La democrazia perfetta è a Manhattan

Un palazzo di 250 alloggi dove la vita viene regolata a maggioranza, per alzata di mano Un palazzo di 250 alloggi dove la vita viene regolata a maggioranza, per alzata di mano la democrazia perfetta è a Manhattan In un condominio di lusso al numero 23 della 73" Strada NEW YORK DAL NOSTRO INVIATO Sembrerebbe un palazzo. E', invece, l'ultima frontiera del federalismo. Più che ingegneria edile, ingegneria costituzionale: il vero epicentro della democrazia americana, il luogo (l'unico) dove la gente discute, fa programmi, vota, governa ed è governata, dove tutto è prescritto a maggioranza e la vita viene modificata (davvero) da un'alzata di mano. 11 palazzo, un palazzo di Manhattan, questo, per esempio. Siamo nell'Upper West Side, sulla sponda Ovest di Central Park. La strada è la Settantatreesima, il numero è il 23. Il palazzo si chiama Park Royai. Ha 250 appartamenti, un ingresso elegante non lampadari di due metri per due, marmi, due portieri messicani e due ascensori. Park Royal non è un semplice edificio, è una libera repubblica, uno stato nello stato di New York, con la sua autonomia legislativa, esecutiva e giudiziaria. Bisogna studiarsi l'ordinamento giuridico del palazzo come si studierebbe un testo di legge, perché questa è una forma istituzionale, la più perfetta e funzionante d'America. Park Royal ha il suo Parlamento, costituito dalla totalità degli inquilini residenti. Si raduna in assemblea due volte l'anno, a giugno o dicembre, nell'apposita, grande aula a fianco dell'ingresso. All'ultima elezione presidenziale ha votato il 49 per cento degli americani. All'ultima assemblea di condominio di Park Royal c'erano tutti: 100 per cento. Una volta l'anno l'assemblea elegge il governo (chiamato Board of Directors). I «ministri» sono sette. Prima delle votazioni presentano le candidature e, in assemblea, hanno dieci minuti per tenere il proprio comizio. Di solito vincono analisti finanziari che promettono tagli alle spese o avvocati che garantiscono rivalutazioni immobiliari con accorti interventi di ripristino. L'unico sempre in carica è «Mister Zoe», che all'anagrafe si chiama Zelkowitz, viene da una famiglia di immigrati polacchi, era proprietario di tutto Park Royal (quando la repubblica f;ra una monarchia, come da nome) e poi ha cominciato a venderlo, appartamento per appartamento, e adesso gli è rimasto il 41 per cento della superficie. Il governo dei sette regola l'esistenza degli abitanti del palazzo e ha l'ultima parola su tutto. Ma per le singole questioni, come in ogni ordinamento giuridico moderno, esistono le apposite commissioni permanenti, elettive. Ce ne sono cinqne. Quella che va consegnata alla storia del diritto è la «Commissione cani». Trattasi di commissione paritetica: ne fanno parte due amanti dei cani e due di gusti contrari. Essa delibera sul destino dei cani a Park Royal. Ci sono razze non ammesse: rottweiler, pastori tedeschi, pitbull, dobermann. E' stata da poco abrogata la regola che vietava di tenere cani più alti di 17 pollici, perché era finita perfino sul New York Tnnes Magazine, come esempio di follia legislativa (il settimanale faceva notare che uno yorkshire può fare, e di solito fa, molto pili chiasso di un San Bernardo). La commissione cani scheda tutti gli animali del palazzo: fototessera, nome, razza, peso, caratteristiche, generalità del veterinario, fedina penali; dove compaiono gli eventuali reclami presentati contro quel cane e le sanzioni inflitte (multe fino a un massimo di 500 dollari per schiamazzi, aggressioni, risse). Inoltre, la commissione delibera sui codici di comportamento dei cani all'interno del palazzo. La regola che merita di essere tramandata ai posteri ò questa: «Qualora un inquilino sia in ascensore, la porta si apra a un piano intermedio e compaia un altro inquilino con cane, l'inquilino già in mmm ascensore può chiedere all'altro di attendere il prossimo passaggio». E chiudere le porte sul muso suo e del cane. La regola, spiegano, vuole impedire che qualcuno, vestito di scuro per l'ufficio o la serata, si trovi peli di cane attaccati al soprabito. Poi c'è la potentissima «Commissione per le ammissioni», che decide il diritto d'ingresso di quanti, sospinti dalle maree della storia, cercano cittadinanza a Park Royal. Bisogna superare l'esame. Ci si deve presentare vestiti al meglio, ma nudi. Nel senso che bisogna faro bella impressione e rivelare tutto di sé, come neppure al confessore