Uno scudo contro le liti d'addio

«Se non ci si parla gli incontri davanti agli avvocati diventano brutali» Crescono i centri di mediazione familiare: «Cerchiamo di limitare i danni per i figli» Uno scudo contro le liti d'addio «Aiutiamo chi si separa a dialogare» UMILANO NA scena è bloccata nella mente di molti genitori separati, un luogo rivissuto come l'anticamera di uno smarrimento penoso, di un labirinto: l'ufficio dell'avvocato. E' lì che è cominciato tutto. E' come se la loro realtà più intima - tenerezze e ire, sofferenze e dubbi - fosse stravolta e compressa, come appallottolata, immeschinita in interpretazioni nette e violente, mentre il loro animo era confuso, aveva bisogno d'un consiglio e persino d'un aiuto, non d'uno scontro all'ultima carta bollata. «Dall'avvocato c'ero andato perché non ne potevo più - racconta Guglielmo, commercialista quarantenne, separato, due figli affidati all'ex moglie -. Sentivo che dovevo dividermi, ma il modo era tutto da vedere. Subito mia moglie è stata demonizzata, subito quello disse che per i figli non c'era niente da fare perché andavano a lei e che noi dovevamo cercare di "sganciare" il meno possibile. Un ingranaggio brutale e inarrestabile». Il racconto di Guglielmo porta in primo piano un'esperienza negativa denunciata da più parti, soprattutto da chi s'è votato alla causa della cosiddetta mediazione familiare, che è l'arte di creare un ponte fra i coniugi in conflitto, di fare in modo che essi si parlino ancora: non per arrivare a una rappacificazione, ma perché non dimentichino che se finisce la loro unione, non per questo finisce la loro responsabilità di genitori. La spirale giudiziaria troppo spesso accentuerebbe per sua natura la lite, prevedendo per lo più soltanto la vittoria o la sconfitta. A volte è come se i duellanti dessero la delega delle loro vite ad altri, a una torma di avvocati, assistenti sociali, psicologi, giudici. E i figli? «Loro non hanno bisogno di un genitore vittorioso e di uno sconfitto, ma di entrambi i genitori», s'infervora lo psicologo Fulvio Scaparro, che ha fondato dieci anni fa a Milano l'associazione di mediazione familiare GeA, Genitori Ancora: genitori cioè anche dopo la separazione e il divorzio. Un pioniere, Scaparro. E da una costola GeA è nato il primo servizio pubblico in questo settore, presso il Comune: lo guida Irene Bernardini, un'altra psicologa, autrice di un buon libro, «Finché vita non ci separi» (Rizzoli). Centri simili si vanno ora da noi sempre più diffondendo, privati o pubblici: non fanno capo ai tribunali e sono di libera consultazione. Essi costituiscono una prima realtà positiva nell'accidentatissimo panorama delle separazioni e dei divorzi: aiutano la comunicazione diretta fra coniugi che si voltano le spalle, si battono - e dal basso, come si di¬ ce - per un cultura meno catastrofica della separazione, con minor danno per i figli. E ce n'è un'altra, di notizie positive: fra Camera e Senato sono ben 14 i progetti di legge per riformare quest'area tormentata della vita civile. Alcuni progetti sono già stati iscritti nel calendario delle Commissioni. Presentati da tutti i gruppi parlamentari, insistono su due punti: la presenza della mediazione familiare nelle fasi della separazione e l'affidamento congiunto. Per quel che se ne sa, la mediazione familiare in qualche testo sarebbe addirittura obbligatoria: insorgono qui Scaparro e la Bernardini, del GeA. Per loro l'obbligatorietà snatura di brutto la mediazione, che deve restare libera, se no si rischia di ottenere il risultato opposto, non di lenire i conflitti ma di infuocarli. Stessa spaccatura sull'affidamento dei figli a entrambi i genitori: vai la pena di ricordare che esso è praticato da noi, ora come ora, nella striminzitissima percentuale dell'uno virgola uno per cento, molto meno di quanto avviene in Europa e negli Usa. Per molti esperti, se coatto o comunque pesantemente consigliato, l'affidamento congiunto sa di intrusione dello Stato, di bieca volontà sopraffattrice nella sfera privata. Livia Pomodo- ro, presidente del tribunale dei minori di Milano, si dichiara ad esempio «scettica», avverte questa eventuale misura come demagogica. E per Irene Bernardini l'affido congiunto dev'essere un punto d'arrivo, va promosso e facilitato, non imposto. L'affidamento in questione prevede che gli ex coniugi concertino ogni decisione che riguarda i figli, dalla più importante, come la scelta del tipo di scuola, alla più futile, come l'acquisto di una felpa: proprio per questa sua estensione e capillarità - dicono in molti - esso esaspera, fa scoppiare liti sempre più frequenti e furiose. E salta subito. Anche per questo sareb¬ be così poco applicato. Meglio allora limitarne il campo d'azione. Si è fatta così strada - in qualche proposta di legge - l'idea di un affidamento congiunto ma ben temperato, in cui gli ex coniugi si dividono i compiti. «La conflittualità diminuisce, perché non c'è più un genitore di serie A, quello affidatario, e un altro di serie B, quello non affidatario», assicura Marino Maglietta, presidente di «Crescere insieme», associazione che riunisce padri separati e madri separate. E' Maglietta il bardo di questa soluzione. Sostiene che in tal modo i padri, responsabilizzati, pagano addirittura di più. Lo proverebbero varie ricerche nel mondo. La figura del padre-bancomat, il padre che scuce denari e basta, tagliato fuori dalla cura dei figli, in futuro dovrebbe dunque subire, laddove possibile, un'eclissi sempre più accentuata. Sarà contento chi da tempo s'è impegnato nella rivalutazione proprio del padre: come Maurizio Quilici, un giornalista che a Roma ha fondato l'Istituto di studi sulla paternità (Isp), molto' apprezzato. Quilici ha sempre creduto «nella soluzione dei conflitti attraverso i mezzi della ricerca e della cultura». Speriamo davvero che i fatti gli diano ragione. Claudio Altarocca (Fine) «Se non ci si parla gli incontri davanti agli avvocati diventano brutali» I progetti di legge insistono anche sull'affidamento congiunto 2 ^GENITORI CONTRO^ I FIGLI E LA SEPARAZIONE FIGLI COINVOLTI NELLA SEPARAZIONE: 38,000 OGN! ANNO FIGLI COINVOLTI NEL 1994: 35.992 TRA 0 E 17 ANNI I 45/50% MENO DI 9 ANNI 30/33% TRA 10 E 14 ANNI 20% DI ADOLESCENTI ALLA MADRE AL PADRE CONGIUNTO ALLA MADRE AL PADRE CONGIUNTO 1990 . 92,0 6,7 0,9 1990 89,9 8,9 0,8 1991 92,2 6,5 0,9 1991 91,2 7,6 0,7 1992 90,6 7,3 1,6 1992 90,7 8,0 0,8 1993 91,5 6,2 1,4 1993 89,6 8,6 1,2 1994 92,1 6,4 1,1 1994 89,8 8,6 0,8 Sono circa 38 mila i figli coinvolti ogni anno nelle separazioni

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