«A tavola arriva l'olio italiano ma per finta» di Edoardo Raspelli

I Consumatori contro le norme di Bruxelles «A tavola arriva l'olio italiano ma per finta» I Consumatori contro le norme di Bruxelles «Sarà made in Italy quello prodotto con olive provenienti da altri Paesi» Voi che ne direste se dalla i jrchia, per esempio, arrivasse a Barolo un qualunque vino rosso, venisse mescolato con qualche goccia di vino delle Langhe e ritornasse oltremare con la targa italiana? E che ne direste se una fabbrica tunisina di auto mandasse qualcuno a Maranello a comperare qualche carrozzeria di Ferrari, le mettesse sui propri motori e rimandasse in Africa le automobili, con tanto di tricolore e cavallino rampante? Scoppierebbe, io credo, un putiferio. Invece per un importante settore alimentare, quello dell'olio extra vergine vanto della ghiottoneria italiana, sta per capitare la stessa cosa senza che nessuno si sia mosso. O meglio, si è mossa solo l'Unione Consumatori che, in un comunicato, sta cercando di avvertire gli italiani di quello che sta per accadere. Vincenzo Dona, segretario generale dell'Unione, lo ha definito tout court un «raggiro legalizzato». Si tratta di questo. 11 C.O.I., sigla misteriosa che vuol dire Consiglio Oleicolo Internazionale, è un organismo a cui aderiscono tutte le più grandi industrie del settore. Il Coi sta preparando delle nuove norme tecniche, su sollecitazione della stessa Commissione Cee che, se nessuno interverrà, porteranno, ahinoi, una rivoluzione. Secondo le norme che stanno per arrivare da Bruxelles, si potrà chiamare Olio Extra Vergine Italiano, un prodotto di qualunque provenienza, turco, tunisino, marocchino, purché «filtrato in Italia e addizionato di una percentuale di olio» nostrano. Il fatto che non si indichi nemmeno la percentuale di questa miscela è un ulteriore segnale di allarme. Tutto questo, in più, provocherà un grande caos nella mente dei consumatori che già stanno recependo che anche l'olio sia, ormai, un prodotto a Denominazione d'Origine Controllata, anzi Protetta. Ma perché qvast'idea balzana? Un frantoio Perché sarebbe un altro passo avanti, delle strapotenti industrie e pubblicità, per giocare nell'equivoco. Già ora la grande industria dell'olio importa il 50-60 per cento di liquido dall'estero e, con l'aiuto di uno Stato indifferente, compresi la Authority Antitrust ed il Gran Giurì della Pubblicità, gioca sull'equivoco. Tanto per fare un esempio: avete in mente la parlata toscana di Renzo Montagnani. protagonista di don Fumino e di ((Amici miei»? «Noi toscani diciamo 'asa - diceva fino a pochi mesi fa negli spot - cosi come per olio diciamo ...» e pronunciava il nome di una celebre marca che comincia per C. Ma quelle bottiglie fino ad oggi, anche se la gente non lo sapeva (ed anche se la legge lo permetteva! non indicavano nessuna provenienza, anche se facevano intendere che fossero dei colli toscani; se la nuova norma dovesse passare la distinzione tra le olive italiane taggiasche o moraiolo e quelle che dei dintorni di Hammamet sparirà per sempre, alla faccia dei coltivatori di Imperia, Andria, Lucca e Brisighella. Finora i governi e i grandi burocrati italiani sono stati, nel settore alimentare, colpevolmente disattenti: hanno tollerato e permesso che con il nome di Aceto Balsamico (e basta, a scapito del millenario Tradizionale) l'industria vendesse un liquido bagnato anche di caramello e chissà che. Ha concesso il nome mozzarella (invece che fior di latte), per 0 formaggio l'atto non con il pregiato latte di bufala ma con quello di vacca... Insomma, schiacciati dalla pubblicità e dallo strapotere dell'industria e dei supermercati, noi consumatori (poveri tapini che abbiamo sempre incombente alle nostre spalle l'ombrello di Aitali) siamo sempre quelli che ci perdono, alla faccia del palato, del gusto. E anche del portafogli. Edoardo Raspelli Un frantoio

Persone citate: Renzo Montagnani, Vincenzo Dona

Luoghi citati: Africa, Andria, Brisighella, Bruxelles, Imperia, Italia, Lucca, Maranello