I conti in tasca al benefattore dell'Onu di Franco Pantarelli

I conti in tasca al benefattore dell'Onu FINANZA L'analisi di un noto studio di commercialisti americani: ma sarebbero necessarie alcune condizioni aoI conti in tasca al benefattore dell'Onu Ted Turnerpotrebbe guadagnare dalla donazione di 1700 miliardi NEW YORK NOSTRO SERVIZIO Un miliardo di dollari alle Nazioni Unite per le sue azioni di assistenza ai Paesi sottosviluppati: la donazione di Ted Turner fatta l'altro giorno ha colpito molto. E' sempre il solito impulsivo, dicevano quelli che lo conoscono bene. Così come a suo tempo si gettava a corpo morto nel mettere in piedi la Cnn e tutte le iniziative collaterali, ora che la sua creatura è finita nel regno della Time Warner (in cambio del 12 per cento del pacchetto azionario e del ruolo di vicepresidente per lui), Turner si lancia con la stessa foga nelle azioni filantropiche, sconvolgendo il loro delicato equilibrio fra donazioni e deduzioni fiscali. Ma quella è stata la prima reazione. La seconda è stata quella di fargli i conti in tasca per vedere se quel miliardo do¬ nato alle Nazioni Unite fosse «davvero» un'opera di bontà e non, invece, un mezzo per guadagnare ancora di più. A prendersi la briga di farli, quei conti, è stato lo studio di Arthur Anderson e Joseph Toce, due di quei maghi delle dichiarazioni dei redditi cui si rivolgono quelli con tanti soldi da non ruscire neanche a contarli; e la conclusione cui è giunto è che sì, in effetti Ted Turner, almeno allo «stato dei fatti», è davvero un filantropo. Ci sarebbe, in realtà, la possibilità per lui di mettere le cose in modo da guadagnare dalla sua donazione il 10 per cento, vale a dire 100 milioni di dollari, ma per sfruttare quella possibilità dovrebbe fare una cosa che lui non ha fatto, e cioè versare la somma in azioni anziché in denaro, evitando così di pagare la tassa sul «capital gain» e risparmiando circa 10 milioni di dollari l'anno, che fanno per l'appunto 100 milioni alla fine dei dieci anni da lui indicati come il periodo in cui la donazione sarà diluita. Anche così, però, ci sarebbe una limitazione. Le donazioni danno diritto a sgravi fiscali solo se non superano il 30 per cento del reddito lordo di chi le fa. Siccome i conti dicono che difficilmente Ted Turner riuscirà a guadagnare 300 milioni in ognuno dei prossimi dieci anni, ecco che su almeno una parte dei soldi che lui ha deciso di da¬ re all'Onu dovrà comunque pagare le tasse. Insomma, per ricco che sia, non guadagna abbastanza per trarre profitto dai suo gesto. Così, un'indagine nata all'insegna del «troviamo le prove della sua colpevolezza», ha finito per trasformarsi in una forte prova della sua innocenza. Delle due l'una: o il magnate dei media - nonché marito di Jane Fonda - è davvero «buono», o la sua furbizia raggiunge livelli assolutamente ineguagliabili. E se dovesse risultare il secondo caso, vuol dire che Anderson e Toce non sono poi quei maghi che pretendono di essere. Loro, l'iniziativa di fare i conti in tasca a Turner l'avevano presa per evidenti ragioni pubblicitarie (si immagini cosa sarebbe accaduto se fossero riusciti a «stanarlo»). Ma così come si è conclusa, l'indagine rischia di risultare una pubblicità negativa. Franco Pantarelli Ted Turner che ha donato un miliardo di dollari alle Nazioni Unite

Persone citate: Arthur Anderson, Jane Fonda, Joseph Toce, Ted Turner, Toce, Turner

Luoghi citati: New York