Alla conquista del greggio del Caspio di Maurizio Molinari

A Roma il presidente azero Aliev discute dell'oleodotto che porterà il petrolio in Europa A Roma il presidente azero Aliev discute dell'oleodotto che porterà il petrolio in Europa Alla conquista del greggio del Caspio L Italia firma un 'intesa da 4500 miliardi ROMA. L'Italia si avvicina all'oro nero del Mar Caspio. Nel suo primo giorno di visita ufficiale in Italia, il presidente dell'Azerbaigian, Gheidar Aliev, ha discusso a Palazzo Chigi con Romano Prodi i precari equilibri del Caucaso e quindi presenziato alla firma con l'Eni di un accordo del valore di 4500 miliardi di lire sullo sfruttamento di un vasto giacimento petrolifero off shore nel Mar Caspio. Aliev e Prodi hanno firmato una dichiarazione congiunta politica ed economica, seguita da una serie di intese, prima fra tutte quella sulla promozione e protezione degli investimenti. «La recente apertura di una nostra ambasciata a Baku - dice Piero Fassino, sottosegretario agli Esteri, ieri a fianco di Prodi - conferma la nostra proiezione verso quella regione». Stabilità politica e sviluppo economico sono stati gli argomenti affrontati da Aliev - eletto presidente nel 1993 dopo essere stato fino al 1987 vicepremier dell'Urss e dal 1969 al 1982 segretario del pc azero -, anche negli incontri con il Capo dello Stato, Oscar Luigi Scalfaro, ed i presidenti di Camera e Senato, Violante e Mancino. L'accordo petrolifero firmato dal presidente dell'Eni, Guglielmo Moscato, assegna all'Italia un posto di rilievo nella partita aperta fra Usa, Europa e Russia per lo sfruttamento degli idrocarburi del Caspio, che Mosca deve dividere con le sue ex Repubbliche asiatiche. L'intesa fra l'Agip, già presente dal 1994 in Azerbaigian nell'area denominata «Karabakh» davanti a Baku, e la società azera Socar prevede lo sfruttamento della zona marittima di Kurdashi, vasta 590 chilometri quadrati e con riserve stimate in 350 milioni di barili (su un totale nazionale di 1,2 miliardi di barili). Il protocollo prevede una fase esplorativa di tre anni ed una fase di sviluppo successiva di 25 anni. L'avvio della produzione di greggio avverrà nel 2003 ed un futuro accordo fra Agip e Socar regolerà la sua ripartizione. «Si tratta di un passo importante per il futuro della produzione petrolifera - ha commentato Guglielmo Moscato - che consolida la nostra presenza in Azerbaigian». Con la firma sul giacimento di Kurdashi l'Italia si ritrova anche in prima fila nella partita del nuovo oleodotto, destinato a trasportare il greggio verso l'Europa. A quello attuale, che collega Baku alla russa Novorossijsk passando per l'instabile Cecenia, è destinato ad aggiungersene un altro che dovrebbe essere assai più breve e sicuro, raggiungendo il Mar Nero sulla costa georgiana, nei pressi di Supsa. Sempre ammesso che, grazie agli sforzi diplomatici anche italiani, non si riesca a disinnescare la mina del Nagomo-Karabakh. In questo caso infatti Baku, attraversando l'Armenia, potrebbe collegarsi alla Turchia evitando la traversata del Mar Nero. Con Prodi a Palazzo Chigi, Aliev ha discusso proprio l'intreccio fra progetti energetici e difficoltà regionali. Affrontando in particolare la crisi del Nagorno-Karabakh, l'enclave in territorio dell'Azerbaigian teatro fra il 1988 ed il 1994 di un conflitto etnico fra gli azeri musulmani e gli armeni cristiani che causò 15 mila vittime e terminò solo con un cessate-il-fuoco che resta appeso un filo mentre un quinto del territorio azero continua ad essere occupato dagli armeni. L'Italia, attraverso il Gruppo di Minsk (che, sotto l'egida dell'Osce, comprende anche Usa, Russia, Francia, Turchia e Germania) segue da vicino la crisi, divenuta ora di nuovo incandescente dopo lo svolgimento delle recenti elezioni presidenziali nell'auto-proclamata (e da nessuno riconosciuta) Repubblica del Nagomo-Karabakh. In questa cornice Aliev ha chiesto a Prodi un «impegno per il ritorno della legalità nella regione». I recenti viaggi di Scalfaro e Prodi in Asia Centrale hanno d'altra parte confermato come l'Ostpolitik italiana si spinga oramai fino al Mar Caspio. Maurizio Molinari * 1 |Ìé|É ALTERNATIVE DELL'OLEODOTTO AZERBAIGIAN Una drammatica immagine di civili in fuga dal conflitto del NagornoKarabakh: l'Italia è impegnata in una mediazione fra Armenia e Azerbaigian anche per permettere il passaggio di un oleodotto nella regione contesa