La strage infinita di Algeri: 250 morti

Annientato un villaggio alla periferia della capitale/Ancora una volta i soldati sono arrivati con ore di ritardo Annientato un villaggio alla periferia della capitale/Ancora una volta i soldati sono arrivati con ore di ritardo La strage infinita di Algeri: 250 morti E' il massacro più sanguinoso degli ultimi cinque anni ALGERI. L'ala della morte del terrorismo islamico è passata ancora una volta in Algeria mietendo in modo orrendo altre 250 vite, per la maggior parte di donne e bambini. Baraki, un popoloso quartiere della cintura di Algeri, bastione del fondamentalismo, è stato investito lunedì notte da un gruppo di fanatici religiosi armati di coltelli, asce e fucili che ha sgozzato, decapitato, fatto a pezzi e bruciato le vittime. Chi tentava di scappare veniva abbattuto a fucilate, chi resisteva veniva arso dentro le case dove si era barricato. Ieri mattina, testimoni scampati all'eccidio hanno raccontato di aver visto lunghe file di cadaveri allineati dai soccorritori nella palestra di una scuola del quartiere. Il bilancio della strage fornito dalle autorità è più contenuto e denuncia 85 morti e una sessantina di feriti, alcuni dei quali molto gravi. «Le vittime sono oltre 200 - hanno detto i testimoni - tanti sono i corpi che abbiamo contato e non erano tutti». Sul luogo della strage, circondato dalle forze di sicurezza alle prime luci del giorno, una bolgia infernale. Parenti venuti a cercare i loro cari, ambulanze, mezzi di soccorso di ogni tipo, e poliziotti. Chi è sopravvissuto alla strage è emigrato in massa: da ieri la strada che esce da Bentalha è intasata da autovetture e furgoni carichi di mobili, elettrodomestici e masserizie. Quasi nessuno dei fuggiaschi, intervistati lungo la strada, sa dove andare: «Non abbiamo scelta - ha diclùarato un padre di famiglia -. E' meglio andare via e mettere in salvo la nostra vita e quella dei nostri figli». La strage di lunedì è la più sanguinosa mai perpetrata in cinque anni di guerra dagli estremisti islamici dopo quella dello scorso 28 agosto a Rais, sempre alle porte di Algeri, in cui le vittime sono state circa 300. Dopo la notte di sangue c'è stata anche un'esplosione. Almeno una persona è morta e altre sono state ferite ieri mattina dall'esplosione di un ordigno in un caffè a Reghaia, 30 chilometri ad Est di Algeri. Secondo diverse testimonianze, l'attentato è avvenuto poco dopo l'apertura del locale e la vittima è un uomo. Poche ore prima dell'eccidio, lunedì, il primo ministro Ahmed Ouyahia in un dibattito con il pubblico trasmesso dalla televisione aveva ribadito la linea ufficiale sul terrorismo del governo e del presidente Liamine Zeroual. «E' un fenomeno residuo aveva detto - che non ha più alcuna speranza. Ci impegniamo a sradicarlo del tutto». Il terrorismo ha in Algeria da un po' di tempo a questa parte un andamento altalenante con picchi costellati di stragi e bom¬ be alternati a periodi di quiete, ed è soprattutto diretto contro civili in aree storicamente bastioni dell'integralismo. Le ripetute «mattanze» hanno seminato il panico nella popolazione. «Mai vista nel Paese una paura così diffusa - dicono osservatori da tempo in Algeria -. Siamo sull'orlo del panico. Non vi era tanta incertezza neanche negli anni più duri della guerra civile». C'è nel Paese chi liquida la situazione come «frutto di pura follia». C'è chi invece si pone delle domande. «Per uccidere decine e decine di persone ci vogliono delle ore - dicono gli osservatori -. Come è possibile che le forze di sicurezza non intervengano?». E aggiungono: «Gli assalitori sparano e danno fuoco alle case. Le fiamme sono visibili a grande distanza, senza contare che esistono i telefoni». E cerca di darsi anche delle risposte. «Organi di stampa stranieri hanno riferito di una tregua tra il potere e l'Esercito islamico di salvezza (Ais) aggiungono gli stessi osservatori - il braccio armato del disciolto Fronte islamico di salvezza (Fisi. L'altra formazione terroristica, Il Gruppo islamico di salvezza (Già) - proseguono - si è sentito tradito e si vendica facendo stragi nelle aree controllate dal rivale che gli risponderebbe contraccambiando, nella calcolata indifferenza delle autorità». Secondo altri analisti, il potere e diviso sulla strategia da opporre al fondamentalismo islamico. Si va dagli «sradicatori» ai «trattativisti» che intervengono quindi sul campo con ottiche diverse. Le divisioni spiegherebbero anche la quasi totale mancanza di informazioni ufficiali sul terrorismo che trapelano solo grazie alla stampa locale. Ieri il direttore generale dell'Unesco Federico Mayor ha lanciato un appello alla comunità internazionale: «Non dobbiamo permettere che l'indifferenza taccia il gioco degli assassini». Sollecitando «una protesta unanime contro queste azioni criminali dirette contro centinaia d'innocenti», Mayor ha dichiarato: «La condanna deve essere generale. In tutti i Paesi si deve dire no a questi massacri». [Ansa] Donne e bimbi sgozzati, decapitati, bruciati Chi cercava di fuggire è stato finito a fucilate Il dolore di una donna dopo il massacro. A lato un'auto bruciata in una strada di Ben Talhaa, vicino a Baraki

Persone citate: Ahmed Ouyahia, Ben Talhaa, Federico Mayor, Liamine Zeroual, Mayor, Rais

Luoghi citati: Algeri, Algeria