Sgozzati per un segreto mortale di Paolo Colonnello

Sgozzali per un segreto mortale Un testimone della strage è stato rapito e rilasciato alcune ore dopo dagli assassini in fuga Sgozzali per un segreto mortale Giallo a Mantova, massacrati marito e moglie MANTOVA DAL NOSTRO INVIATO Dietro la placida esistenza di coppia benestante e tranquilla, i coniugi Giorgio e Laila Lalli, entrambi di 57 anni dovevano nascondere qualche terribile segreto. A tal punto da scatenare una furia omicida di qualcuno che probabilmente li conosceva bene e che l'altra sera li ha sgozzati, lasciandoli in un lago di sangue nel magazzino di quella che una volta era stata la loro azienda: la «Schiacciatine San Giorgio» a Villanova de Bellis, frazione di San Giorgio, un tiro di schioppo da Mantova. E' un giallo il duplice omicidio dei coniugi Lalli e non solo per l'inspiegabile efferatezza con cui è stato compiuto. Non quadra la dinamica dei fatti, non convince il passato delle vittime, non si sa con esattezza quanti erano gli assassini (quattro, sostiene la polizia, non più di uno giura un cognato senza spiegare perché). E, come se non bastasse, anche i due cani lupo di guardia, pronti ad abbaiare a qualsiasi estraneo, l'altra sera sono rimasti inspiegabilmente silenziosi. A complicare poi ulteriormente il quadro, esiste un super testimone, l'amministratore della fabbrica di panificazione, Carmelo Borruto, interrogato ieri dal magistrato per 12 ore, che mercoledì sera sostiene di essere stato prelevato dai banditi dal suo ufficio, proprio sopra il magazzino dove i coniugi sono stati uccisi, portato in aperta campagna e lasciato libero intorno alle 22,30 dopo essere stato minacciato e forse picchiato. Gli assassini non volevano che assistesse all'omicidio, è l'unica spiegazione. Ma perché perdere tempo per portarlo in un campo lontano? Sarebbe bastato legarlo e imbavagliarlo nel suo stesso ufficio. Forse volevano prendere tempo: precauzione inutile visto che ad avvisare la polizia è stata la figlia trentenne della coppia, Elena, che, assieme alla sua bambina di 11 anni, ha scoperto il delitto intorno alle 21 rientrando da una pizzeria in cui era stata a cena in compagnia del fidanzato. Quindi non più di mezz'ora dopo, ha stabilito il medico legale, che i suoi genitori erano stati uccisi. Infine l'auto usata dagli assassini per fuggire: una Lancia K targata Mantova, ritrovata a pochi chilometri dal luogo del delitto, e ri' sultata essere di proprietà della «Schiacciatine San Giorgio». Secon do una testimonianza però le auto sarebbero state due, l'altra era una Peugeot 205 di colore scuro, che qualcuno riferisce di avere visto sfrecciare verso l'autostrada Modena-Brennero. Un delitto di una ferocia inaudita, senza motivo apparente. «Una coppia per bene», «una famiglia serena», ripete adesso la gente del paese dove i coniugi Lalli abitavano, continuando ad occupare la palazzina di due piani collegata alla fabbrica di cui cinque anni fa si erano sbarazzati vendendola, si dice, per quattro miliardi, a due soci originari della Calabria: Carmelo Borruto, appunto, l'amministratore su¬ pertestimone, residente a Verona e titolare di una piccola concessionaria di auto, e Giuseppe Iarria, residente invece al Sud. Entrambi, qualche ora prima dell'omicidio, si trovavano nella fabbrica. L'affare fra i tre si sarebbe concluso però solo in parte dato che, sostengono i soliti bene informati, Lalli recentemente diceva in giro di essere intenzionato a ritornare in possesso dell'azienda, entrata in crisi dopo il cambio di proprietà, pagandola molto meno di quanto l'aveva venduta. Un uomo considerato ricco e rispettabile, Giorgio Lalli. Ma non sempre amato e con pochi amici. Uno di questi, Luciano Tommasi, ti¬ tolare di una maglieria a Formigosa, un paese vicino, gli faceva, ad esempio, da autista ed è stato interrogato ieri per alcune ore. Scavando dietro i commenti di circostanza e il muro di riserbo costruito dagli inquirenti, si scopre una realtà velenosa, fatta di soldi prestati a tassi forse troppo elevati, di rancori antichi, di un'attività immobiliare non sempre cristallina, di rapporti con personaggi chiacchierati: il mondo inquieto e pericoloso in cui si svolgeva la doppia vita di Lalli e che potrebbe nascondere i moventi dell'orrendo omicidio. Un duplice assassinio svolto con un rituale simile ai delitti di mafia. A ventiquattr'ore di distanza dal delitto, gli inquirenti, coordinati dal pm Enzo Rosina, stanno seguendo una traccia che porta agli affari con tanti soldi di Lalli, titolare di diverse proprietà, alcune acquistate dai fallimenti del tribunale. «Per lui i soldi erano un'ossessione»; racconta un ristoratore suo amico d'infanzia: «Ogni tanto arrivava qui portando delle valigette con dentro diamanti, assegni, contanti e se doveva riscuotere un credito, non si faceva scrupoli». Nonostante questa ricchezza, la Lamborghini, la Jaguar e la Mercedes in garage, Lalli, riferisce un altro conoscente, era stato rifiutato come cliente da una filiale della CariParma di zona. Inoltre, tre o quattro anni fa, era rimasto coinvolto in una strana storia di Cct falsi, che aveva acquistaste incautamente e che gli erano costati una convocazione dal magistrato. Tipo sospettoso e guardingo Giorgio Lalli, poco esibizionista, tanto da vivere in una palazzina di due piani dall'apparenza modesta ma dagli intemi sfarzosi, circondata da un praticello e decorata da una piccola piscina sul retro, in ima zona per niente lussuosa. Così rimane un mistero come mai l'altra sera abbia fatto entrare senza esitazione i suoi assassini in ca¬ sa. Quando hanno scopeito il delitto, la figlia e la nipote hanno rilento che il cancello era aporto, il lampione del cortile spento, le luci dell'appartamento dei genitori accese e avrebbe aggiunto la ragazza ai poliziotti giimti per primi sul posto nella toppa della porta di casa c'era una chiave. Un brivido d'inquietudine e quindi la scoperta di una scia di sangue che, partendo dall'abitazione, portava al magazzino e che la bambina ha deciso di seguire. Dentro i due corpi supini, a mezzo metro uno dall'altra, le gole squarciate da una coltellata. Paolo Colonnello I cadaveri trovati in un magazzino dalla nipote di undici anni Dietro l'omicidio una storia di vendette o di estorsioni Sotto Laila Mantovanelli A destra il marito Giorgio Lalli trovati uccisi nella loro casa A sinistra la proprietà del Lalli luogo del delitto Sopra uno dei cani della coppia

Luoghi citati: Calabria, Mantova, Modena, Verona