«Non c'è più nulla, ma restiamo»

La Protezione civile accusa i Comuni di inadempienze per i piani di emergenza: «Condizioni pietose» «Non c'è più nulla, mei restiamo» Notti al gelo per non lasciare le case distrutte FOLIGNO DAL NOSTRO INVIATO Vionica non è sulle carte stradali, e nemmeno su quelle da tre giorni aperte sui tavoli della Protezione civile. Vionica non è Assisi, e non è nemmeno Nocera Umbra. Non ha affreschi, non ha chiese, non ha beni artistici da salvare, soltanto persone, una quarantina, quasi tutti nati da oltre mezzo secolo su questo sperone di roccia che all'improvviso venerdì scorso ha voluto tradirli. Da giorni attendono che la macchina dei soccorsi si accorga di loro, ma la macchina deve innanzitutto occuparsi dei centri dove vi sono Madonne dell'XI secolo da estrarre dalle macerie: non può che essere più lenta oel giungere qui; dove, da estrarre, vi sono soltanto mucche. I vigili del fuoco ne hanno tirate fuori tre quando il puzzo delle bestie intrappolate appestava il paese da due giorni. La quarta hanno dovuto lasciarla dov'era: ormai troppo gonfia, liberarla voleva dire correre il rischio di farla scoppiare. Hanno gettato una manciata di calce viva e Vionica ha trascorso anche la terza notte avvolta nei miasmi della bestia. Anche qualcos'altro avvolge Vionica: metri e metri di nastro rosso e bianco. Tutto il paese meno due case ne è circondato, perché tutto il paese meno due case è completamente inservibile. Mentre Vionica rimane infiocchettata con i suoi ruderi in cima a un poggio, un'altra Vionica è nata appena al di qua del nastro. Lì si sono trasferiti i 40 abitanti. Rifiutate le offerte di unirsi a centri terremotati sorti più a valle, persi i 20 edifici dove ave¬ vano trascorso la vita, si adattano come possono con due case, due garage, una fontana e alcune roulottes trasportate a fatica dai camion della Protezione civile fin qui su, in questo borgo a 750 metri d'altezza e una quindicina di chilometri a Nord di Foligno. Non è una vita semplice. Non vi sono bagni, se non quelli delle due case. Se, a chi dorme in roulotte, scappa di notte non restano che i campi. Se si vuole fare il bucato, si deve andare alla fontana come le donne fino a una quarantina d'anni fa. Non vi sono pasti, se non quelli cucinati dalle due case. La Protezione civile si è rifiutata di portarli fin qui: se li volete, dovete venire a prenderli alla mensa più vicina, vale a dire quattro chilometri di strada in discesa e altri quattro in salita, impercorribili da una processione di anziani. Non vi sono riscaldamenti: una volta calato il sole e spenti i falò, non resta che avvolgersi in quattro coperte e, ancora battere i denti. Non vi sarebbe elettricità. Prima o poi qualcuno dell'Enel provvederà, hanno assicurato i responsabili dei soccorsi ma, nel frattempo i 40 di Vionica hanno provveduto da soli allacciando le roulottes alle case con un cavo e impedito ai loro piedi ormai non più così saldi come un tempo, di inciampare e cadere ogni sera nel salire i gradini delle roulottes per andare a dormire. No, non è una vita semplice, ma i 40 di Vionica non hanno alcuna intenzione di farne una diversa. Rimangono aggrappati a quello sperone di roccia, che già li ha traditi e che ancora li tradirà. Non riescono a staccarsene. Impotenti restano al di qua del nastro rosso e bianco ad assistere al lento sgretolarsi, sasso dopo sasso, cornicione dopo cor-vicione, scossa dopo scossa del loro passato. L'intera valle è vittima dello stesso incantesimo. Migliaia di persone affrontano con la stessa caparbietà ogni sera gelo, disagi, pur sapendo che si tratta di una battaglia ardua, pur sapendo che il freddo di questi giorni è nulla al confronto di ciò che li attende nelle prossime settimane, quando su questa costola di Appennini cadrà la pioggia, poi la neve. Li affronta Rasiglia, dove si dorme in tenda e si mangia con le provviste dell'unico negozio di alimentari del paese. Li affrontano altri borghi finora sconosciuti come Casenova, Serrane, Leggiana. Li affronta Nocera Umbra, dove i vagoni messi a disposizione dalle Ferrovie restano semivuoti. E Bastia, dove per un disguido vengono a mancare delle brandine, nessuno accetta l'offerta di spostarsi di pochi chilometri per raggiungere un campo allestito per i terremotati. A Foligno le suore di clausura sono tornate nel monastero di Santa Lucia e dormono in tenda nel giardino pur di non abbandonare il convento ormai inagibile. E' l'attaccamento a un'intera vita di tutti coloro che non hanno né affreschi né beni artistici da salvare, soltanto il proprio passato. Flavia Amabile Nel paese di Vionica in 40 sopravvivono senza acqua né luce ne. Impotenti restano al di qua del nastro rosso e bianco ad assistere al lento sgretolarsi, sasso dopo sasso, cornicione dopo cor-vicione, scossa dopo scossa del loro passato. L'intera valle è vittima dello stesso incantesimo. Migliaia di persone affrontano con la stessa caparbietà ogni sera gelo, disagi, pur sapendo che si tratta di una A sinistra il campo di Santa Maria degli Angeli, vicino ad Assisi In alto, macerie nelle vie di Nocera Umbra

Persone citate: Bastia, Flavia Amabile

Luoghi citati: Assisi, Foligno, Nocera Umbra