RACCONTARE LE CICATRICI

LA LETTERA LA LETTERA di Alberto Arbasino CARO Tullolibri, discorrere di un lettore che «ricrea l'opera» facendo sempre meglio dellAutore più o meno casuale o inconscio era molto gratificante fra accademici d'avanguardia ai bei tempi di Barthes, Blanchot, Escarpit, Calvino, Eco, Fish, Bloom. Quando effettivamente i loro libri venivano letti e smontati e poi re-interpretati secondo i gusti del lettore. Senza badar troppo ai lamenti degli Autori quando si protestavano fraintesi - specialmente da Lettori-Recensori «non autorizzati» - e pretendevano di fornire interpretazioni autentiche andando contro i principi teorici degli Anni Sessanta. Oggi, però, in una scuola aggiornata e non sulle nuvole, bisognerebbe tener presente che secondo la realtà e la statistica il Lettore è un Telespettatore ed Acquirente che riconosce un viso noto su una copertina, acquista il prodotto, e si ripromette di aprirlo un giorno o un altro, con la formula «l'ho messo da parte». voravano entrambi in ospedale. Ero piccolissimo quando mio padre partì per una piccola cittadina, Haiyan, per compiere gli studi da medico chirurgo, dove dopo qualche anno lo raggiungemmo. Ricordo che abitavamo nel dormitorio dell'ospedale proprio di fronte all'obitorio. Di notte mi capitava di ascoltare i pianti disperati dei parenti di chi moriva. Ma l'obitorio da bambino non mi incuteva paura. Era fresco c pulito». Yu Hua ha l'aria assorta, come stesse inseguendo un'immagine persa nella memoria. «In quel periodo, dopo la scuola, tornavo subito in ospedale, che conoscevo come le mie tasche. Ho una visione di mio padre che esce dalla sala operatoria. Il suo petto era macchiato di sangue e anche i suoi guanti di plastica. Le sue mani odoravano di alcool». Yu Hua ha trentasette anni, ma ne dimostra dieci di meno, porta una camicia di cotone scozzese c pantaloni color crema. Parla con un forte accento del Sud, la voce roca e un po' velata contrasta con la vivacità del viso e la velocità con cui si esprime. Vive dei suoi libri e delle sceneggiature che ne vengono tratte. Non si occupa di politica, ma pensa che Deng Xiaoping abbia croato le condizioni per una rinascita della letteratura in Cina. E' molto amico di Mo Yan - l'autore di Sorgo rosso - assieme al quale ha frequentato l'Istituto Lu Xun, una sorta di scuola di scrittura. Sorride quando dice che, anche lui, come il padre, ha studiato da medico. Doveva fare il dentista. «Poi, per. fortuna ho cominciato a scrivere». I racconti che stanno uscendo in Italia che cosa rappresentano per lei? «Le mie opere hanno subito un grande cambiamento nel corso del tempo. All'inizio della mia attività risentivo molto dell'influenza di Kawabata, del suo stile "accennato", tra il dire e il non dire. Negli Anni 80 si produceva in Cina una narrativa in cui le cose venivano descritte in modo netto e preciso, se si trattava di lacrime si parlava di lacrime, se era odio di odio, mentre a me piaceva molto questo suo modo indiretto e sfumato di raccontare. I quattro racconti di Torture sono rappresentativi di un momento diverso della mia scrittura. 1986 è il primo racconto violento che ho scritto. Protagonista è un insegnante di scuola, appassionato di ricerche sulle torture nella Cina antica che viene arrestato durante la Rivoluzione culturale e impazzisce. In questo racconto un uomo si brucia il viso, si taglia le carni, si sega le ossa, emette lunghi gemiti, ma non si capisce se prova dolore. E' stato un modo per narrare la Rivoluzione culturale, l'abominio che l'ha caratterizzata. Il racconto Un errore in riva al fiume è una sorta di poliziesco con implica- Sopra: Zhao Zi Yang A sinistra: Mao In alto: punizioni ai tempi della rivoluzione culturale zioni filosofiche. Il crimine non è solo quello compiuto dal pazzo, ma anche quello del sistema giudiziario che lo giudica». Da dove viene la violenza che c'è nei suoi racconti? «Guardo la violenza come un virus dentro il microscopio. La dilato, non la invento. Il fatto è che io non sono uno scrittore di storie d'amore e poiché penso che due sono i sentimenti che muovono la gente, l'amore e l'odio, non potendo scrivere dell'uno, ho scelto l'altro. Quando scrivevo questi racconti la notte avevo gli incubi. Una notte ho sognato di essere io la vittima di una delle sessioni di critica di massa che avvenivano durante la Rivoluzione culturale, nel corso delle quali i controrivoluzionari venivano accusati dei loro crimini e poi fucilati»; Questo terrore lo hai mai provato nella realtà? «Sì, è un sentimento che mi appartiene, sono cresciuto durante la Rivoluzione culturale. Ma io non descrivo la violenza per smascherarla o oppormi