U2, un miracolo di pace a Sarajevo di Giuseppe Zaccaria
Immigrati/ slitta il diritto di voto Al concerto migliaia di giovani croati, serbi e musulmani dimenticano gli odi e la guerra U2, un miracolo di pace a Sarajevo SSARAJEVO TASERA «Miss Sarajevo» è sugli spalti di uno stadio. Jeans e maglietta leggera, applaude e piange alla canzone che gli «U» le dedicarono due anni fa. E' vestita come tutte le teenagers del mondo, in tono appena più dimesso, moltiplicata per quanti sono i giovani che superata la guerra adesso lottano con la nebbia che li inghiotte. Gli «U2» a Sarajevo sono qualcosa in più di un grande avvenimento musicale. Qualcosa di più serio e importante anche della solidarietà, della testimonianza, delle parole più o meno vuote che per anni hanno accompagnato il dissolversi di questa terra. Dimostrano attenzione. Cinquantamila giovani che calano da tutta la ex Jugoslavia non sono ancora il segno di una convivenza ritrovata. E' vero, per tre giorni la Bosnia ha sospeso i visti per gli sloveni, ci sono autobus che giungono anche da zone serbe. Sono autobus senza targa, però, scortatissimi, se ne andranno immediatamente. A Pale, piuttosto, la vendita dei biglietti è stata bloccata. Ne hanno venduti appena tredici prima che le autorità bloccassero la distribuzione per «ragioni di sicurezza». Chissà se quei tredici ragazzi serbi stasera hanno potuto lasciare per qualche ora le loro montagne. A Belgrado, la tv parla di tutto tranne che del concerto, ed anzi per l'occasione sommerge il pubblico di «turbo OGGI di Guido Ceronetti ... nell'aereo che mi riportava a casa dopo un lungo giro nelle capitali del Nord, mi stavo godendo un film con Stantio e Ohio, meravigliosi pagliacci, quanto bene hanno fatto all'umanità, che gioia poterli vedere e rivedere e sapere che ci saran per sempre. Federico Fallirti // viaggio di Mastarna, 1992 folk», la più ottusa e smarrita tra le forme musicali postbelliche. Sono irlandesi, gli «U2», e nella storia delle divisioni questo conta qualcosa. Il loro leader, Bono, trascorse l'ultimo dell'anno a Sarajevo, e anche certi ricordi hanno valore. Però a Sarajevo come a Mostar oggi non è vero che rock significhi libertà: può essere parentesi di gioia, momento di oblio, nient'altro. Dopo aver sofferto una guerra combattuta dai trentenni, i ragazzi della ex Jugoslavia stanno subendo uno «choc» forse ancora più profondo. Si sentono, e sono, degli esclusi. L'Europa non li vuole più, l'emergenza guerra è finita, la loro vita continua ad impoverirsi, si allontana sempre più da quella dei giovani come loro. Gli «U2» hanno presentato lo stesso spettacolo che fa il giro del mondo. Per una sera l'Occidente è parso meno lontano. Giuseppe Zaccaria
Persone citate: Federico Fallirti, Guido Ceronetti
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