Galan sfida Scalfaro, il Polo si spacca

Fini: è un aiuto ai secessionisti. Mastella: quante idiozie. Forza Italia invece lo difende Fini: è un aiuto ai secessionisti. Mastella: quante idiozie. Forza Italia invece lo difende Galan sfida Scalfaro, il Polo si spacca Anche Violante e Mancino a Mestre con il Capo dello Stato ROMA. A Mestre, a Mestre. Alla fine, dopo la sortita del presidente della regione Veneto Giancarlo Galan, l'appuntamento di martedì prossimo assume un'altra valenza. L'inaugurazione di una piazza diventa l'occasione per una «trasferta istituzionale»: al fianco di Scalfaro ci saranno i presidenti di Camera e Senato, Violante e Mancino. E ci sarà tutto - o quasi - l'Ulivo: ministri come Paolo Costa, e molti deputati. Nel centro sinistra c'è un coro pressoché unanime di critiche all'indirizzo di Galan. Solo dentro Rifondazione c'è chi non si sbraccia per difendere Scalfaro. E nel Polo? Grava un certo imbarazzo perché, tanto per cambiare, il centro destra si divide. Gianfranco Fini boccia il presidente della giunta regionale veneta, ma qualcuno nel suo partito non è d'accordo. Il ccd Clemente Mastella è ancora più du¬ ro del leader di An e parla di «idiozia istituzionale» di Galan. Forza Italia, invece, difende come può il suo esponente. Insomma, la «querelle» Scalfaro-Galan tiene banco. Se ne parla anche nell'aula di Montecitorio, proprio nelle ore in cui l'Ulivo si prepara all'appuntamento di martedì. Violante correda l'annuncio della sua presenza a Mestre con una critica all'indirizzo dell'esponente «azzurro» («atteggiamento marginale e sbagliato») e con un monito alla Lega, le cui tendenze secessionistiche, a suo avviso, si contrastano con «la determinazione, perché chi va oltre la tolleranza e la legalità deve essere punito sulla base delle leggi dello Stato». E del Carroccio parla anche Giorgio Napolitano. Il ministro dell'Interno si dice «preoccupato» per l'atteggiamento di Galan, invita le opposizioni ad avere «senso del limite», e poi, riferendosi alla Lega e all'ipotetico esercito della Padania, sottolinea: «Noi non sottovalutiamo nulla, neanche ciò che può apparire solo propaganda o smargiassate». Già, perché al centro di questa vicenda non c'è solo lo scontro istituzionale tra presidente di una regione e Presidente della Repubblica, uno scontro che spinge alcuni esponenti dell'Ulivo, come il presidente dei senatori verdi Maurizio Pieroni, a chiedere al governo di dimissionare Galan. Il nocciolo della questione è anche un altro e riguarda il modo in cui i partiti e le istituzioni si rapportano con il Carroccio. E la Lega, che lo ha capito bene, difende Galan. Spiega il senatore «lumbard» Francesco Tabladini: «Questi vogliono l'incidente. Scalfaro sarebbe ben contento se a Mestre qualcuno gli tirasse un pomodoro. Ci vogliono criminalizzare. Le forze dell'ordine ci controllano, siamo tutti spiati, io e gli altri miei colleghi cambiamo il numero del cellulare ogni tre mesi perché siamo intercettati. Comunque non cadremo nelle provocazioni. Il Presidente domani (oggi per chi legge n.d.r.) sarà a Brescia e io ho già detto ai miei: mi raccomando state attenti». Se per la Lega è facile stabilire una linea di condotta, per il Polo lo è assai meno. Dopo che i pidiessini Fabio Mussi e Pietro Folena sollecitano Gianfranco Fini a prendere le distanze da Galan, puntuale, giunge la dichiarazione del presidente di An. Un colpo al cerchio (Scalfaro) e uno alla botte: «Siamo stati molte volte critici - dice Fini - per gli interventi del Presidente. Ma Galan rischia di fare il gioco dei secessionisti». Nel Polo, però, e persino dentro An, le prese di posizione sono più articolate, perché l'impressione è che la «criminalizzazione» della Lega e il suo conseguente «isolamento» servano a uno scopo ben preciso. Dice Adolfo Urso, di An: «Scalfaro e D'Alema hanno evocato la Lega, e ora ne vogliono congelare i voti, perché sanno che in questo modo il centro destra non raggiungerà i consensi necessari per vincere l'Ulivo». Rincara la dose il forzitalista Marco Taradash: «Il disegno politico - osserva - è quello di impedire al Polo accordi elettorali con la Lega». E Ignazio La Rus¬ sa, a determinate condizioni, non esclude un dialogo con il Carroccio. Questi sono i motivi che spingono i due capigruppo «az- j zurri», Peppe Pisanu e Enrico La Loggia, a difendere - seppure non a spada tratta - Galan. Dice Pisanu: «Giancarlo è stato abbondantemente frainteso, e da taluni in perfetta malafede. Se si continua a criminalizzare la Lega, allora vuol dire che siamo al regime». Critico, invece, con il suo «collega» il presidente della giunta regionale piemontese Enzo Ghigo: «Io - osserva - non avrei mai fatto una cosa del genere». Un «antipasto» di Mestre, comunque, si avrà oggi a Brescia. Il Capo dello Stato sarà li e il «comitato di accoglienza in Padania», presieduto dal leghista Roberto Calderoli, intende portargli i saluti dei Lumbard. Maria Teresa Meli Napolitano chiede alle opposizioni di non smarrire «il senso del limite»

Luoghi citati: Brescia, Mestre, Roma