Brescia, nuovi insulti leghisti a Scalfaro

Sole delle Alpi Scontro sfiorato in piazza tra «camicie verdi» e folla, mentre il cardinal Sodano ricorda Paolo VI Brescia, nuovi insulti leghisti a Scalfaro E Calderoli finisce in ospedale BRESCIA DAL NOSTRO INVIATO E quelli che gridano «Padania libera!», e gli altri ancora che agitano fazzoletti verdi, e poi urlano «buffone», «pretone», «terrone», «vai via!». Sul sagrato, Oscar Luigi Scalfaro capisce che non è giornata, rinuncia a stringere mani a sale gli scalini a saltelli. Ai padani rispondono con una bandiera tricolore, «Italia! Italia!», «fascisti!», «razzisti!», «puzzoni!», «evasori fiscali!». Ore 17,55. In Duomo, con il cardinale Angelo Sodano, Scalfaro celebra il centenario di Giovanni Battista Montini, «grande pontefice e grande italiano». Fuori, sulla piazza, si celebrano novanta minuti di spintoni, «mi faccia passare che sono im deputato», capannelli, cori, insulti, tensione, minacce, hi attesa del gran finale. Quando, appunto, Scalfaro esce, tenta un altro saluto alla piazza blindata e alle sue spalle si conclude il blitz leghista. Davide Caparmi, Alessandro Ce e Roberto FaustineUi, tre parlamentari, riescono a spiegare la loro bandiera bianca e verde. Finiscono sommersi dalla scorta. Scalfaro, spinto dalla scorta, finisce in macchina. Roberto Calderoli, altro deputato leghista, finirà rintronato in ospedale. Eppure, per questa giornata, il copione pareva ben diverso. Pohzia e carabinieri, dal mattino, presidiavano il Duomo. La Lega, che aveva minacciato una «calorosa accoglienza al capo di Stato estero», si era riunita giovedì sera maturando la convinzione che «troppi provocatori potrebbero essere interessati a strumentalizzarci». Dunque, alle cinque del pomeriggio, mentre Scalfaro incontra i parenti di Papa Montini alla «Fondazione Paolo VI», di camicie verdi in città non se ne ve- dono. Di vagamente leghista, in piazza, c'è solo la merceria all'angolo, «Magazzini Pontida». La polizia controlla gli accessi, perquisisce, riconoscono l'ex deputato leghista Giuho Arrigliini e non può passare. «Non faremo mente, con un capo di Stato estero ci vuole fair play», assicura il senatore Francesco Tabladini. E invece il blitz era già cominciato: la polizia perquisisce, e allora mandiamo avanti le leghiste di una certa età, con i fazzoletti verde padano nelle borse della spesa. Fatto. Così, quando passa Martinazzoli, partono addirittura applausi. Ma ecco un altra auto che lo segue: «E' lui!, è Lui!». Non era Scalfaro, era uno del Cerimoniale. Che subito, via radio, mentre un angolo della piazza agita fazzoletti verdi e un piccolo striscione «Benvenuto in Padania», ha avvertito la scorta Presidente. Che fare? Niente. Come ha detto a Roma, Scalfaro non si tira certo indietro. E allora scende, alza le mani per salutare anche chi lo insulta, cambia rotta e punta verso le transenne senza fazzoletti. Ma anche da lì, «buffone», «vai via!», il dito medio delle mani che si alza, meglio lasciare l'ultimo saluto e entrare in Duomo. Tanto, ormai, la piazza è una curva sud dell'irrazionale. Arrivano 12 deputati leghisti, il «soccorso verde» come lo chiama Mario Borghezio. Arrivano giovanotti di An con casco nero. Arrivano mihtanti del Pds, di Rifondazione, Verdi, iscritti al sindacato. In Duomo la messa continua, tra le navate nulla si sente. A trecento metri, sotto la sede leghista di via X Giornate, la polizia ha circondato le camicie verdi che agitano un Giancarlo Pagliarini di cartone. Un poliziotto lo fa cadere, «come ti permetti tu?». Mischia da rugby, vola un uovo, finché il Pagliarini di cartone torna in piedi, ammaccato. In novanta minuti, in piazza Duomo, è successo di tutto senza che accadesse niente. Unico contuso, Calderoli. «L'ho visto svenire davanti a me», riferisce il senatore Dolazza. Colpito o svenuto? Boh. «Mi hanno riferito che in ambulanza masticava la cicca», dice Martinazzoli. Certo era andata meglio a Roberto Maroni, contuso un anno fa a Milano, e soccorso da una gradita Croce Verde. Per Calderoli, Croce Rossa Italiana e dieci giorni di prognosi con ricovero. Sulle scale del Duomo Martinazzoli non vuol commentare. Chi era in Duomo non s'è accorto della bolgia sul sagrato. Sulla strada che da Brescia porta al comizio di Lumezzane, alle nove di sera, nemmeno Bossi vorrebbe commentare. «Non è mica successo niente, no? Scalfaro rappresenta Roma e la Chiesa che ha messo le mani sullo Stato. Scalfaro insulta il Nord e la Padania risponde. Dove va lui c'è il vuoto, il popolo che non ama più questo Stato non c'è mai. Io non amo esagerare e la Lega la tengo a freno...». Come se Caparmi, Ce e FaustineUi, il trio bandiera, non fossero deputati leghisti. E martedì Scalfaro sarà a Mestre... Giovanni Cerniti Ieri a Brescia: un momento della contestazione leghista al presidente Scalfaro