D'Alema frena: nulla di vero

D'Alema frena: nulla di vero D'Alema frena: nulla di vero «Troppe voci e tentazioni di crisi» SAREBBE il corollario del solito verbale, del solito pentito che chiama in ballo, manco a dirlo, il solito cavaliere. Un altro déjà vù. I più attivi a diffondere il panico sono Alberto Acierno, un deputato di Palermo che pure il capogruppo dei forzisti Beppe Pisanu non reputa un genio, e quelli dell'ala dura del movimento, i tipetti come la Maiolo e la Parenti a cui non è mai andata giù l'idea della Bicamerale e che non hanno mai visto di buon occhio il rapporto con D'Alema. Sull'altro versante sono tornati ad agitarsi come un tempo, a parlare di politica sventolando avvisi di garanzia e carte bollate, i giustiziaHsti di sinistra. Anche loro hanno sempre considerato una riforma promossa da D'Alema e Berlusconi una sorta di inciucio, di mercato delle vacche. C'è da capire entrambi: gente del genere non avrebbe né arte, né parte in un paese ricondotto attraverso le riforme ad una condizione normale, dove non si fa politica agitando le manette e non si fa giustizia guardando alla politica. Altra scena. Chi sta mettendo a soqquadro l'area centrale dello scenario politico, chi sta destabilizzando il Polo, chi chiede a Berlusconi di sciogliere Forza Italia? Francesco Cossiga e il suo cenacolo, cioè personaggi come Carlo Scognamigho o come Mario Segni, gli stessi che neppure tre-quattro mesi fa avevano messo su il partito che voleva gettare a mare la Bicamerale e ricominciare tutto da capo. Accanto a loro agisce quella parte post-democristiana del Polo, quella dei Casini e dei Mastella, che non ha mai nascosto una certa allergia verso il bipolarismo e che da sempre sogna un polo di centro che gli consenta - è la cosa che gli interessa di più loro - di essere sempre al governo. Ultimo argomento, la riforma del Welfare. E' Rifondazione che guida le danze, che ripete un giorno sì e un giorno no che la crisi è alle porte. Se il confronto tra il governo e il sindacato segue la liturgia di ogni buona trattativa, quella per cui l'accordo si trova un attimo prima della rottura, Bertinotti e Cossutta stanno perseguendo, invece, una logica squisitamente politica: i postcomunisti hanno una grande difficoltà a dire sì ad un accordo che ne metterebbe a rischio l'identità, ma, soprattutto, che garantirebbe la stabilità necessaria per fare le riforme istituzionali e per rafforzare il bipolarismo. Sono attratti dal sogno di far saltare tutto, di rimettere in discussione questo governo e questo bipolarismo che non consentirebbe l'esistenza di due sinistre per molto tempo. Spiega Cossutta: «Se noi accettassimo il programma dell'Ulivo, tanto varrebbe entrare nella Cosa due e diventarne l'anima di sinistra. Ma noi non abbiamo questa prospettiva». Così piano piano nel governo e nei pds si fa strada l'idea che il rischio di una crisi sia vero. «Questa volta - diceva ieri a più di un interlocutore il presidente della Camera, Luciano Violante - non è una pantomima». Mentre da giorni Fabio Mussi, capogruppo dei deputati pidiessini, ripete: «Da sempre dico che è più probabile la crisi che l'accordo». E arriviamo al punto. Mettiamo insieme questi argomenti diversi, tutti questi dettagli, inseriamo in un computer le mosse di giustizialisti sfegatati, garantisti ad oltranza, nostalgici democristiani e comunisti. Sarà una pazza idea, ma seguendo il metodo induttivo si arguisce che tutti questi movimenti puntano a far saltare l'attuale equilibrio. Inconsapevolmente o consapevolmente, i destabilizzatori sono tutti coloro che non accettano l'accordo della Bicamerale D'AlemaBerlusconi-Fini, sono coloro che sono stati tenuti ai margini del patto del giugno scorso. C'è chi agisce contro Berlusconi, dentro e fuori il Polo, per spingerlo a denunciare quell'intesa. Più il cavaliere si sente in pericolo, più viene logorato e più accarezza l'idea di far saltate il tavolo. Quella frase che gli è sfuggita qualche settimana fa, «il bipolarismo è morto», più che un'opzione politica ne rappresenta lo stato d'animo. Sull'altro versante, quello della maggioranza, c'è chi comincia a pensare che c'è lo spazio per un gran rimescolamento, per far naufragare sul nascere il fragile bipolarismo italiano. L'occasione sarebbe ima crisi di governo ora. Quella sì che rappresenterebbe un bel detonatore per riportare le lancette indietro. Basta guardare alle mosse di Cossutta e dei suoi: sono giorni che i post-comunisti votano contro la maggioranza a cui fanno riferimento e - a sentire Giuseppe Tatarella coltivano buoni rapporti con i ecd di Mastella. In Bicamerale hanno votato contro l'art.56, alla Camera contro la riforma della scuola. E sempre più accarezzano l'idea della crisi. Spiegava ieri Massimo D'Alema ai suoi: «Rifondazione vuole tornare al proporzionale. La crisi di governo gli serve per rimettere tutto in discussione. Il meccanismo è pronto: loro la aprono e gli altri, quelli del centro-destra, si presentano subito per dire che sono disposti a governare. A noi non resterebbe che chiedere le elezioni. Ma saremmo messi con le spalle al muro: ci direbbero che la maggioranza per governare c'è, che bisogna pensare all'Europa. Se ci fosse la crisi ci vor¬ rebbero i cancelli per tenere fuori quelli che vogliono entrare in maggioranza. Sarebbe l'addio al bipolarismo, naufragherebbe tutto. Congetture' Forse, ma basta guardare in Bicamerale come gli imi e gli altri giocano di sponda». E già, un bel calderone per rimettere tutto in discussione. Magari rinascerebbe un bel Centro, qualcosa di simile al pentapartito e alla de. Cossutta potrebbe ricostruire qualcosa di simile al pei. E un Berlusconi stressato potrebbe essere posto di fronte a questa opzione: o la galera o una pensione sicura, naturalmente fuori dalla politica. A quel punto la Bicamerale finirebbe in soffitta e con lei le riforme. A che servirebbe? Tempo perso. Augusto Minzolini Il segretario del pds Massimo D'Alema «C'è tanta confusione quella dei boatos delle voci Ma date retta a me niente di tutto questo è vero» E per la Quercia è intervenuto anche Pietro Folena - pattare equilibri ed alleanze nella difficile partita che si gioca sul terreno delle riforme in discussione nella Bicamerale. la pressione investigativa. Secondo Cannella ai picciotti fu detto che ciò non avveniva perchè «c'era l'ostacolo del presidente della Repubblica Scalfaro». D'Alema frena: nulla«Troppe voci e tentazionpefaSilvio Berlusconi: «E' difficile perfino smentire qualcosa che non sta né in cielo né in terra» Silvio Berlusconi: «E' difficile perfino smentire qualcosa che non sta né in cielo né in terra»

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