DANZANO I DEMONI NEL MOSAICO DI OTRANTO di Lorenzo Mondo

4.. 4.. LA STAMPA Giovedì lSSetlembi-e 1997 M MIMI A CURA DI adhoc gpf & associati NARRATIVAITALIANA NARRATIVA STRANIERA 0BEVILACQUA 19.900 Mondadori ftLOY 16.000 Einaudi ft JACQ 16.900 Mondadori QbANBY 18.000 Ponte alle Grazie Gialloparma 12 [4] La parola ebreo 6 [13] II romanzo di Ramses (3) 100 [2] Lo scafandro e la farfalla 16 [1] QmARAINI 26.000 Rizzoli QVENTURI 24.000 Rizzoli 0SILVA 33.000 Mondadori ©JACQ 16.900 Mondadori Dolce perse II [18] II rumore dei ricordi 5 [7] Laspia improbabile 19 [2] II romanzo di Ramses (1) 13 [19] ©MAGRIS 29.000 Garzanti ©LIGABUE 22.000 Baldini & Castoldi ©STEEL 29.000 Sperling & Kupfer ©SIMENON 26.000 Adelphi Microcosmi II [24] Fuori e dentro il borgo 5 [13] Silenzio e onore 18 [1] 1 fantasmi del cappellaio 12 [8] ©TABUCCHI 28.000 Feltrinelli ©ORENGO 15.000 Einaudi ©JACQ 16.900 Mondadori ©CORNWELL 26.000 Mondadori La testa perduta di Damasceno... 9 [21] II salto dell'acciuga 4 [6] II romanzo di Ramses (2) 17 [1 1] II nido dei calabroni 10 [1] ©CASATIMODIGNANI 28.900 Sperling & Kupfer (£)TAMARO 26.000 Baldini & Castoldi ©SEPULVEDA 20.000 Guanda (£)McKinnon 24.500 Frassinelli Caterina a modo suo 6 [15] Anima mundi 3 P0] Incontro d'amore 17 [8] Canto d'amore aH'Harvest Moon 10 [1] DANZANO I DEMONI NEL MOSAICO DI OTRANTO Roberto Cotroneo e il richiamo prepotente di una tragedia lontana OTRANTO Roberto Cotroneo Mondadori pp. 268 L 27.000 L titolo Otranto, che si affida nella sua semplicità all'eco rammemorante di una parola, rinvia naturalmente il romanzo di Roberto Cotroneo ad altri romanzi ambientati nella città salentina. Penso al capostipite di questa tradizione, Il castello di Otranto di Walpole, che si muove sullo sfondo di nere, «gotiche» immaginazioni, dove la presenza della città è appena un «flatus vocis». Penso al Rinnegato del Salento ossia I martiri d'Otranto dell'ottocentesco Giuseppe Castiglione, che racconta con baroccheggiante retorica la vicenda degli ottocento abitanti scannati dai Turchi per non avere rinnegato la propria fede. O a L'ora di tutti di Maria Corti che alle stesse vittime presta la parola (nell'ora «al punto» dei predicatori secenteschi) con toni di umanissima, struggente trenodia. Bene, Cotroneo si rifa allo stesso episodio, che ha assunto nei secoli un valore fondante per la città, ma lo proietta nell'età contemporanea, ricavandone un romanzo metastorico se non metafisico. Racconta che Velia, una giovane donna, arriva dalla natia Olanda per lavorare al restauro del mosaico normanno che occupa il pavimento della cattedrale. E' un capolavoro in parte enigmatico che rappresenta, in figura di albero abbracciarne un bestiario fantastico e momenti emblematici della storia sacra e profana, l'eterna vicenda della caduta e della redenzione, della colpa e del sacrificio. 1 Turchi lo hanno risparmiato forse perché - arguisce la studiosa - suggeriva la loro venuta vendicatrice. Ma è convinta che al mosaico si intreccino anche le tessere della propria vita. Un avo materno, originario di Otranto, era finito in Olanda dopo la presa della città e la prigionia nel Levante, nel suo passato avventuroso e torbido aveva imparato a tagliare i diamanti. E la madre di lei sentiva il richiamo prepotente di quella storia e di quella terra lontana, fino a far perdere un giorno le proprie tracce sulla brumosa scogliera del faro, annegata o rapita dalle sue «voci». Anche Velia si sente risucchiata dalla storia della strage e della sua famiglia. Nel gran sole che trasfigura Otranto, incontra persone che a lei sola si fanno conoscere. Un organista cieco, un turco adolescente, un vecchio massaro... Con linguaggio allusivo le rivelano di avere visto e saputo. Sembrano uscire da un tempo circolare in cui tutto ritorna e si confonde. Quella donna dalla gola squarciata tanto tempo fa non ricorda forse nei tratti la figura materna? E quale peso si porta sulle spalle il giovane Akmed? Sono i demoni meridiani che le mitologie mediterranee e la stessa Bibbia, in un salmo famoso, assegnano all'ora critica del giorno, quando il sole a picco annulla le ombre e le lascia vagare in forma di anime inquiete. Velia si prova a contrastarli, si piega alla terapia di uno psicologo, salvo convertirlo insensibilmente alla forza delle sue visioni o rivelazioni. Del resto, nel romanzo, una voce affiorante a capitoli alterni le rende esplicite e plausibili. E' come se tutto si fosse arrestato al 12 agosto 1480, se un misterioso orologio ripercuotesse continuamente l'ora fatidica dell'eccidio, la violenza originaria con le sue ramificazioni di generosità e viltà, di dolcezze ed efferatezze. «Otranto è questo, un nucleo piccolo, una stella collassata dove c'è tutto l'universo (...) dove il tempo curva su se stesso, non è una retta, e curvando si richiude». All'incontro con Otranto sembra averla predisposta il padre pittore, la sua disperante alchimia di colori praticata sui capolavori altrui; insieme all'altra tradi¬ zione di lavorare i diamanti, di applicarsi all'operazione quasi blasfema di «generare la luce». Ma intanto la luce, quella che mette in circolo i demoni meridiani, appare intensificata e vinta dalla luce più abbagliante che si sprigiona dalla mistica musulmana e cristiana. I settanta veli di luce e di tenebra che proteggono il sublime, e distruttivo, volto di Dio. Il pulviscolo che piove dal rosone della cattedrale e sembra proporre la gratuita, ironica, inaccessibile memoria dell'Eterno. Una luce primaria nella quale Velia si immerge, come Giona nel mare, per dare salvezza alla città e alla propria anima. Cotroneo, come già rivelava il suo primo romanzo Presto con fuoco (dedicato al demone della musica) è scrittore colto e ambizioso, tutt'altro che accomodante. Lo garantisce perfino certo sovraccarico di intenzioni, il rigore allucinatorio della sua scrittura. Ma resiste, negli occhi e nella memoria, la radiante metafora che prende nome da Otranto, la suggestione di un incontro in cui l'intensa fisicità sfuma nell'inafferrabile, nell'indicibile. Lorenzo Mondo