«Hubble» stana una pulsar

«Hubble» stana una pulsar «Hubble» stana una pulsar E' la settima (su 700 note) identificata otticamente quali è stata la famosa Pulsar del Granchio all'interno della nebulosa omonima nella costellazione del Toro. L'osservazione di uno di questi oggetti nella banda visuale costituisce, quindi, un evento assolutamente eccezionale. Recentemente, è stata osservata una settima pulsar, nota con il nome di catalogo di PSR1055-52. La scoperta è stata riportata da un gruppo di astronomi milanesi dell'Istituto di Fisica Cosmica del Cnr del quale fanno parte, oltre a chi scrive, Patrizia Caravero e Giovanni Bignami. Come è facile immaginare, l'impresa non è stata delle più semplici. Alcuni tentativi sono stati effettuati negli anni precedenti utilizzando uno dei più potenti telescopi dell'emisfero australe: il New Technology Telescope (Ntt), dell'Osservatorio australe europeo (Eso), a La Siila sulle Ande cilene. Le stelle collassate di solito sono osservabili solo in onde radio e raggi X Sfortunatamente, l'osservazione si è subito rivelata molto più complicata del previsto. La pulsar, infatti, ha il pessimo gusto di trovarsi nelle immediate vicinanze di una stella almeno 100 mila volte più brillante e questo rende ancora più difficile rivelarne il debole flusso luminoso. Per fare un esempio, sarebbe come voler individuare la luce di un fiammifero sullo sfondo di un faro potente. La situazione è peggiorata dalla presenza dell'atmosfera terrestre. Per effetto delle turbolenze atmosferiche, l'immagine della stella vicina tende ad allargarsi fino a coprire praticamente la pulsar. Si tratta, quindi, di una osservazione estremamente difficile, praticamente proibitiva per i telescopi terrestri anche sfruttando le migliori condizioni atmosferiche. L'unica possibilità per individuare PSR 1055-52 era, quindi, quella di tentare un'osservazione dallo spazio con il telescopio spaziale «Hubble». Così è Dtato. L'osservazione è stata eseguita lo scorso maggio con lo strumento Foc (Faint Object Camera) per una durata totale di circa 2 ore e mezzo. Per diminuire il rischio di «contaminazione» da parte della stella vicina l'osservazione è stata effettuata usando un filtro sensibile alla radiazione e messa nel vicino ultravioletto dove ci si aspetta che la pulsar sia più brillante della sua vicina. L'osservazione è riuscita al di là delle più ottimistiche previsioni. Le immagini trasmesse a terra dal Telescopio Spaziale mostrano chiaramante debole una sorgente puntiforme (magnitudine 25) al centro del campo di vista dello strumento esattamente nella posizione prevista. Non vi sono, quindi, dubbi che si tratti proprio di PSR1055-52. Quali processi fisici permettono alle pulsar di brillare nella banda ottica? Nelle pulsar più giovani si tratta di radiazione di sincrotrone che viene emessa da particelle cariche quando si muovono nell'intenso campo magnetico della pulsar. L'efficienza di questo processo, però, diminuisce rapidamente con l'età ed è trascurabile per le pulsar più vecchie, come PSR1055-52 (cinquecentomila anni). La luminosità ottica di queste pulsare, invece, è dovuta interamente alla superficie della stella di neutroni, che si raffredda irradiando nello spazio il proprio calore latente. Roberto Mignani Istituto di fisica cosmica Cnr, Milano

Persone citate: Giovanni Bignami, Hubble, Patrizia Caravero, Roberto Mignani Istituto

Luoghi citati: Milano