Agguato dentro un circolo A Bari è ancora Far West

Agguato dentro un circolo A Bari è ancora Far West Agguato dentro un circolo A Bari è ancora Far West BARI. Ancora un agguato, il terzo in due giorni, ancora sangue a Bari dove cinque persone ieri sono rimaste ferite dopo l'irruzione di un due uomini armati all'interno di un circolo ricreativo. L'episodio questa volta si è verificato, poco dopo le 19, in via Michele Mirenghi, nel quartiere «Libertà» del capoluogo pugliese. I feriti sono Matteo Biancoh, di 26 anni, Gaetano Tisti, di 28, Antonio De Stefano, di 41, Giovanni Ranieri, di 29, e Michele Pennelli, di 38 anni. Tisti, colpito al torace, è ricoverato in gravi condizioni nel reparto rianimazione del Policlinico di Bari. Gli altri quattro non sono gravi. Il locale dove i cinque stavano giocando a carte si chiama «Circolo degli amici». Con loro c'erano anche altre persone. All'improvviso sono comparsi sull'uscio due uomini incapucciati che hanno sparato in direzione delle loro vittime centrandoli in più parti del corpo. I killer - secondo le prime testimonianze raccolte da carabinieri e polizia - sarebbero fuggiti a bordo di uno scooter. Per terra, accanto all'ingresso, sono stati trovati nove bossoli di pistola calibro 9. Dei feriti solo Antonio De Stefano e Matteo Biancoli risultano avere precedenti penali. In particolare Matteo Biancoh, nipote del boss del quartiere Libertà, Francesco Biancoli, detto il «dado», era già rimasto ferito gravemente in un altro agguato avvenuto la sera del 25 gennaio scorso. In quella circostanza il giovane fu raggiunto al torace da due proiettili calibro 7,65 mentre si trovava nei pressi di un bar. I killer in quella occasione avevano sparato all'impazzata con mitragliette e pistole. Matteo Biancoh è nipote anche di Ciro Biancoh, assassinato esattamente un anno fa, il 23 settembre, mentre suo cugino Mario Biancoh perse la vita in un agguato nell'agosto del 1994 nella stessa zona. Gli investigatori non escludono che fosse proprio Matteo Biancoh ieri l'obiettivo dei killer. [t. a,] dato l'impressione di contraddirsi. Ha parlato infatti di «giustizia dimezzata perché è stata esplorata soltanto la pista degli esecutori e non quella che porta ai mandanti e perché Brusca non ha avuto l'ergastolo». Subito dopo tuttavia non ha esitato a definire il verdetto «un grande momento per la giustizia italiana», augurandosi che rappresenti soltanto «la fase di partenza per fare luce sui mandanti della strage che sono sicuramente più importanti degli esecutori». Quest'ultimo filone è stato tenuto presente dal pm Luca Tescaroli che in aula aveva chiesto 32 ergastoli e che poco dopo era sfuggito a un agguato. «Una sentenza storica per un processo storico», ha detto il giovane magistrato precisando che con le ulteriori indagini si tenta di smascherare «i mandanti a volto coperto della strage». E chi sono? «Esponenti del mondo finanziario, imprenditoriale, economico, ma anche settori deviati delle istituzioni», ha replicato pronto Tescaroli a fianco del procuratore aggiunto di Caltanissetta Paolo Giordano che ha aggiunto: «E' andata molto bene, la corte ha accolto quasi tutte le no¬ stre richieste». Delusi i legali della parte civile, primo fra tutti Alfredo Galasso, per le basse provvisionali stabilite dai giudici in relazione ai danni morali e materiali che saranno risarciti poi in sede civile. Legale dell'unico boss presente ieri in aula, Pietro Aglieri, l'avvocato Rossella Di Gregorio ha affermato polemico: «Una sentenza scritta dai pentiti non si commenta e per sapere chi tra loro ha vinto aspettiamo di leggere le motivazioni della sentenza. Ha perso il popolo italiano». Antonio Ravidà

Luoghi citati: Bari, Caltanissetta