I dossier delle spie di Mitterrand di Enrico Benedetto

Una cellula all'Eliseo intercettava telefonate di «potenziali traditori» FRANCIA Una cellula all'Eliseo intercettava telefonate di «potenziali traditori» I dossier delle spie di Mitterrand Su «L'Express» le informazioni per il presidente PARIGI DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Non sarà più possibile favoleggiare sui 165 dispacci top secret che una speciale, semiclandestina cellula dell'Eliseo fornì a Francois Mitterrand tra l'82 e l'88: «L'Express» ne pubblica 44, riservandoci non poche sorprese sui «poteri occulti» che il leader francese coltivò violando legge e privacy altrui. Il suo informatore capo, Christian Prouteau, non va per il sottile. Propone di uccidere senza mezzi termini Carlos e un mercenario che Parigi giudica pericoloso, spia il ministro neogollista Charles Pasqua, induce la televisione a deprogrammare un incontro con lo scrittore Jean-Edern Hallier, feroce antimitterandiano. L'Eliseo si vede inoltre riferire nelle presidenziali '88 i temi su cui Jacques Chirac intende attaccarlo in tv. Lo scandalo emerse sul finire dell'era Mitterrand. E l'interessato lasciò intendere che le sue talpe - alcune decine, in maggio¬ ranza gendarmi - esularono dal loro incarico assumendo iniziative personali. Per esempio le famose intercettazioni telefoniche sul medesimo Hallier, ma anche il reporter di Le Monde Edwy Plenel e l'attrice Carole Bouquet. Il magazine dimostra semmai il contrario. Mitterrand «sapeva». Per spremere gli avversari, presunti o veri, e ricavarne informazioni cui ispirare i «colpi bassi» della battaglia, mischiando il personale e il politico, era imbattibile. Le fiches distillano un bizzarro cocktail. C'è la protezione di Mazarine, la figlia naturale, su cui Prouteau indugia volentieri liquidando invece temi internazionali ben più significativi in un capoverso. 0 i misteriosi ladri, che visitano l'entourage presidenziale. Allarme. Cercano segreti, ma di che natura? A sorpresa, emerge un dossier Jospin. Ma il primo ministro non ha nulla da temere. All'epoca segretario ps, lo si designa come possibile vittima di un attentato. Con il suo «oui» autografo sul foglio, Mitterrand concede una sorveglianza particolare. Unico accenno significativo all'Italia, la noticina sull'euroterrorismo. Si ipotizzano legami ed alleanze tra formazioni eversive diverse, ma senza identificare le varie sigle. Prove? In materia, i dattiloscritti sono parsimoniosi. Non sapremo mai perché ci sia lo zampino di Gheddafi dietro le bombe coree. A rileggerle un decennio più tardi, le «soffiate» appaiono cumunque non troppo machiavelliche. Il successore di Georges Marchais quale segretario pcf sarà André Lejoinie, sentenziano gli 007. Ma l'ex delfino attende ancora la nomina, soffiatagli da Robert Hue. Più efficaci nei piccoli o grandi servizi che in campo analitico, i «protettori» offrono in lettura a Mitterrand i periodici con 48 ore d'anticipo sull'arrivo in edicola. Ne esce, il Presidente, come una sfinge cui non dispiacciono i metodi da basso impero. Calunnie? A giudicare dalle anticipazioni su «Le Monde», l'ammira- glio Pierre Lacoste - responsabile dello spionaggio transalpino nel quadriennio '82-'85 - propone mi ritratto analogo. Mitterrand non ignorava che per ostacolare Greenpeace i «servizi» erano decisi a lanciarsi in un'operazione clandestina. «Posso continuare i preparativi?», chiese Lacoste, ricevendo il via libera. Fu lo stesso Eliseo ad autorizzare la messa in opera, salvo prendere le distanze dopo il tragico scacco, della bomba sul Rainbow Warrior. «Wellington ci aveva sorpreso con le mani nel barattolo della marmellata», scrive il militare. Suggerì ai superiori di limitare i danni cercando il dialogo con la Nuova Zelanda. Ma, se non Mitterrand, vi si oppose con forza il ministro Charles Hernu (Difesa), lo stesso che - secondo il precedente scoop de «L'Express» - lavorava per Mosca. Enrico Benedetto L'ex presidente francese Francois Mitterrand

Luoghi citati: Francia, Italia, Mosca, Nuova Zelanda, Parigi