« Ma Walesa non ha futuro »

Ago della bilancia, l'Unione per la Libertà diventata il terzo partito « Mei Walesa non ha futuro » Rakowski: così ci allontaniamo dall'Europa L'ULTIMO COMUNISTA Il nuovo leader di Solidarnosc Marian Krzaklewski festeggia con Lech Walesa VARSAVIA DAL NOSTRO INVIATO E' stato vice primo ministro dall'81 all'85, poi presidente del Sejm, il Parlamento polacco, per tre anni. Capo del governo dal settembre '88 al settembre '89. E ha concluso la sua carriera politica come primo segretario del partito operaio unificato polacco. Era il gennaio 1990. Adesso Mieczyslav Rakowski dirige un mensile di politica e cultura e può permettersi di guardare le cose dall'alto, con il distacco di un battitore libero. Sarà la destra a governare la Polonia? «Ha vinto la destra, non c'è dubbio. E le spiegazioni sono numerose, non ce n'è una sola. Ma la situazione è molto complicata e gli esiti sono incerti». Quali sono le ragioni della resurrezione di Solidarnosc? «Non è risorta. C'era anche prima, ma ora divisa in decine di partitini. Marian Krzaklewski è riuscito a unirli. La seconda causa è che gli ex comunisti della Sld pensavano di avere in tasca il risultato. Per loro parlava il successo economico, la transizione al mercato, l'ingresso nella Nato. Errore grave, soprattutto psicologico. La gente sta ancora assaporando le novità della democrazia. Se vede che qualcosa non va desidera cambiare e pensa di poterlo fare. E cose che non vanno in Polonia ce ne sono molte. Terza causa della sconfitta degli ex comunisti è aver puntato sui nuovi ceti medi, dimenticando gli operai, che hanno pagato più di tutti il pas- via con l'ingresso in Europa. Sono forze conservatrici che non hanno ancora un leader, ma che hanno preferito Solidarnosc a un governo che va diritto verso l'Europa». Vuol dire che Solidarnosc non ci andrà? «Dico che pulsioni antieuropee, nazionaliste, populiste ci sono nell'Aws. E potrebbero crescere quando l'ingresso nella Nato e nell'Europa esigerà altri prezzi da pagare. Ma anche Solidarnosc dovrà coalizzarsi con qualcuno. Questo qualcuno è l'Uw che guarda tutto a Occidente. E non credo a una politica autarchica neanche da parte della Aws. Certo che ci saranno frizioni perché i programmi di Solidarnosc e dell'Unione per la libertà sono molto diversi tra di loro». Qual è stato il ruolo della Chiesa nella vittoria di Solidarnosc? «Non secondario, anche se non ufficiale». E che ne dice dell'idea di Lech Walesa di fare una democrazia cristiana polacca? «Che non ha futuro. Così come un ritorno di Walesa in primo piano non ha alcun realismo. Walesa appartiene alla storia. Marian Krzaklevski non gli darà certo una mano, anzi lo ostacolerà in ogni modo. Lui e i nuovi leader di Solidarnosc sono ormai una terza generazione e non daranno certamente il potere ai vecchi». Krzaklevski sarà dunque primo ministro? «Stamani ha detto chiaramente di no. Credo che punti a fare il Presidente, fra tre anni. Ma è presto per seppellire l'attuale presidente Aleksander Kwasniewski che sarà un osso duro e gode di larga popolarità». Il Presidente polacco ha molti poteri? «Con la nuova Costituzione, approvata quest'anno, ne ha meno di prima. Poco più di quelli del Presidente tedesco. La Polonia è una Repub- blica in prevalenza parlamentare». Come andrà a finire? «Bene. I polacchi hanno un carattere nazionale tendente al compromesso. E' vero che così non andiamo mai a fondo in niente, ma evitiamo anche di spaccarci la testa. Pilsudski era un mezzo dittatore. Ne' blocco socialista fummo relativamente più liberi degli altri. Avevamo il monopartitismo ma avevamo anche una Chiesa cattolica potentissima che faceva politica. Fummo gli unici a non collettivizzare l'agricoltura. E quando venne il tempo del cambiamento inventammo la tavola rotonda e ne uscimmo senza gravi danni», [g. e] Gli ex comunisti, sconfìtti nonostante l'incremento di voti potrebbero mantenere il potere Il leader del centro-destra Krzaklewski fa subito sapere «Il posto di premier è nostro» della Libertà Gli exnonopotreIl leadKrzak«Il po -1 ..Y saggio al mercato». Ma i leader della Sld vantano un 26,8 per cento, oltre il 6 per cento in più del 1993. Non si può dire che siano stati puniti. «Hanno preso solo una parte dei voti perduti dal tracollo del Psl, il partito contadino. Non ci sono più i numeri per l'alleanza uscente. E un'alleanza con l'Uw, l'Unione per la libertà di Balcerowicz, mi sembra molto poco probabile». Come si spiega il crollo del partito contadino? «Hanno puntato tutto sui contadini poveri, quelli con uno o due ettari di terra. Gente che sarà spazzata

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