«Serpico 2» la delusione

Doveva essere portato in ambulanza a Napoli: ha aggredito i militari che aiutavano l'autista a cambiare una gomma «Serpico 2», la delusione Amaro ritorno per il poliziotto eroe IL TRAMONTO DEL GRANDE ACCUSATORE A fianco, Al Pacino nel film ispirato alla vita di Frank Serpico. A destra, .. • il famoso poliziotto coinè è oggi NEW YORK DAL NOSTRO INVIATO Di solito, nel seguito di un film l'eroe ritorna con la stessa faccia e la stessa forza, invincibile come lo ricordavamo. Rambo è sempre Rambo. Indiana Jones è sempre Indiana Jones. Serpico, invece, non è più Serpico. Sarà che sono passati 26 anni, sarà che lo sceneggiatore non ha più fantasia e gli ha scritto le stesse battute di allora, sarà che gli avversari hanno una generazione di meno e tanta astuzia di più, ma stavolta Frank Serpico non ce la farà. Era un gran bel film (Sidney Lumet regista, Al Pacino attore protagonista), il seguito è solo uno spot pubblicitario della lotta alla corruzione nella polizia, del Consiglio comunale di New York e della biografia di Serpico appena uscita in edizione economica. Il testimonial è un uomo di 61 anni, con una bella faccia da naufrago riapprodato: la barba grigia, i capelli lunghi raccolti in una coda di cavallo, gli occhiali con le mezze lenti, gli stivali da cowboy e un abito grigio a righe venuto anch'esso dal passato. L'armadio è stato riaperto dopo 26 anni, dopo i colpi di pistola che l'agente Serpico si era preso (uno all'orecchio sinistro, che lo ha reso mezzo sordo, uno alla gamba destra, che lo ha reso mezzo zoppo), mentre i colleghi lo lasciavano solo perché imparasse cosa capita a chi rompe «il muro blu del silenzio» e denuncia la polizia di New York. Sono stati via una vita, Serpico e il suo vestito a righe. Sono tornati in una giornata d'inizio autunno per dire alla commissione comunale che «in tutto questo tempo è successa una cosa strana al dipartimento di polizia di New York: nulla». Il poliziotto che ha controllato la sua carta d'identità (a lungo, come se avesse davanti un pericoloso sconosciuto) era un bambino quando Serpico andò davanti alla commissiono Knapp a dire: «Dobbiamo far sì che un poliziotto corrotto abbia paura di un poliziotto onesto, e non viceversa». Eppure lo guardava con ostilità: è passata una generazione di «uomini in blu», ma Serpico non è stato perdonato, né lui né l'ex sergente Joseph Tromboli, che gli è stato a fianco 26 anni fa, gli era a fianco ieri e, curiosamente, aveva un vestito simile, una barba simile, gli stessi occhiali e ha lasciato la polizia per fare il prete. «Da quando sono tornato a vi- vere a Brooklyn - ha raccontato Serpico - accade spesso che qualche poliziotto mi riconosca: il più gentile ha minacciato di smontarmi l'auto pezzo per pezzo. Almeno, lasciava integro il mio corpo». Poi ha guardato i membri della commissione che l'ha convocato e ha detto: «Nessun Consiglio comunale è mai riuscito a risolvere il problema della corruzione e violenza nella polizia, ma questa audizione è meglio che niente». Ha aggiunto: «Il muro blu del silenzio è ancora in piedi. Ho invano sperato che nessun agente dovesse rivivere le mie frustrazioni e le mie angosce quando capii che i superiori non volevano ascoltarmi. Sto ancora aspettan¬ do quel giorno in cui un poliziotto corrotto avrà paura di un poliziotto onesto e non viceversa». Ha chiesto la creazione di un comitato indipendente che controlli la polizia, progetto bloccato dal sindaco Giuliani tre anni fa. «Ci sono già gli Affari Interni», rispose e risponde. Ma l'opinione corrente tra gli agenti è che «gli Affari Interni non riuscirebbero a trovare Topolino a Disney land». Eppure, di lavoro ne