Assisi, il silenzio di chi ha paura di Giovanni Bianconi

Assist il silenzio di chi ha paura Assist il silenzio di chi ha paura Negozi chiusi, pochi i gruppi di turisti a passeggio ASSISI DAL NOSTRO INVIATO Nel negozio di souvenir di Borgo Aretino, fra Santa Chiara e Porta Nuova, i cocci di ceramiche e statuette fracassate non si contano. La signora Brunelli, proprietaria della bottega, si aggira tra i detriti e le crepe con lo sconforto di chi ha perso quasi tutto, unito alla stanchezza di chi non dorme da due notti. «I danni non li so calcolare, sono vari milioni di merce distrutta. E poi la casa... Per fortuna che dopo l'altro terremoto l'aveva rifatta antisismica, almeno siamo vivi», racconta. La casa è al primo piano, sopra al negozio, i muri spaccati, i calcinacci sul pavimento, le coperte e qualche vestito accatastati sulle scale. Di fronte, il vinaio Vittorio Bagliori, ha contato 300 bottiglie frantumate, 300 litri di vino che gli hanno allagato la bottega. Seduti in strada, aspettano che arrivi qualcuno a dir loro che cosa fare. Come è andata la notte? «E come è andata - risponde la signora Con tanto freddo. L'abbiamo passata all'aria come gli uccelletti, in mezzo ai campi. Speriamo di non ammalarci, visto che hanno evacuato pure l'ospedale». Ma non avete qualche parente da cui andare? «Eh, i parenti sono come le scarpe, più sono strette e più fanno male». In attesa di un'altra notte all'addiaccio, gli abitanti di Borgo Aretino si riscaldano al sole. Chi ha un'altra casa è tornato a caricare i bagagli in macchina, altri sono già spariti. A quest'ora di pomeriggio, di solito, questa strada che porta a San Francesco è percorsa da un flusso continuo e rumoroso di turisti; oggi invece c'è un silenzio irreale, la maggior parte dei negozi e degli alberghi sono chiusi, e i visitatori sono una rarità. Molti gruppi di americani hanno già annullato le visite, gli italiani no, ma chi può rimanda. Un gruppo di vero¬ nesi si aggira per la città senza poter entrare nelle chiese, si limitano a guardarsi intorno: le attrazioni, oggi, non sono le volte e i rosoni, ma le crepe e le macerie rimaste a terra, al di là dei cordoni bianchi e rossi che delimitano le zone dichiarate a rischio. «Quando c'è stata la scossa di ieri mattina - raccontano - stavamo sottoterra, nelle grotte di Fresassi. E' andata via la luce, poi è tornata. Abbiamo avuto paura, certo, e la guida ci ha detto che dovevamo uscire in fretta». Loro ad Assisi sono venuti nonostante il terremoto, e quando risalgono sul pullman la guida li ringrazia: «Per la vostra gentilezza e per il vostro coraggio». Sfilato quel gruppo, la via San Francesco che porta alla basilica ritorna deserta e al suo silenzio che suona irreale, come quando si entra in uno stadio vuoto. Passano tre frati, che sottovoce recitano il rosario, una signora guarda la scena da una finestra del secondo piano. Si chiama Paola, abita qui da undici anni, venerdì mattina ha visto tremare i muri attorno a sé, ha sentito tanto rumore, «è durato un'eternità», poi è scesa in strada ed è corsa verso la basilica. «Era un macello - dice -. Stanotte io e mio marito abbiamo dormito in macchina, e i due figli sotto la tenda». Adesso sono rientrati, e contano di non scappare più. «Qui per fortuna non ci sono lesioni, anche se quelli della sovrintendenza non sono ancora venuti». Poco più su, nella piazza comunale, dove c'è il municipio inagibile e l'unità di crisi messa in piedi dalla Protezione Civile, un gruppo di turisti inglesi siede ai tavolini di un bar: si bevono solo bibite e acqua minerale, l'acqua è stata dichiarata non potabile. Sul balcone del Comune, la bandiera listata a lutto ricorda a tutti le vite umane e le opere d'arte di Assisi portate via dal terremoto. Al mattino, nella scuola media di Santa Maria degli Angeli - chiusa come tutti gli altri istituti fino a martedi - s'è svolto il Consiglio comunale. Il sindaco Giorgio Bartolini, che guida una delle pochissime giunte di centro-destra dell'Umbria, ha fatto l'elenco dei danni calcolati in centinaia di miliardi, ha annunciato i due giorni di lutto cittadino, e ha esortato a rimboccarsi le maniche: «Non stiamo qui a piangere, ma seguiamo il detto "aiutati che Dio t'aiuta"». Ai turisti s'è deciso di distribuire dei volantini per invitarli a non entrare nel centro storico tuttora pericolante. Chi entra nella città vecchia lo fa a proprio rischio e pericolo. Le suore di Santa Chiara che sono rimaste in convento lo sanno, e confidano nel Signore e negli scout che hanno montato qualche tenda nell'orto del convento. Sono una decina in tutto, le più anziane e malate sono state portate altrove. Sulla porta della clausura, una suora avvisa che non si può entrare, ma quando sta per richiudere arriva un poliziotto: «Dobbiamo visionare i danni». «Si accomodi», dice timida la religiosa, e dietro l'ispettore si materializza Vittorio Sgarbi, impolverato e senza cravatta, reduce da San Francesco. La suora gli sbarra la strada: «E lei dove va?». «Io sono un deputato», risponde Sgarbi, e la suora si fa da parte: «Allora...». Giovanni Bianconi Zdzislaw Borowiec, il giovane seminarista polacco morto nel crollo del tetto della basilica di Assisi

Persone citate: Brunelli, Giorgio Bartolini, Sgarbi, Vittorio Sgarbi

Luoghi citati: Assisi, Borgo Aretino, Umbria