a essa, è una specie di canto che le dedico, la tratto come una cosa da tener da conto, le tesso un'ode». Quali sono i suoi scrittori occidentali favoriti? «Kafka, Faulkner, Calvino e Moravia, che ho letto nei primi Anni 80 e del quale preferisco i racconti ai romanzi. Mi sono educato come scrittore alla letteratura straniera e ho poca dimestichezza con gli autori cinesi contemporanei. Gli scrittori della mia generazione hanno un tratto in comune. Negli anni della Rivoluzione culturale, non c'erano libri da leggere. Solo nel 1979, con il ritorno di Deng Xiaoping sono cominciate a comparire opere come La Divina Commedia o Spartaco. Facevamo la fila nelle librerie per acquistarle. Furono ripubblicate anche opere della letteratura cinese classica, ma a parte II sogno della camera roSsa non ci sono altre opere che mi abbiano influenzato». Come vede la situazione della letteratura cinese contemporanea? «La narrativa d'avanguardia, cui sono stato ricondotto, appartiene a una fase ormai conclusa degli Anni 80. Certo che l'avanguardia ha avuto un'importanza enorme nella letteratura chiese. Si può dire che dal '49 all'80, sotto il dominio del Pcc, non ci sia stata sostanzialmente letteratura, mentre all'estero subiva una grande evoluzione. Poi negli Anni 80 si è improvvisamente cominciato a produrre e la narrativa cercava di superare almeno un secolo di distanza con l'Occidente. Si è cominciato con una letteratura che dava voce alle sofferenze patite durante la Rivoluzione culturale, poi la scena è stata dominata da due correnti: la ricerca delle radici - i cui massimi esponenti sono Acheng e Mo Yan - e appunto l'avanguardia». RACCONTARE LE CICATRICI Scrittori e potere, dai Ming a Taiwan IL PENNELLO DI LACCA La narrativa cinese Mario Sabatini Paolo Santangelo Laterza pp. 380 L. 58.000. IL PENNELLO DI LACCA La narrativa cinese Mario Sabatini Paolo Santangelo Laterza pp. 380 L. 58.000. A narrativa cinese, ripercorsa da Paolo Santangelo e Mario Sabatini nell'antologia 11 pennello di lacca, ha origini remote e un patrimonio ricchissimo, ma, nella sua evoluzione nel corso dei secoli, ebbe un cammino pieno di insidie, registrando, alternativamente e in parallelo ai movimenti sociali e politici, grandi aperture e improvvisi ripiegamenti e chiusure. Il termine per indicarla, xiaoshuo, «discorso di poco conto», compare per la prima volta nell'opera Zhuangzi del taoista Zhuang Zhou (IV sec. a.C). Nella Storia degli Han (I sec. d.C.) è classificata come decima e ultima categoria delle opere filosofiche, la meno importante, che comprendeva «chiacchiere di strada» e testi di scarso valore. In epoca Tang (618-907) nascono, da un lato, i chuanqi, «narrazioni meravigliose», che raccontano fatti straordinari e storie d'amore e d'avventura, scritti da letterati per svago, rivolti a ristretti circoli di eruditi e riconosciuti all'interno della cultura classica con i trattati di filosofia, i manuali di storia, gli studi scientifici, gli annali, le biografie; dall'altro lato, i bianwen, «testi di trasformazione», che sono i canovacci, hi lingua volgare, usati dai cantastorie per intrattenere il popolino dei centri urbani. Da questi, in epoca Song (960-1279) sorge Luisa Chino la novellistica (huaben) in volgare che darà origine al romanzo. Trasformazioni radicali, dinamismo sociale e vivacità intellettuale contraddistinguono la dinastia Ming (1368-1644). Si ritorna sì a un governo autoritario, alla centralità dello Stato, ai valori confuciani, al sistema degli esami per accedere alle cariche burocratiche, ma la rivalutazione dell'agricoltura e del commercio, la crescita della produttività.e rincrementp del lavoro, artigianale determinano uh progressivo aumento della ricchezza e una notevole espansione economica, che favoriscono una intensa mobilità con una diffusa urbanizzazione e una frenetica competitività fra gli strati sociali. Alla «rivoluzione economica» corrisponde una prima ((rivoluzione culturale» alquanto contraddittoria: da un lato rigorismo e ortodossia e di contro rilassamento morale e libertinismo. Forte impulso hanno gli studi e i circoli pullulano di artisti che godono di una grande libertà di pensiero e di espressione; la stampa consente la raccolta in antologie delle novelle; fioriscono i teatri; sorgono i quartieri di piacere dove le cortigiane attraggono mercanti, artigiani, letterati, studenti. Gli scrittori prediligono il realismo della vita quotidiana di ambientazione urbana. Storie d'amore, di gelosia, di costume, di cappa e spada, casi giudiziari, racconti sui letterati che affrontano gli esami, ma anche vicende di spiriti, di fantasmi, di morti che ritornano, di viaggi