici del tribunale di Roma hanno derubricato il capo di imputazione da concussione in corruzione. Una sentenza che ora potrebbe interessare anche la procura di Perugia. Il processo sui cosiddetti «palazzi d'oro» - tangenti pagate tra la fine degli Anni 80 e i primi del '90, per la vendita di immobili ad enti pubblici - era stato istruito dall'ex pm Antonino Vinci, che, successivamente, è finito sotto inchiesta alla procura del capoluogo umbro per corruzione. Vinci è tuttora indagato a Perugia insieme ad un gruppo di imprenditori, alcuni dei quali figuravano, fino a ieri, come parti lese nel processo Inadel. La modifica del capo di imputazione da un lato ha favorito gli imputati e tra questi Nevo Querci (ex commissario straordinario dell'Inadel) e Severino Citaristi (ex segretario amministrativo della de), perché la corruzione è un reato meno grave della concussione, mentre dall'altro potrebbe mettere nei guai seri i «palazzinari» romani, nomi di spicco che potrebbero trovarsi sotto accusa per concorso in corruzione. Nel gotha delle ex parti lese figurano, tra gli altri, i nomi di Angelo Briziarelli, Edoardo, Francesco Gaetano e Leonardo Caltagirone, Pietro Mezzaroma, Domenico Bonifaci, Luciano Betti, Antonio D'Adamo, Elia Federici, Renato Bocchi ed altri ancora. Di questi, un gruppo è già coinvolto nell'inchiesta che vede indagati gli ex pm Vinci e Savia. Si tratta di Pietro Mezzaroma, Domenico Bonifaci e Angelo Briziarelli, nei cui confronti la procura di Perugia sta procedendo per l'ipotesi di accusa di concorso in corruzione con i due magistrati della capitale (Vinci e Savia). I difesori delle ex parti lese (i costruttori) hanno già annunciato che proporranno ricorso in Cassazione. Se la posizione dei vari Briziarelli, Caltagirone, Mezzaroma, D'Adamo, Bocchi, Federici è appesa a un filo, invece Nevol Querci (ex commissario straordinario dell'Inadel) è stato condannato per corruzione a 4 anni e 2 mesi di reclusione; Giuseppe Maria Vitale (ex direttore generale dello stesso ente pubblico) a 4 anni e sei mesi; Severino Citaristi a 2 anni e 9 mesi mentre Carmelo Molinari (ex presidente della commissione affari del Comune di Roma) a 3 anni e due mesi. [r. i.]

Luoghi citati: Caltagirone, Comune Di Roma, Perugia, Roma