Berlusconi e Fini firmano l'armistizio

Il leader azzurro, «travisate le mie parole». Il presidente di An: un fraintendimento, colpa dei giornalisti Il leader azzurro, «travisate le mie parole». Il presidente di An: un fraintendimento, colpa dei giornalisti Berlusconi e Fini firmano l'armistizio «Nessuna lite: ilproblema di Palermo è il clima avvelenato» ROMA. Silvio Berlusconi: «Le mie parole sono state travisate». Gianfranco Fini: «Non sono stato capito». Fini e Berlusconi insieme: «Va bene, allora diremo che sono i giornali che hanno frainteso». E' l'epilogo, anche sin troppo scontato, del breve colloquio che il leader di Forza Italia e il presidente di Alleanza nazionale hanno avuto ieri mattina dopo che il secondo aveva preso le distanze dal Cavaliere sull'attacco alla procura di Palermo. Un epilogo inevitabile, appunto, perché fittizio, nel senso che la vicenda è tutt'altro che chiusa. Giancarlo Caselli a parte, i rapporti tra i due capi del Polo non vanno granché bene, e onde evitare che questo problema appaia in tutta la sua evidenza, meglio, molto meglio dare la colpa ai giornalisti, che tanto ci sono abituati. Del resto è stato lo stesso Fini, qualche ora più tardi, a confidare ai fedelissimi qual ò stato il vero senso di quel colloquio: «Abbiamo messo - ha spiegato il presidente di An - una pezza a colori sul dissidio. Adesso dobbiamo impegnarci al massimo per le amministrative. Comunque la verità è che ormai il Polo va in ordine sparso, siamo frastornati...». Il colloquio tra Fini e Berlusconi, preceduto da una telefonata, è avvenuto nella sala della Regina dove si svolgevano i lavori della Bicamerale. E' stato alquanto freddino quello scambio di opinioni. «Non ho gradito quelle tue parole... sono state piuttosto incaute», ha esordito il Cavaliere. «Io gli ha replicato Fini - non potevo e non posso sostenere un attacco alla procura, posizioni di questo tipo sono insostenibili». «Guarda che io ho parlato di un clima pesante che c'è a Palermo, non ho attaccato Caselli», ha risposto Berlusconi. E il presidente di An, a questo punto, ha osservato: «Avevo capito che tu minacciavi di voler lasciare la Bicamerale, di non presentare un candidato a Palermo, che tu attaccavi i magistrati e sulla base di queste cose ho fatto quelle affermazioni». Insomma, sia Fini che Berlusconi si sono attestati sulla linea del «framtendimento», l'unica che potesse consentire loro di andare avanti insieme facendo finta di niente. A questo punto i due capi del Polo hanno deciso di far entrare in scena i giornalisti. Come imputati, rei di aver travisato i fatti. E come testimoni del loro ritrovato accordo. Fini e Berlusconi sono scesi dalla Bicamerale seguiti da un codazzo di cronisti, si sono diretti alla «buvette» di Montecitorio, e lì hanno «flirtato» sotto gli occhi di tutti. «Su me e Gianfranco - ha spiegato il cavaliere - si è fatta della fantapolitica... i nostri elettori poi ci credono, poverini». Quindi i due hanno affermato che il problema di Palermo è «il clima avvelenato». Il leader di Forza Italia ha poi citato i nomi dei testimoni che hanno assistito al colloquio tra lui e Giovanni Puglisi, cioè il candidato del Polo a Palermo che ha rinunciato perché - stando al Cavaliere - non avrebbe avuto il nulla osta della procura del capoluogo siciliano. Con Berlusconi, in quell'occasione, c'erano il suo assistente Querci, La Loggia, Gianfranco Miccichè e l'eurodeputato Di Prima. Puglisi ha smentito questa versione dei fatti. L'Aventino elettorale in quel di Palermo, comunque, è scongiurato e ieri, dopo la rinuncia di La Loggia, si parlava di una possibile candidatura di Achille Serra. Dopo aver rilasciato dichiarazioni su dichiarazioni, Fini e Berlusconi si sono lasciati. Il Cavalie¬ re, però, ha continuato a conversare con i cronisti. Prima ha sfornato il solito sondaggio. Poi ha polemizzato con un giornalista assente, Francesco Merlo, del Corriere della Sera, reo di aver scritto un editoriale sul declino del leader di Forza Italia. Una replica dura, quella di Berlusconi: «Tutti quelli che volevano farmi i funerali - ha detto - li ho sempre sotterrati». Anche ieri, perciò, Berlusconi ha fatto sfoggio di grande ottimismo. Nonostante le divisioni del centrodestra siano ormai più che evidenti. Ma il Cavaliere non intende mostrarsi preoccupato. Né per Fini, né, tantomeno, per Clemente Mastella e Pierferdinando Casini. Ieri ha «liquidato» così i ecd: «Quelli li ho inventati io, senza di me dove vanno?». Che nel centrodestra si passino dei brutti momenti lo dimostra anche il fatto che non sono previsti, a breve, vertici ufficiali. Non con il ecd, ma nemmeno con Fini. Giuliano Urbani, però, è convinto che non vi sarà spappolamento, perché, come l'Ulivo, il Polo è costretto a rimanere unito, causa mancanza di soluzioni alternative. Altri appaiono meno ottimisti e sembrano accontentarsi di tenere in piedi la baracca almeno per qualche altro mese: «Ci sono le amministrative, evitiamo almeno in questo momento di farci del male», ha detto ieri Fini a Casini. Maria Teresa Meli pgla fantapolitica... i nostri elettori poi ci credono, poverini». Quindi i due hanno affermato che il problema di Palermo è «il clima avvelenato». Il leader di Forza Italia ha poi citato i nomi dei testimoni che hanno assistito al colloquio tra lui e Giovanni Puglisi, cioè il gqsta versione dei fatti. L'Aventino vinto chemento, pelo è costcausa manative. Amisti e setenere inper qualcamministin questomale», hass-;- s W l Silvio Berlusconi con Gianfranco Fini A destra Cesare Previti

Luoghi citati: La Loggia, Palermo, Roma