nell'oltretomba (però il tribunale dell'inferno è la copia di quello terreno e l'aldilà ha le stesse gerarchie di quaggiù) sono narrati con intento satirico contro la corruzione e l'incompetenza dei funzionari e con spirito di denuncia degli abusi dei potenti. La narrativa è caratterizzata dallo stile colloquiale, dall'ampiezza dei testi, dalla moltitudine dei personaggi e dalla complessa ramificazione degli intrecci con viluppi spesso intricati. La si può dividere in quattro filoni: il moralistico-edificante, che si rifa alle filosofie confuciana e buddhista, con l'etica della retribuzione secondo la quale i premi e i castighi sono proporzionati alle buone o alle cattive azioni; l'epico-cavalleresco, che narra le avventure di briganti generosi verso la povera gente e leali verso il trono; l'erotico-libertino, che esalta i piaceri dei sensi e il godimento della vita; il fantastico-immaginifico, in cui esseri soprannaturali intervengono nelle vicende umane con prodigi e miracon. In quest'ultimo è ricorrente il motivo della donna-volpe, che evoca la seduzione femminile con effetti malefici: di solito è lo spirito di una volpe trasformatasi in una fanciulla attraente che, dotata di poteri straordinari, circuisce l'uomo con la sua maliziosa dolcezza. Ma la donnavolpe può essere anche dispensatrice benigna di felicità. Per il suo carattere libero e irriverente la narrativa di epoca Ming è disprezzata dal potere politico, dalla cultura ufficiale e dai confuciani: è ritenuta una pericolosa corruttrice dei costumi e una minaccia continua alla pietà filiale, alla prudenza e alla temperanza. li disprez¬ zo diventa persecuzione durante la dinastia Qing (1644-1911) con il governo mancese che impone la censura per una rigenerazione morale. Viene scatenata la caccia ai libri che culmina con l'inquisizione dell'imperatore Qianlong negli anni dal 1772 al 1788 e con la messa all'indice di ben 10.231 opere, delle quali 2230 sono distrutte. Per nostra fortuna copie delle, npyejle e .deX.romanzi prpibi&fmi^m^ Giappone e sono salvate. ... ■■.„, v l lilió^diriè pp ... .„, v Con la clissoluzión^dèirimpèro Qing nel 1911 e la proclamazione della repubblica una ventata di rinnovamento investe la letteratura. Crisi dei valori, anticonfucianesimo, fede nella scienza e nella democrazia occidentali sono i tratti della nuova «rivoluzione culturale», che segna il riscatto della narrativa. Essa diventa il genere dominante: per la novella e per il romanzo, ai quali viene assegnata una funzione formativa e civile, si propugna l'uso della lingua parlata, affinché si possa raggiungere il maggior numero possibile di fruitori per vincere l'arretratezza del Paese. Proliferano le società letterarie che, ciascuna con la propria rivista, animano il dibattito; si lavora e si studia all'estero; vengono tradotte le opere degli scrittori occidentali. La riforma letteraria iniziata nel 1917 dalla rivista Gioventù nuova e il movimento del 4 maggio 1919 (manifestazioni degli studenti contro il Trattato di Versailles) sono all'origine della moderna letteratura cinese, che ha come padri fondatori Lu Xun, Yu Dafu, Mao Dun, Ba Jin. Una svolta è rappresentata dall'incidente di Shanghai del 1925 e dalla successiva rottura tra nazionalisti e comunisti. L'occupazione da parte del Giappone vede il ricompattarsi delle fazioni politiche. Gli scrittori sono considerati dal Partito comunista compagni di strada, ma i discorsi di Mao, a Yan'an nel 1942, sull'arte e la letteratura, che devono servire il popolo e subordinarsi alla politica, sono l'inizio del lungo braccio di ferro tra intellettuali e potere maoista: con la proclamazione della Repubblica popolare nel 1949, si avrà prima la repressione degli elementi di destra negli Anni Cinquanta; poi la nefasta Rivoluzione culturale del decennio 1966-1976, per culminare con Deng nel massacro di Tienanmen. Nel ventennio dalla morte di Mao emergono fermenti vivaci all'interno di un «nuovo realismo»: la letteratura della cicatrice, della ricerca delle radici, della generazione perduta, di fabbrica, di reportage, di avanguardia, che sono la testimonianza della sostanziale continuità della narrativa cinese, nonostante l'alternarsi di interventi repressivi e di liberahzzazioni. Su questo sfondo, necessariamente sintetico, si inquadrano i testi scelti dai curatori per il lettore italiano: sono novelle e brani di romanzi che sono tradotti per la prima volta. Un'antologia succosa che si chiude con i racconti lunghi di Bai Xianyong e di Chen Ruoxi, uno scrittore e una scrittrice di Taiwan, finora inediti in italiano. Angelo Z. Gatti

Luoghi citati: Cina, Giappone, Italia, Shanghai, Taiwan, Versailles