« Busta con i safari elettorali »

« « Busta con i safari elettorali » «Serve un Presidente per inaugurare una piazza?» IL PRESIDENTE DELLA GIUNTA VENETA GIANCARLO Galan, al telefono che lo sorprende nel viaggio di ritorno da Roma a Venezia, ha il tono di uno che sa di averla fatta grossa, ma che non ha nessuna intenzione di pentirsi. «Il Tg2 ha detto che ho fatto marcia indietro - attacca -. Beh, si sbaglia, perché io non smentisco un bel niente...». Presidente Galan, non le sembra di aver esagerato? «No, guardi. A esagerare sono stati gli altri. La battuta su Scalfaro è venuta fuori in un consiglio regionale durissimo, dove le sinistre mi •accusavano còri arroganza e protervia. Mi criticavano perché non ho voluto partecipare alla manifestazione del governo a Venezia. E io ho detto che noi veneti siamo stufi dei safari elettorali dei notabili dell'Ulivo...». Sta dicendo che pure Scalfaro partecipa al «safari»? «Non ho mai detto questo, faccio solo notare che la decisione di venire a Mestre per inaugurare il restyling della piazza non ha precedenti in 51 anni di Repubblica. E che, sempre per combinazione, questa piazza si inaugura all'apertura dell'autunno elettorale. Ha visto Cacciari? Si è affrettato a dire che la passerella di Scalfaro non ha significati elettorali. Un bel modo di mettere le mani avanti. Evidentemente ha la coda di paglia». Messa così sembra che lei accusi il Presidente di prestarsi alle manovre elettorali di Cacciari. Sta dicendo questo oppure no? «Sto dicendo che possono nascere dei sospetti...». Lei a Verona era al fianco di Scalfaro. E ha detto che quella manifestazione le ricordava il fascismo. Ripeterebbe anche questa frase? «Non ho mai usato la parola fascismo. Ho detto che sembrava di essere ai tempi di Mussolini». Scusi, presidente, che differenza fa? «Ma era un modo di dire... Quella piazza era blindata, chi avrebbe potuto fischiare era tenuto lontano. Un po' come quando si dipingevano le facciate delle case perché passava il treno di Mussolini. Se Scalfaro viene a incontrare tutti i Veneti, non dovrebbe fermarsi alle facciate. 0 no?» Sta di fatto che il sindaco di Venezia e il presidente della Provincia si sono dissociati dalle sue affermazioni. Lei che cosa risponde? «Sono dichiarazioni che vengono esclusivamente dall'Ulivo. A Scalfaro, fanno più male che bene». Mi scusi, non le sembra di confondere i ruoli istituzionali con quelli politici? «Io? Sono gli altri che fanno confusione. Io a Verona a fianco di Scalfaro c'ero, e ci sarò anche a Mestre, sempre che lui non decida di stare a casa. Quello è il mio ruolo istituzionale. Ma nessuno può im¬ pedirmi di esprimere giudizi politici. Io mica critico Prodi, quando fa propaganda a Cacciari...». Sì, ma quando Prodi è venuto a Venezia lei si è rifiutato di riceverlo.. «No, la spieghi meglio, per favore. Prodi è venuto a Venezia a fare una manifestazione di partito, alla quale ha invitato solo quelli che erano dalla sua parte. Poi all'ultimo momento qualcuno gli ha fatto notare che non era carino ignorare il presidente della Regione, e allora ha chiesto di incontrarmi. Un po' come quando ci si accorge che a tavola ci sono 13 invitati e si chiama il primo che passa per fare il quattordicesimo. Io sono il presidente dei Veneti, il quattordicesimo al tavolo di Prodi non lo voglio fare». Napolitano ha detto che nessuno può dire al Capo dello Stato dove andare. Non pensa che abbia ragione? «Il signor Napolitano, un paio di mesi fa, è venuto a Venezia e non è venuto in Regione perché la giunta non era dell'Ulivo. Per questo si è pure beccato la protesta del capogruppo del pds, che lo ha accusato di non conoscere neppure Tabe del governo. Non credo sia la persona giusta per dare lezioni». Ma se qualcuno consigliasse a lei, che cosa fare e che cosa non fare, lei che direbbe? «Niente. E poi farei quello che mi sembra giusto. Dov'è il problema? Il mio non era un consiglio, ma un giudizio politico, che credo di avere il pieno diritto di esprimere». Si sincero, presidente Galan, lo rifarebbe? «Forse cambierei le parole, viste le polemiche, non certo i contenuti. E poi io le stesse cose le avevo dette a Verona, al capo del cerùnoniale di Scalfaro. E lui non è stramazzato al suolo, segno che non le mie parole non erano poi così scandalose». Lei però è stato criticato anche dal Polo. Ha visto? «Mastella mi ha dato dell'idiota. Ha perso un'altra occasione per stare zitto». Gianfranco Fini la accusa di fare il gioco dei secessionisti. Deve star zitto anche lui? «Ma no, nel nostro vocabolario la parola secessione non esiste. La Lega è becera, noi esprimiamo il malessere dei veneti in modo civile. Ma nessuno può negare l'esistenza di questo malessere. An, in Veneto, mi ha dato piena solidarietà». Presidente Galan, ha sentito Berlusconi? «Certo. E abbiamo parlato anche di questa storia». E che cosa le ha detto? «Questo lo chieda a lui. Di certo non mi ha censurato». Guido Tiberga «Il mio era un giudizio politico. Se dovessi ripeterlo, forse userei parole diverse Ma sui contenuti non smentisco nulla» «Le accuse vengono quasi tutte dall'Ulivo Qui da noiAn è solidale con me Ho sentito Berlusconi non mi ha censurato» Il presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro A sinistra, il presidente del Veneto Giancarlo Galan