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A Caltanissetta il killer di Cosa Nostra è stato condannato a ventisei anni di carcere A Caltanissetta il killer di Cosa Nostra è stato condannato a ventisei anni di carcere Strage di Capaci, Brusca creduto con riserva Ventiquattro ergastoli ai boss gione dei pentiti - pure con tante luci ed ombre - produce risultati. Le polemiche, più o meno strumentali, sono rimaste chiacchiericcio: per i magistrati parlano le sentenze. Prima via D'Amelio, oggi la strage di Capaci. Sullo sfondo, tuttavia, rimangono i nodi irrisolti. Il processo ha disegnato - soprattutto grazie ai collaboratori - il quadro esatto di ciò che accadde quel 23 maggio del '92. Non ha ancora rivelato la fisionomia di quelli che i pubblici ministeri continuano a chiamare «i mandanti senza volto». Ma non è detto che rimarranno anonimi. Le indagini non sono finite. E rimane, infine, il nodo dei pentiti. In particolare il nodo di Giovanni Brusca: collaboratore o semplice dichiarante? La sentenza sembra scritta per lasciare aperta qualsiasi eventualità. Brusca è stato condannato a 26 anni di carcere. Gli sono state riconosciute, cioè, le attenuanti generiche che spettano a chi confessa i propri crimini. In questo senso, non è stato considerato pentito: tanto che i pm avevano chiesto una condanna a 30 anni. Ma non è stato neppure considerato il «depistatore» che proprio la procura di Caltanissetta aveva indicato recentemente. La corte, in sostanza, ha ritenuto le attenuanti «prevalenti» sui sospetti che sono stati avanzati a carico del¬ l'aspirante collaboratore. Solo i pentiti della prima ora, quelli che hanno parlato subito, consentendo alle indagini un grande passo in avanti, hanno potuto godere dei benefici previsti dalla legge: La Barbera, Di Matteo, Agrigento, Ganci e Ferrante. Brusca, ma anche Salvatore Cancemi (21 anni), sono stati creduti con riserva. Francesco La Licata