Ferrara bussa da Prodi: parlo di storni di Maria Grazia Bruzzone
Mugello, il candidato del Polo apre la campagna con i problemi della caccia Mugello, il candidato del Polo apre la campagna con i problemi della caccia Ferrara bussa da Prodi: parlo di storni «Voglio buttare Di Pietro giù dalpiedistallo» ROMA. Davanti a una (piccola) granita di caffo con panna, nel fresco della sala da tè del bar Giolitti, a un passo da Montecitorio, Giuliano Ferrara prende fiato. E' appena sceso dal treno che lo ha riportato temporaneamente a Roma per un incontro lampo con Romano Prodi. Che c'entra Prodi col Mugello? Giulianone tuffa il cucchiano nella motagnetta di panna. «Un saluto di cortesia, all'inzio della mia campagna eletlorale. E poi... parleremo di uccelli» ammicca. «Sì, proprio di storni e passeri». Ferrara racconta come ha deciso di abbracciare la causa dei cacciatori, lobby trasversale potente in Toscana, oggi furiosi col governo per via di un decreto voluto dai Verdi, che impedisce loro di cacciare passeri e storni. "Sono venuti a trovarmi i rappresentanti di Federcaccia e Arcicaccia, più un uomo intelligente e colto che si chiama Brunetti ed è il capo delie associazioni venatorie. Mi hanno chiesto di fare quel che potevo perché nella conferenza Stato-Regioni che si apre il 25 settembre si restituiscano le competenze alle Regioni». E lei? «Ho risposto che non vado a caccia dei loro voti, ma non ho problemi a trattare con la lobby verde, penso che i cacciatori siano i migliori difensori dell'ambiente perché lo conoscono davvero, lo popolano, lo difendono, lo proteggono. In Maremma, se non fosse per i cacciatori che sparano ai cinghiali, non esisterebbero i campi di grano. E ho trovato persino uno che si ricorda del "mi babbo" che andava a sparare in Toscana». La granita è sparita. Ferrara strizza l'occhio furbissimo: «Io che non sparo ai passeri perché non sono cacciatore, amo i cacciatori e penso che vadano prò- tetti, mentre il mio sfortunato rivale (Di Pietro, ndr) è cacciatore, ma va a braccetto con i Verdi». Eccola, l'ombra incombente del Rivale. «Avesse almeno il coraggio di dire: io sono cacciatore. Ma è fatto così. E' intransigente, ma ha delle cadute di stile; fa la morale al mondo, ma ha delle cose da nascondere; si proclama coraggioso, ma ha paura di incontrare un candidato a mani nude. E i Verdi stanno con lui, dimenticandosi che era il ministro della variante di valico, che vedevano come fumo negli occhi». L'ombra di Di Pietro si materializza. «La cosa più divertente è che io ci sono, ma lui non c'è. Il prefetto guatemalteco non lo si vede. E' scortato e protetto, su di lui vigilano gli apparati di sicurezza, di partito, di tutto. Nell'ultima rubrica di Oggi mi sembra un uomo impaurito». Teme il confronto? Lampeggiano gli occhi di Giuliano: «L'importante è tirarlo giù da quel piedistallo di acciaio. Certo, che se alla fine non ci si arriva, la cosa si fa grave». Ormai è l'ora di andare da Prodi. Però la voglia di stanare il suo antagonista, a Ferrara si legge in faccia. Usa una similitudine venatoria. «Lui è la spinosa, l'istrice, io cerco di entrare nella sua tana ma lei tira fuori gli aculei». Si avvia verso palazzo Chigi. Ai poliziotti che lo fermano dice: «Ho un appuntamento con Prodi». Controllano e il portone lo inghiotte. Riemerge dopo una mezz'ora, accompagnato dal comunicato ufficiale di rito. «Il presidente del Consiglio ha ricevuto il direttore del Foglio Giuliano Ferrara». Nessun accenno al candidato anti-Tonino. Una prudenza che la dice lunga su quella vecchia volpe di Prodi. Maria Grazia Bruzzone
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