«Non bastano più le solite promesse»

«Non bastano più le solite promesse» «Non bastano più le solite promesse» Si sono ritrovati in trecento, ieri mattina a Ivrea, fuori dal centro congressi La Serra. Mentre davanti a loro sfilava l'elite politica ed economica della Provincia, per l'avvio della conferenza degli Stati Generali del Piemonte, hanno manifestato (senza eccessi, forse più con rassegnazione che con rabbia) il loro dramma personale: la crisi del presente e la totale incertezza del futuro. Erano lavoratori della Olivetti, arrivavano dagli stabilimenti di Ivrea, Agliè, Leinì. Con loro quelli della OP Computers di Scarmagno, da poco passati alla Piedmont International. Operai, impiegati, tecnici: alcuni incatenati e con cartelli di protesta, altri con striscioni mai tanto utilizzati come in questi ultimi anni, altri ancora soltanto in attesa di un cenno, di una parola da parte di chi entrava in sala e soprattutto da parte del ministro dell'Industria, Pier Luigi Bersani, arrivato alle 11 quando lo sciopero (che ha avuto, secondo la Fiom, un'adesione del 90%) indetto dai sindacati era ormai giunto alla fine. Se ne sono andati senza risposte. «Non che ci aspettassimo chissà cosa - dice Gianni Marchetti, della Uilm -, ma almeno abbiamo fatto capire che ci siamo, che i problemi veri e gravi da risolvere sono sul territorio locale. E che le promesse non bastano più». Dentro, all'assemblea degli Stati Generali, li ha ricordati il sindaco di Ivrea Giovanni Maggia: «Se parliamo di ripresa economica e di sviluppo del Nord-Ovest, dobbiamo subito occuparci di chi ha perso il posto di lavoro o rischia, ogni giorno, di perderlo». Soltanto due settimane fa il primo cittadino eporediese si era rivolto al capo del governo, Romano Prodi, perché il Canavese possa essere messo in condizione di ospitare un polo dell'informatica e delle telecomunicazioni. «A quanto pare, però, non sarà così - ribatte Laura Spezia, della Fiom -. L'amministratore delegato della Olivetti, Roberto Colaninno, ha confermato che l'azienda cederà a pezzi il settore dell'informatica, per concentrarsi sulle telecomunicazioni senza, però, che le basi siano in Canavese». Per questo è nata la manifestazione di ieri: «Perché le istituzioni locali e regionali - dice Paolo Giorgio, della Firn - si attivino presso il governo per la salvaguardia di un'azienda e di un settore strategico, oltre che di un territorio sulla soglia di una drammatica crisi». E' proprio lo smantellamento della Olivetti la principale preoccupazione. Dopo Syntax Processing e Olivetti pc, secondo una nota sindacale, sono in corso trattative di vendita anche per Olsy e Lexicon. Mentre per Omnitel e Infostrada, settore «core business» dell'azienda, il futuro sembra essere lontano dal Canavese, a Milano. L'ipoI tesi di un trasferimento è ormai l'incubo di molte famiglie. «L'azienda ci offre due possibilità dicevano ieri mattina i lavoratori -: a Milano, oppure a casa. Ma non è solo una questione di lavoro: sono in gioco risvolti sociali che rischiano di dare la mazzata definitiva ad un Canavese già in ginocchio». Esagerazioni? Può darsi, ma sicuramente una buona dose di allarme concreto esiste, nell'azienda di via Jervis come nell'indotto. Lo hanno dimostrato ieri mattina i lavoratori e le lavoratrici della «Nuova Tecnostudio» di Bollengo, scesi in piazza anche loro a manifestare davanti all'assemblea degli Stati Generali. «Produciamo stampanti bubble per l'Olivetti spiega un comunicato -, che ora ha ritirato la commessa perché sposta le produzioni in Messico e Cina; e la Nuova Tecnostudio ha annunciato la messa in liquidazione della società per mancanza di lavoro». Mauro Revello

Persone citate: Gianni Marchetti, Giovanni Maggia, Laura Spezia, Mauro Revello, Paolo Giorgio, Pier Luigi Bersani, Roberto Colaninno, Romano Prodi