Stretti nell'ultimo abbraccio

Stretti nell'ultimo abbraccio Stretti nell'ultimo abbraccio Anziani coniugi, avevano rifiutato di trasferirsi TRAGICO BILANCIO luzione su cui le strutture di soccorso hanno dovuto ripiegare. Si arrabbiano, gli abitanti del paese distrutto, bestemmiano contro 0 governo, contro il mondo giù nella valle che sembra averli abbandonati, che aveva promesso di inviare del cibo a pranzo senza che si materializzasse un solo panino, che aveva garantito un posto per dormire al caldo, ma a sedici-diciassette ore dal sisma nulla ancora era accaduto. Ma non vanno via le genti dell'altopiano di Colfiorito: chi ha un'auto si prepara lì un giaciglio, chi non ha nemmeno quella si accontenta dei campi. Le luci azzurre dei mezzi di soccorso rendono lo scenario dell'altopiano ancora più gelido; i pasti caldi serviti dalle cucine da campo messe in funzione mitigano le proteste deUa gente per il modo in cui i soccorsi, da un certo punto in poi, hanno cominciato a non funzionare più. Tutti comunque si consolano pensando che poteva andare molto peggio. «Fosse accaduto ad agosto avverte Raul Bellemonti, di Forcella - sarebbe stata una strage». E' andata bene insomma, e pazienza se l'altopiano di Colfiorito è quasi a mille metri e di notte la temperatura cala sotto i dieci gradi. Non c'è luce per la caduta dei pah e il freddo pungente taglia l'aria. In questi paesi della montagna folignate, al confine con le Marche, di notte è già inverno. L'unico a non avere problemi è Vincenzo Gagliardi, di Serravalle. Il suo lavoro è mantenere accesa una carbonaia, vicino a una capanna di frasche e legna: per i prossimi mesi sarà questa la sua casa. Dopo la notte di terrone sgomento all'alba quando si scopre che interi paesi sono quasi scomparsi

Persone citate: Raul Bellemonti, Vincenzo Gagliardi

Luoghi citati: Marche, Serravalle