A CARIGNANO CANTOREGI HA VENTANNI di Monica Sicca

A CARIGNANO A CARIGNANO CANTOREGI HA VENTANNI 77 mondo contadino narrato nelle «Storie di mezzanotte» IL «Progetto Cantoregi» compie vent'anni e li festeggia con una novità ispirata alla campagna, al mondo contadino, ai racconti di una volta alla luce delle stelle: nasceranno così le «Storie di mezzanotte. La stalla, l'aia: le veglie», pensate e dirette da Vincenzo Gamna, instancabile anima di questa singolare associazione teatrale di Carignano, che ospiterà l'allestimento nell'ambito di «Carignano Porte Aperte», il 20 settembre alle 22,30 al Circolo Borgovecchio. E' una storia che s'inizia tanto tempo fa, quella del teatro a Carignano, molto prima che Gamna, una vita da regista in Rai, si ritirasse nella piazzaforte sabauda, suo paese d'origine, per cominciare il discorso del teatro di strada. Una storia che parte due secoli prima, quando alla fine del Settecento i Savoia Principi di Carignano decisero la costruzione di un teatro e ne affidarono il progetto a Pietro Maria Cantoregi. Ma il teatro non venne mai costruito, e il progetto restò nel cassetto finché Gamna ne ha ripreso il nome: «per ricordare che il teatro a Carignano era rimasto un'idea e che da quel momento si poteva riprendere il filo interrotto dai mancati finanziamenti - ricorda il regista -. Ci premeva, allora come oggi, affermare la validità del teatro popolare come modo per fare cultura, come mezzo per proporre e discutere tematiche sociali importanti, coinvolgendo anche la gente nella preparazione e nella realizzazione». Così, da «Proibito invecchiare», passando per «Na scodela 'd fioca», «Le mani vuote» o «Il Carmagnola - tragedia povera di Comici e Contadini» solo per citare alcuni titoli, si arriva ai grandi allestimenti degli Anni 90 - che vedono al lavoro al fianco di Gamna il giapponese Koji Miyazaki - come «Nebbia», realizzato con centotrenta attori non professionisti a raccontare il dramma dell'immigrazione, oppure il «De Peste», frutto di un laboratorio nelle scuole che da Manzoni arriva all'Aids, e da ultimo il suggestivo, drammatico allestimento ispirato a «L'Istruttoria» di Weiss, il cui titolo rievoca la matricola di Primo Levi ad Auschwitz, «IT174517». Adesso, per festeggiare, Gamna ha deciso di ritornare a sondare il mondo contadino, di ripercorrere la tradizione favolistica piemontese in forma di spettacolo, «per ritrovarsi, per rimettersi al passo con la propria storia, per rivivere le emozioni della veglia contadina, per recuperare la ricchezza di una cultura orale spesso trascurata», spiega. Saranno racconti fatti con semplicità, ricchi di immagini ingenue ma incisive, che parlano della paura della morte, della bontà, dell'Inferno e del Paradiso, alla luce fioca di una lampada ad olio, sorretti per l'occasione dalla fisarmonica del maestro Carlo Artero, che sceglierà arie e canzoni della tradizione popolare piemontese. Monica Sicca

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