Mugello, si gira la Battaglia Invisibile

L'incontro del secolo rischia di trasformarsi in una partita tra vecchie glorie, unica vittima la politica L'incontro del secolo rischia di trasformarsi in una partita tra vecchie glorie, unica vittima la politica Mugello, si gira la Battaglia Invisibile Gabibbo-Ferrara insegue l'Eroe-Di Pietro, senza mai raggiungerlo DUE ITALIE CONTRO PIANA PEL MUGELLO DAL NOSTRO INVIATO Divertente, violento, ininfluente, grottesco. In una parola, italiano. E' il big match del Mugello, l'Italia del moralismo contro l'Italia del cinismo, entrambe figlie dello stesso padre: Alberto Sordi. Il campione dei moralisti non è un essere umano, ma un eroe. Un eroe, però, ridimensionato dal contatto smitizzante con la politica: dopo il primo comizio della sua carriera, Antonio Di Pietro non sembra già più (d'uomo del destino» e comincia invece ad assomigliare tristemente a Elio Veltri, il verboso portavoce amico suo. Neanche il campione dei cinici è un essere umano, ma un gabibbo. Un gabibbo, però, partito troppo in anticipo (si vota il 9 novembre) e che, come capita agli artisti, recita una parte che gli è già venuta a noia: dopo una settimana di inseguimenti ormai stucchevoli. Giuliano Ferrara è ancora senza avversario e comincia anche a essere senza pubblico, perche l'attenzione dei mass media bulimici ha inghiottito il Mugello in uno sbadiglio collettivo per spostarsi fra i sapidi veleni di Palermo. Cosi rincontro del secolo* rischia di trasformarsi in una partita di vecchie glorie, onuste di ricordi e di rancori, che in memoria del grande esule di Hammamet combattono nelle retrovie una sfida crudele e gratuita, mentre la guerra si decide altrove, lontano da qui e senza di loro. «La nostra è una sfida storica», ammette Ferrara, «nel senso che interessa più la storia che la cronaca». La cronaca registra una totale latitanza della politica. Le due Italie del Mugello si incrociano senza accettarsi, in uno spirito di faida tipicamente toscano, dove ogni fazione si attribuisce il monopolio della virtù e non ammette altro sentimento che il tifo. In questo clima si consuma lo stanco copione dello show: il Gabibbo che insegue l'Eroe per «prenderlo a panzate», l'Eroe che invita i suoi alla calma e si nasconde dietro lo scudo d'acciaio dei militanti pidiessini. Un rito che serve al- l'Eroe per mantenere un residuo di mistero e al Gabibbo per regalare alle truppe del centrodestra toscano, depresse da mezzo secolo di emarginazione, il brivido di una caccia al tesoro: «Segnatevi questi numeri anti Di Pietro e, in caso di avvistamento, telefonate immediatamente!». L'Eroe ha l'ufficio dietro la serranda abbassata di un negozio di scarpe e un altro sopra un circolo dell'Arci presidiato dai partigiani. Uno di loro, 76 anni, fiduciario dei mutilati di guerra, interrompe la partita a carte per intonare «Il mondo si incendia, compagni sorgiam!» ed è il segnale che «quell'adoratore del Dio Denaro», cioè Ferrara, ha fiutato la preda e sta entrando nel cortile, seguito dal solito caravanserraglio di telecamere, taccuini, cane bassotto e moglie affascinante e innamorata («Io lo trovo bellissimo!»). Adesso Ferrara e Di Pietro sono vicinissimi, ma irraggiungibili: fra di loro un metro di parete e cento facce che nessuna penna purtroppo può descrivere. Quella del barista del circolo, da sola, spiegherebbe la Toscana rossa meglio di un trattato. Ferrara: «Può chiamarmi Di Pietro?». Silenzio. «Posso telefonargli?». Silenzio. «Gli scriverò un messaggio. Ha una