Dummett, la verità e il suo doppio di Franca D'agostini

Dummett, la verità e il suo doppio Dummett, la verità e il suo doppio // maestro degli analitici: «Il relativismo? Confuta se stesso» co che ha dominato una parte del pensiero analitico americano nel decennio appena trascorso. L'immagine del relativismo come un realismo «doppio», autoconfutativo, riprende e precisa un classico argomento antiscettico, ma ne costituisce una versione originale. L'obiezione di Dummett infatti non ha assolutamente pretese reahstiche, «oggettivistiche», o «naturalistiche». Per intendersi, Dummett non ritiene necessario che «ci siano» gli unicorni per poterne parlare, né per dire alcune «ve¬ rità» sull'argomento. Né ritiene necessario che si debba stipulare un contratto di qualche genere per decidere quali entità «ci sono» o non «ci sono». In questo senso, Dummett, il quale è noto anche per la discussione di questa estate con Vattimo sul tema «analitici contro continentali», non sembra rientrare in quella nuova schiera di pensatori «neonaturalisti» di cui ha parlato Vattimo stesso su queste pagine. La sua posizione è piuttosto vicina a quel che si potrebbe chiamare una forma di post-relativi¬ smo ermeneutico, alla Gadamer, o alla Apel, i cui ingredienti principali sono appunto la critica del relativismo ma anche del realismo. D'altra parte, Dummett spiega che la sua posizione rispetto ai continentali è tutt'altro che critica. «La filosofia analitica è ed è stata il punto d'avvio del mio lavoro, ma ciò non significa che io non debba giungere a posizioni che si avvicinano a quelle di altri pensatori». La tensione tra analitici e continentali, aggiunge, «sembra particolarmente forte in Italia, dove la filosofia analitica è in minoranza, ma altrove la situazione non è altrettanto tesa». Teorico di una idea incoraggiante della pratica filosofica, contro la tesi per cui i filosofi affronterebbero argomenti irrisolvibib, al solo scopo, apparentemente, di litigare tra loro, Dummett oppone l'idea che l'irrisolvibilità di certi problemi, per esempio la variegata questione del realismo, appare in una luce nuova, purché si sia pronti a disfarsi di principi logici - come la bivalenza vero-falso, ovvero il principio del «terzo escluso» - la cui opportunità epistemologica è confinata a certi settori e aspetti della matematica, ma che hanno inopportunamente dettato legge su ampie regioni del linguaggio, in qualche modo frenando lo sviluppo di una teoria del significato (l'obiettivo principale della fi¬ losofia) e minacciandone la stessa credibilità. Dummett osserva che la filosofia italiana gli sembra in un momento di particolare vivacità. In generale, esistono buone premesse perché si entri in una nuova fase costruttiva. Naturalmente, la costruzione è lenta e difficile, e ciascun passaggio può richiedere discussioni accese e un lavoro minuzioso di «affinamento» del linguaggio e del pensiero. Franca D'Agostini

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