o all'amante. Bisogna mostrare la propria vita ai raggi X: reddito regolare, entrate di straforo, le case in cui si è vissuto, le auto che si sono guidate, conti correnti, conti in sospeso, inclinazioni politiche e sessuali. La Commissione ascolta. Quella di Park Royal non annota nulla. Interrogatorio senza verbali. Negli Stati Uniti sarebbe irregolare, a Park Royal no. Vogliono evitare che si ripeta il caso accaduto in un palazzo a Sutton Place, dove rifiutarono un aspirante inquilino (senza motivazione, poiché non è dovuta) e si videro chiedere l'esibizione del verbale, dove era scritto e sottolineato «afroamericano». La libertà di negare il «diritto d'asilo» è ritenuta inviolabile per le Commissioni d'ammissione di Manhattan. Quella del «SanRemo», su Central Park West, la esercitò nei confronti di Madonna, quella di un palazzo al numero 950 di Park Avenue l'ha fatta valere a danno di Bryant Gamble, noto conduttore di «Today Show» sulla Nbc, nero. C'è un palazzo a Soho, al numero 451 di Broome Street, che richiede un «Artist's Certificate»: per abitare lì bisogna dimostrare di essere un artista. Fotografi e pittori debbono presentarsi con i cataloghi delle mostre, gli scrittori con i libri pubblicati e le recensioni (ma sono accolti anche se stroncati). L'accesso a Park Royal è, al confronto, una formalità: la Commissione ha accettato all'unanimità, superato l'imba¬ razzo iniziale, Monte e Bill, coppia gay (ma ricca), e rifiutato un ragazzo di vent'anni un po' sospetto, perché da soli tre mesi lavoratore fisso. Magari si temeva che non avrebbe potuto coprire con tappeti l'80 per cento della superficie, come da legge interna. Le altre tre Commissioni permanenti si occupano della sicurezza, delle emergenze e degli arredi nelle parti comuni. Cosa semplice quest'ultima, direte voi. Lo pensava anche l'uomo che propose la moquette per i corridoi: beige, neutrale, classica. «Over my dead body», dovrete passare sul mio corpo, disse il presidente della Commissione arredi. E avviò la procedura referendaria prevista dalla «Costituzione». Sei mesi di consultazioni tramite schede nell'urna della cassetta postale. Primo test: «Barrate il colore che preferite tra i ventiquattro sottoindicati». A seguire: scelta dello spessore, della trama, del filo. Ogni volta, raggiunto il quorum. Alla fine, comprata la moquette più democratica del mondo. La notizia apparve in prima pagina sul giornalino trimestrale del palazzo. Quando poi insorgono nuovi problemi, si nomina la Commissione speciale: per l'ascensore, la costruzione della palestra, il rinnovo della lavanderia. Anche questa è un'istituzione sacra. Avere una propria lavatrice in casa è vietato quasi ovunque. Tutta Manhattan ricorda ancora la storia di un rivoltoso che ne comprò una e raccomandò al negozio di imballarla nel cartone di un televisore per ingannare la vigilanza, poi il cartone si sfasciò nella hall, la lavatrice fu rispedita al negozio e il trasgressore messo alla gogna. Tutti in lavanderia, per forza, con la propria sacca, lì ad aspettare l'ultimo ciclo, nell'unico posto dove gli inquilini di un palazzo abbiano tempo per conoscersi e, perfino, intrecciare relazioni: l'amore ai tempi del candeggio. E' accaduto anche a Park Royal, dove non solo è permesso innamorarsi tra gli oblò, ma, perfino, con moderazione, fumare in casa propria. Sembra poco, ma altrove chi si accende una sigaretta nel salotto vede arrivarsi un inserviente che, su richiesta dei vicini preoccupati del fumo passivo, gli sigilla la porta d'ingresso. Questa libertà vale per ora, sempreché alle prossime elezioni non si presenti una pasionaria anti-fumo. Le primarie sono già cominciate. Bill Clinton è un signore che abita lontano e gioca con il mappamondo. A Park Royal, Manhattan, la vita dipende piuttosto da Mister Zee. Gabriele Romagnoli Park Royal non è un semplice edifìcio. E" una libera Repubblica, Stato nello Stato con autonomia legislativa e anche giudiziaria Il «Parlamento» si riunisce ogni sei mesi nell'aula apposita L'assenteismo è zero. Nomina 7 ministri e 5 commissioni La commissione cani è formata da due amanti degli animali e due che non li amano. Multe di 500 dollari per i latrati E' permesso fumare in casa propria (moderatamente) Ma dopo le prossime elezioni questo potrebbe cambiare L'ingresso del grande condominio «Park Royal» a Manhattan. Nella foto grande uno scorcio di Central Park e qui accanto una mappa del parco |FOTO GIOVANNI MATTA E ROBERTO APOSTOLO)