«Su Assisi una bomba come a Sarajevo»

Completamente distrutto un affresco di Cimabue Salve le opere di Giotto La task force di esperti voluta da Veltroni sta facendo il bilancio delle opere distrutte «Su Assisi una bomba come a Sarajevo» // soprintendente: cinque giorni solo per fare l'inventario ROMA. E' già al lavoro l'unità di crisi voluta dal ministro per i Beni culturali Walter Veltroni che dovrà affrontare il disastro provocato dal terremoto a musei, monumenti, palazzi. I danni al patrimonio artistico sono per decine di miliardi e ci vorranno anni per ripararli. Forse non si farà a tempo per il Giubileo. Completamente distrutti nella basilica di San Francesco due affreschi dell'anonimo maestro delle Vele e un grande affresco del Cimabue. Salve le opere di Giotto e gli altri affreschi del Cimabue. In serio pericolo il museo delle arti minori. Pericolanti anche gli alloggi. Una ferita profonda al cuore di Assisi. «E' come se una gigantesca mano - ha spiegato Antonio Paolucci, soprintendente ai beni storici e artistici di Firenze e membro dell'unità di crisi - avesse scosso prima da destra a sinistra e poi dall'alto verso il basso l'intero convento. Come se fosse stato colpito da una bomba a Sarajevo. Ci vorranno almeno cinque giorni solo per fare l'inventario completo dei danni al sistema edilizio che risale a circa 700 anni fa». Ma i monumenti colpiti sono molti. Ad Assisi ci sono danni a Santa Chiara, al Palazzo apostolico e a quello papale. A Bevagna è stata lesionata la cattedrale e tutto il centro storico medievale è stato duramente colpito. A Foligno è crollato il campanile della cattedrale, mentre a Perugia sono stati rilevati danni al Duomo e lesioni a molte chiese. Un bollettino di guerra che si ripete anche nelle Marche e che tocca anche Orvieto che ha avuto danni al Duomo. Dalla task force voluta da Veltroni - presieduta dal sottosegretario ai Beni culturali Alberto la Volpe - ieri sono arrivate le prime decisioni. Verrà costruito un corridoio di sicurezza dentro la Basilica di San Francesco per aiutare chi deve ancora recuperare i frammenti delle opere lesionate. I frammenti finora recuperati saranno custoditi in un caveau sotto la basilica superiore il cui accesso sarà proibito a tutti salvo che ai vigili del fuoco incaricati dei sopralluoghi. Bisognerà poi evitare il pericolo delle infiltrazioni d'acqua. Per quanto riguarda la basilica inferiore i sopralluoghi cominceranno subito in modo da renderla agibile per la festa di San Francesco, il 4 ottobre. E intanto infuria la polemica sui restauri fatti negli Anni 50 alla basilica di Assisi. Di «intervento delirante» ha parlato il critico d'arte Federico Zeri secondo cui la causa del disastro è nell'aver sostituito la travatura in legno della basilica superiore di San Francesco di Assisi con mia nuova in cemento armato. Un'accusa cui ha risposto subito Lorenzo De Angelis, direttore dell'istituto centrale del restauro di Roma negli Anni 60 quando fu presa la decisione. «Una decisione sofferta», spiega l'esperto. «Furono consultati ingegneri sulle qualità elastiche del cemento armato - spiega ancora De Angelis - si discusse della minore capacità di resistenza ad un terremoto rispetto al legno, ma la storia di Assisi è costellata di distruzioni causate dagli incendi e per questo si escluse l'ipotesi di rifare le travature in legno». Gli storici dell'arte di allora, racconta ancora De Angelis «dovettero affidarsi ad un calcolo delle probabilità che purtroppo gli ha dato torto». Ma quella scelta oltre che da Zeri è criticata da altri esperti. Per Angiola Maria Romanini, studiosa di fama internazionale di storia dell'arte medioevale, l'ipotesi di Zeri «è tutta da verificare». Ma, aggiunge la professoressa, in ogni caso «oggi tutti gli esperti deplorano l'uso del cemento armato nei restauri; resta da vedere se sia stato davvero l'intervento di quasi 40 anni fa ad aggravare oltre misura i danni del terremoto». Anche Enzo Carli, docente di Storia dell'Arte dell'Università di Siena, accademico dei Lincei, avrebbe tenuto la travatura in legno, ma difende l'operato dei suoi colleghi che nel 1960 decisero la tecnica di restauro. «Non si possono - dice - accusare i restauratori di aver fatto le cose a casaccio. I consigli di storici del livello di Brandi, Urbani e Rotondi avranno consentito senz'altro di intervenire con ponderazione». Maria Corbi Completamente distrutto un affresco di Cimabue Salve le opere di Giotto Lesionata la cattedrale di Bevagna, a Foligno crollato il campanile Carabinieri al lavoro per recuperare parti affrescate della volta della cattedrale di Assisi. A destra, una crepa sopra un affresco del monastero di San Damiano nella cittadina umbra