Lolita, effetto-scandalo nei giovani

Lolita, effetto-scandalo nei giovani Lolita, effetto-scandalo nei giovani Una studentessa: lo avrei voluto vietato ai 18 anni «Scandaloso? Ma si figuri, è un film pieno di garbo e ben recitato: che ci sarà mai di pesante?» (Giorgio Merlis, 48 anni, insegnante). «Se lo trovo eccessivo? No, anzi, molto castigato e soprattutto recitato in modo unico: Irons è bravissimo» (Renata Ferrera 36 anni, casalinga). «Beh, è proprio un film dai contenuti arditi. Non tanto per la volgarità esibita, ma per quella immaginata: tanto sottintesa quanto pericolosa. Lo avrei voluto almeno vietato ai 18». (Giorgia D'Emanuele, diciott'anni appunto, studentessa). i è ì L ppPotrà stupire, ma è così. La «Lolita» del Duemila, il remake del capolavoro di Kubrick, che ha messo in allarme il presidente di «Telefono Azzurro» e pure quello del «Movimento italiano genitori» (ma anche ricevuto la benedizione unanime, e risentita verso chi l'aveva condannato, dei critici) alla sua prima torinese suscita un effetto-scan¬ dalo soltanto nei giovani. Ieri, all'uscita dallo spettacolo pomeridiano, all'Ambrosio 1, erano davvero pochi gli spettatori delusi o irritati dal contenuto della pellicola. E tutti davvero tutti - quei pochi avevano meno di venticinque anni. I cosiddetti adulti, invece, non lesinavano commenti entusiasti: «E' un film delicato e intenso - spiega Ludovica Anfossi, 48 anni, impiegata - interpretato in maniera eccellente anche dalla ragazzina: incantevole nella sua apparente ingenuità». E le accuse di istigazione alla pedofilia? Di quelle, il pubblico torinese non vuole neppure sentire parlare. Anche i giovani più severi (guai a giudicarli «bacchettoni», ti guardano come se appartenessi a una generazione perduta) escludono questa torbida ipotesi: «Ma non scherziamo: sono altri i film da ritirare o sui quali interrogarsi - ammonisce Renato Filippini, 24 anni, studente in Filosofia -, prendi a esempio "Pulp Fiction" o altri inni alla violenza gratuita e grottesca. Questa è la storia di un amore delicato e doloroso che nulla cede ai codici della volgarità o alla benché minima pruderie». Al suo esordio subalpino l'ultima fatica di Adrian Lyne trascina in platea una fitta percentuale di giovani intellettuali. Come Fabrizio Dividi, 29 anni, laureando in Lettere moderne, appassionato cinefilo, che fra pochi giorni discuterà una tesi proprio su «Lolita». Fino all'ultimo giorno ha temuto che la pellicola venisse ritirata anche dal territorio italiano (che si è aggiudicato la prima mondiale mentre i più «moralisti» Stati Uniti forse non lo manderanno mai in sala) e ieri pomeriggio, alle due e mezzo, si è presentato puntuale alla cassa dell'Ambrosio per scoprire «fino a che punto Lyne avesse tradotto con fedeltà le pagine di Nabokov che già nel 1955, assurdamente, nessuno volle pubblicare negli Stati Uniti...». Che cosa pensa di questa modernissima «Lolita» un intenditore come lei? «Tutto il bene possibile - spiega sorridente -, dal trailer mi sembrava più deludente, e invece ha un buon ritmo ed è recitato Gente incuriosita di fronte al manifesto di «Lolita» con grande capacità». Le pare giusto che alle soglie del Duemila una pellicola simile venga ancora bloccata con l'accusa di stimolare nel pubblico pericolose perversioni? «Certamente no. Già nel romanzo di Nabokov non si riesce a trovare una sola nota di volgarità. Ma sia nella prima pellicola di Kubrick, sia in questo ben fatto remake di Lyne la sensualità non diventa mai oltraggiosa, anzi è sempre delicata e direi pure raffinata». Emanuela Minucci Offensiva del sindaco di Salassa: troppa sporcizia L'incarico a Italia Soccorso Radio extracomunitari». Rifiuta però ogni accostamento all'attività delle forze dell'ordine: «Non si tratta certo di una sovrapposizione a carabinieri e polizia. Piuttosto di un complemento alla loro azione, che a volte è meno intensa per gli impegni a cui devono far fronte anche in altre zone della città. Le radiotrasmittenti di cui saranno do- Tra gli spettatori alla prima dell'Ambrosio 1, gli adulti assolvono il film a pieni voti: «Pieno di garbo e persino castigato»

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