Babilonia di M. Ven.

Babilonia Babilonia L'orgoglio è un disco CHICAGO. Diciamoci la verità. Gli ultimi dischi degli Stones - «Steel Wheels» nell'89 e «Voodoo Lounge» nel '94 - non sono stati granché. Debbono essersene accorti anche loro, e in un soprassalto d'orgoglio tentano oggi la difficile impresa di rimanere all'altezza di una fama che conta ormai 35 anni di vita con «Bridges To Babylon», che uscirà il 30 settembre e che in concerto viene appena accennato - tre brani in tutto - perché, come ha detto Mick Jagger parlando dei guai degli U2: «Uno dei più grandi errori è di cantare in concerto molte canzoni nuove. La gente si vuol divertire con ciò che conosce già». Si capisce che per «Bridges To Babylon» gli Stones si sono messi seriamente in gioco. Hanno preso una serie di produttori giovani; hanno succhiato per ogni brano energie diverse dai Dust Brothers che stanno dietro il successo di Beck e dei giovanissimi Hanson; da Danny Saber che ha tiralo su i Black Grape; e per esser più sicuri, hanno preso anche un superproduttore, Don Was. Come indossare cintura e bretelle. Dalla mescolanza di nuovo e vecchio sangue è uscito un disco più quieto del solito, ma anche più convincente. Keith Richards fa la parte del leone cantando tre delle canzoni più forti: l'intensa «Thief in The Night» e la divertente «You Don't Have To Mean It» in reggae; mentre l'ultimo brano, «How Can I Stop», è una di quelle ballate malinconiche che resteranno nella storia degli Stones anche per la sua commovente interpretazione. Resta un mistero che poi quando canta sul palcoscenico si ammosci come un soufflé. Jagger ci dà sotto invece dall'inizio, con il rocchettone «Flip The Switch»; ma poi anche lui si affaccia su una ballata dove appare più a suo agio: «Anybody Seen My Baby», il singolo ormai nelle radio (eseguita in concerto in un drum'n'bass tutto particolare, alla Stones). Il suo brano destinato a fare più strada sembra «Saint Of Me», su una melodia gospel, dove confessando (forse alla moglie texana) «Non farai mai di me un santo», tocca accenti di buona profondità, degni del suo passato. Non tutto il disco è un capolavoro. Ma ci sono dentro determinazione e forza, e lo si riascolterà con piacere nella prossima tournée (ammesso che ce ne sia un'altra, dopo la faticaccia di questa). [m. ven.]

Persone citate: Beck, Bridges, Danny Saber, Dust, Hanson, Jagger, Keith Richards, Mick Jagger, Voodoo

Luoghi citati: Chicago