« La mia mezz'ora d'incubo » di P. Col.

« « La mia mezz'ora d'incubo » L'ostaggio: minacciato con un coltello MANTOVA. Risponde al telèfono con la voce flebile di chi ha dovuto ingerire qualche tranquillante di troppo. Carmelo Borruto, 57 anni, titolare di una piccola concessionaria Renault di Verona, è il supertestimone del duplice omicidio di Villanova de Bellis. L'amministratore della fabbrica «Schiacciatine San Giorgio», che sostiene di essere stato sequestrato dagli assassini dei coniugi Lalli, è anche, bisogna dirlo, l'uomo su cui in questo momento si concentrano i sospetti degli inquirenti. Come non pensare che quella ferita alla mano che Borruto ieri mattina s'è fatto medicare all'Ospedale Militare, segno di una coltellata, non se la sia per caso procurata durante una colluttazione con Giorgio Lalli. «Come scusi? Sospettato io? Ma siete impazziti?». Borruto, ci può raccontare che cosa è successo? «Ho visto i Lalli inseguiti da tre o quattro individui che a un certo punto hanno bloccato anche me e mi hanno fatto salire su una macchina. Saranno state le 20. Ero sceso dal mio ufficio in ascensore, sono sbucato nel cortile della fabbrica. E a quel punto ho visto i coniugi Lalli che scappavano inseguiti da quei tre o quattro, adesso non ricordo bene. A un certo punto due degli inseguitori mi hanno guarda¬ to e mi hanno detto: e tu chi sei? Cosa ci fai qui? Poi mi hanno preso e con il coltello mi hanno ferito alla mano. Quindi mi hanno portato via. Mi scusi, ma ora non ricordo bene». Ma al magistrato lei ha raccontato di essere stato caricato su una macchina, vero? «Sì, è così. Mi hanno caricato su una macchina e mi hanno portato in aperta campagna, non ricordo nemmeno dove mi hanno lasciato. So solo che mi hanno liberato dopo circa mezz'ora. Seguendo le luci in lontananza, mi sono avvicinato a un paese, da un telefono ho fatto il numero dei carabinieri avvertendoli che in fabbrica era successo qualcosa». Ma i suoi sequestratori erano giovani o vecchi? E che accento avevano? «Non saprei. Erano persone, credo, sui 40-45 anni. Non me lo ricordo l'accento, davvero. Mi scusi, ma sono confuso. Ho dovuto prendere dei tranquillanti, non capisco più niente, sono ancora sotto choc». Si dice che lei avesse dei problemi col signor Lalli, proprio per la vendita della fabbrica che avevate pagato un prezzo sproporzionato al valore... «Ma no, guardi, ma chi dice queste cose? L'azienda va bene. Sì, ha avu- to un po' di crisi, una flessione, ma adesso si sta riprendendo». Si è sparsa la voce che lei sia stato picchiato prima di essere rilasciato, è vero? «Ma no, chi lo dice? Non mi hanno picchiato, non mi hanno torto un capello, a parte la coltellata sulla mano all'inizio, che ho dovuto far medicare con qualche punto». Ma come hanno fatto ad entrare, secondo lei, i malviventi? «Non saprei; mi sembra che abbiano suonato al cancello grande e qualcuno gli ha aperto». Secondo lei, perché questo delitto? «Non so, non me lo so spiegare». Quegli individui, gli assassini, lei li aveva mai visti? «No, non li avevo mai visti, non so che cosa volessero, l'ho saputo solo dopo che hanno ucciso i Lalli. Sono confuso, sono confuso...». Interviene la moglie: «Vi prego, lasciatelo in pace, vi rendete conto in che stato si trova in questo momento?». La versione di Borruto ora è analizzata dagli inquirenti che stanno rileggendo il lungo verbale, e hanno disposto indagini su tutta la sua vita professionale, in particolare sui rapporti economici che lo legavano al Lalli. [p. col.]

Luoghi citati: Mantova, Verona