Torino, cordata italo-francese per l'Aem Spa di Marco Zatterin
Torino, cordata italo-francese per KAem Spa Con Edison, Edf, Ifil Torino, cordata italo-francese per KAem Spa MILANO. Cordata italo-francese per l'energia di Torino: Edison (gruppo Montedison), Ifil (gruppo Agnelli) ed Electricitè de France (Edf) hanno infatti siglato un accordo per concorrere congiuntamente all'acquisto del 43% del capitale sociale dell'Azienda energetica metropolitana di Torino (Aem), di cui il Comune ha deliberato la cessione ad un investitore strategico. In particolare, Edison ed Edf concorreranno all'iniziativa per l'80% ed Ifil per il 20%. La capogruppo Montedison per l'energia e l'ente francese costituiranno una società comune, controllata per il 60% da Edison e per il 40% da Edf. La documentazione relativa alla partecipazione alla gara è stata inviata agli advisor nominati dal Comune di Torino, Imi e Bzw (Barcklays). La Edison sarà capofila della cordata. Ifil, dal canto suo, garantirà «un solido ancoraggio alla realtà torinese». Bei numeri, ma non bastano per dormire sugli allori. Nella mappa del «federalismo bancario» di Torina e Verona ci sono dei buchi, manca un piede in Lombardia, si potrebbe essere più forti in Piemonte, servirebbe qualche appoggio in più nel Triveneto. ((Andiamo a coprire questa lacuna - dice Biasi -. Se quello che costruiamo darà i frutti attesi, Unicredito può diventare un centro di attrazione per altre realtà: è dunque possibile che il riferimento lombardo possa essere trovato per aggregazione, senza alcun esborso di capitale». Potrebbero essere la Popolare Commercio e Industria o il Cab, come dicono le indiscrezioni? «Non c'è alcuna trattativa in corso per acquisizioni - risponde il veronese -. Restano però aperte altre e molteplici possibilità». «Io vorrei che le casse piemontesi partecipassero ad Unicredito», rileva il presidente torinese. Un buon proposito, ma difficile da realizzare. Di qui al '99, anno per il quale è previsto lo sbarco in Borsa, Unicredito lavorerà sulla «riorganizzazione delle partecipazioni» e magari su qualche dismissione. Primo obiettivo sono i Mediocrediti: il gruppo ne ha tre, che non essendo sovrapposti dal punto di vista territoriale, non saranno ceduti. Semmai verranno unificati in una sola struttura. «E' presto per dirlo, si vedrà» rispondono i due presidenti all'unisono. L'altra mira è piazza Affari. «Dobbiamo fare in fretta - promette Biasi - andremo tutti ad abbeverarci allo stesso momento, e si rischia l'ingorgo. Meglio arrivare primi e arrivare bene. Per gli investitori gli unici elementi che possono far pendere la scelta da un lato o dall'altro sono il progetto industriale ed i risultati economici». Siamo al terzo livello. Riorganizzare le partecipazioni, migliorare e ampliare la gamma di prodotti e servizi, e puntare ad una dimensione europea. Ci sarà un'antenna svizzera (a Lugano) per il private bariking, una società nuova per le opere pubbliche e un sistema informatico più consono alle esigenze formato Unicredito. E infine arriveranno i nuovi soci, con calma, magari anche grossi. «Con le Generali abbiamo già una collaborazione - sottolinea Biasi - il rapporto tra imprese bancarie e assicurative si fa sempre più stretto. Mi auguro che il ruolo delle Generali possa diventare ancora più incisivo». Si rafforzerebbe il gruppo, chiosa Comba, «si renderebbe ancora più appetibile la nostra unione per altri partner bancari». E si darebbe una mano allo spirito della federazione fra istituti, che conserva le tradizioni e traghetta il Credito verso le sfide del nuovo secolo. Marco Zatterin
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