avrebbero. La commissione comunale è stata creata dopo lo scandalo del 70° distretto, quello in cui quattro poliziotti, il 9 agosto, seviziarono l'immigrato haitiano Abner Louima. Nel 1996 i reclami per uso della violenza da parte degli agenti sono stati 5596, le sanzioni: una decina. Mentre Louima lotta per rimettersi in piedi, è finito in ospedale il dominicano Norman Batista, picchiato durante un'irruzione. In una intervista sul «New York» un agente ha teorizzato apertamente che «la violenza è parte dell'equipaggiamento, come la radio e il distintivo». Quanto alla corruzione, l'ex sergente Joseph Trimboli ha assicurato: «I miei colleghi agli Affari Interni sanno che è tutto come un tempo, ma continuano a nascondere la spazzatura sotto il tappeto». Il tema è diventato centrale nella campagna elettorale per il voto di novembre che oppone 0 sindaco repubblicano Rudolph Giuliani alla sua improbabile avversaria democratica Ruth Messinger. Lei lo affronta, ma con moderazione: in fondo, nello stesso bagno del 70° distretto in cui quattro agenti hanno seviziato un immigrato, quattro anni fa altri due, tra cui una donna, furono colpiti dai proiettili di un sospetto che avevano trattato con troppa gentilezza. Lui, risolve tutto con una scrollata di spalle: «Il problema non esiste. Le accuse di Serpico riguardano un'altra epoca». Probabilmente ha ragione, non tanto sul problema, quanto su Serpico. Nella campagna contro la corruzione può essere un ottimo testimonial, ma un mutile te- stimone. La sua deposizione è servita solo agli avversari del progetto per la commissione di controllo. Fin troppo facile e ragionevole replicare: cosa ne sa questo signore barbuto, vissuto per anni tra le nevi svizzere, di come vanno le cose oggi, tra le pattuglie giù a Brooklyn? Che cosa, oltre al passato, lo legittima a parlare? Ma non è sul passato che si costruiscono le accuse. Per questo, oggi, il cittadino Frank Serpico è l'uomo sbagliato per la causa giusta. Critica il presidente Clinton, il sindaco Giuliani, i giudici e i responsabili dei dipartimenti di polizia, ma a che titolo? Ci vorrebbe un Serpico della nuova generazione, al suo posto, uno con 26 anni di meno e molte conoscenze dirette in più. Ventisei anni fa lo temevano, l'hanno combattuto ed esiliato, adesso è un'altra cosa. Adesso mandano in onda la storia della sua vita nel programma «Biography» intervistando i parenti orgogliosi e i vecchi compagni di scuola, i fotografi scattano alla sua uscita dall'audizione, i giornalisti fanno domande che lui si fa ripetere se provengono dal lato sinistro. «Riapparire in pubblico mi è servito - ha detto -. Ci sono cose che in passato ho detto a orecchie che non volevano sentire». C'è un altro film, in circolazione, sulla corruzione in polizia: «Copland», con Stallone. Anche lui è mezzo sordo. Nel finale, un agente corrotto gli spara nell'orecchio e c'è questa scena in cui i rumori svaniscono, lui va avanti come fosse sott'acqua e continua a camminare facendo fuori i «cattivi» o consegnandoli agli Affari Interni (Robert De Niro). Frank Serpico, invece, se ne va via bello dritto, sui suoi stivali da cowboy, con il suo libro sotto braccio. Qualcuno si volta a guardarlo. «Ma quello non è Serpico?». «E chi è?». «Uno che ha fatto un film tanti anni fa, quando i poliziotti a New York erano corrotti e violenti». Gabriele Romagnoli A 26 anni dalle denunce di corruzione degli agenti è ricomparso davanti a una commissione d'inchiesta «Nulla è cambiato a New York» La gente non lo riconosce il sindaco e altri politici lo osteggiano: «Non ha titolo per parlare, le sue accuse riguardano un'altra epoca»

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