penna?». Silenzio. «Può andare a portargli questo biglietto?». Silenzio. «Quando è stato fondato questo bel circolo?». Silenzio. Poi, finalmente, una voce. «La cerca forse il gabinetto? Vedoche tiene un foglio di carta in mano». Primo Greganti, il mitico compagno G, al confronto era una recluta. Ogni tanto, per fortuna, il rito si interrompe. Succede quando i duellanti smettono di giocare a nascondino e alzano la voce. Ci eravamo dimenticati di quanto fosse forte, violenta, piena di foga. Ferrara dà allo «sfortunato rivale» dell'ignorante, dell'evasore fiscale e del vigliacco: «Faccia vedere il suo coraggio, quello che non ebbe in tribunale davanti a Craxi!». E profetizza al senatore ulivista Di Pietro un futuro marginale, «da super Ayala». Toccato sul vivo, «Super Ayala» smette di recitare la parte dell'Eroe in vacanza che si lascia ingozzare di dolcini dalle casalinghe del Mugello («Me ne fate un pacchetto per i miei figli?») e trasforma il primo e storico comizio di Campi Bisenzio in una requisitoria delle sue. Urla, gonfia la gola, si tormenta i mocassini sotto il tavolo, scaccia i fotografi fra gli applausi della piazza, che vede in lui il vendicatore postumo di lady Diana. «Io non so cosa significhi avere codardia!». Mette l'accento sulla «o» ma è troppo arrabbiato per accorgersene. «Sì, sono arrabbiato con chi si contrappone a me solo per fare un po' di show, di pagliacciate e di narcisismo. Io non ho mai sopportato gli agit prop!». E ci vuole proprio un pubblico di (ex?) comunisti, e di comunisti toscani, per spellarsi le mani dopo una simile affermazione. Rispondendo a un rifondista curzaiolq, che chiamerà per tutto il tempo «amico mio», Di Pietro esprime finalmente la sua linea polìtica, di «buono di destra» che sr%llea con «i buoni di sinistra» per quella che egli definisce «la battaglia finale». «Non dobbiamo darci spinate sui fianchi fra di noi, amico mio. Il nemico non sta a sinistra, ma da un'altra parte, fra coloro che a destra comandano i bottoni». E che oltre a comandare i bottoni e, si suppone, anche le asole, promettono milioni di posti di lavoro. «Sì, a chiacchiere!». Di Pietro strappa ovazioni per quello che dice, ma soprattutto per come lo dice: «Se io avessi preso anche solo 100 lire da Pacini, mi metterei dentro a vita». «Io sono una persona normale che ha amici normali, da uno dei quali mi son fatto prestare i soldi per comprarmi la casa, come succede in tutte le case delmondo». Ha finito. Agita verso il cielo una bottiglia d'acqua minerale: dopo anni di irfchieste, di proclami e di dimissioni non gli sono rimaste molte altre bandiere da sventolare. Massimo Grameliini CAMPIONI A CONFRONTO DI PIETRO 47 1,81 m 85 kg Una, in giurisprudenza Una Poliziotto, magistrato, docente, avvocato De Nessuna Due poliziotti e un funzionario del Pds ETÀ' ALTÉZZA PESO LAUREE LINGUE CONOSCIUTE CURRICULUM NELLA PRIMA REPUBBLICA VOTAVA MERCEDES USATE IN CAMPAGNA ELETTORALE SCORTA DEL CANDIDATO FERRARA 45 1,78 m 180 kg Nessuna e se ne vanta Quattro Funzionario di partito, anchorman tv, giornalista Pei, poi Psi Una La moglie e un bassotto Le bretelle rosse Il beduino Uno zainetto nero a tracolla LOOK ELETTORALE Una persona normale COME DEFINISCE SE STESSO Quel signore lì COME DEFINISCE L AVVERSARIO L'Alieno Meglio stare SLOGAN ELETTORALE Non ce l'ho con chi non con una brava persona di sinistra che con una cattiva di destra paga le tasse, ma con chi non le paga e poi viene a farci la morale _ ~—' '

Luoghi citati: Campi Bisenzio, Ferrara, Italia, Palermo, Toscana