«Il mio nemico? forse un pentito»

Piacenza: la Pignanelli Verardi ha trascorso in casa il primo giorno di libertà Piacenza: la Pignanelli Verardi ha trascorso in casa il primo giorno di libertà «Il mio nemico? forse un pentito» La direttrice del carcere: ora spero di tornare a Imperia IMPERIA. La prima domenica di libertà l'ha passata in casa, per completare all'uncinetto una coperta iniziata tempo fa. Flavia Pignanelli Verardi, 45 anni, la direttrice del carcere di Imperia, arrestata per atti osceni e concussione, non aveva voglia di uscire dalla casa di famiglia, nel centro di Travo, un paese vicino a Piacenza, dove era agli arresti domiciliari prima che il gip revocasse il provvedimento: «Sulla piazza c'era un raduno di moto d'epoca. A portare il bambino a fare un giro è stata mia sorella Carlotta», spiega al telefono la dottoressa Pignanelli, mentre si sente la voce di Mattia, 3 anni e mezzo. E' libera, ma non può dimorare a Imperia: secondo il pm c'è il rischio di inquinamento delle prove. La storia di questa donna, accusata di comportamenti sexy dietro le sbarre e descritta come la direttrice del «carcere a luci rosse», ha fatto il giro del mondo: le hanno dedicato spazio anche i talk-show della televisione giapponese. Una vicenda tormentata e ancora da decifrare, nella quale si intrecciano forse vendette di detenuti, ritorsioni di agenti di custodia che non gradivano una conduzione «aperta» dell'istituto di pena e un po' di ingenuità e leggerezza da parte della protagonista. «Dagli atti, non risultano testimonianze dirette dei fatti contestati», sottolinea l'avvocato Mario Leone di Imperia, che assiste la Pignanelli. Allora, dottoressa, non è uscita per evitare la morbosa curiosità della gente? «Non è per questo. Non avevo l'abitudine di uscire neanche prima, quando venivo qui in ferie. Non è nel mio carattere». Ma non voleva portare il bimbo giù al Trebbia? «Forse lo condurrò al fiume nei prossimi giorni, forse andrò anche a trovare le amiche». Com'è, questa domenica? «Una giornata come le altre. Solo più febee, certo». E' ora di pranzo. Che ha cucinato di buono? «Nessuno di noi ha fame. I miei erano bravissimi a fare le torte dolci: ma adesso le crostate ce le hanno portate i conoscenti». Le sono stati vicino? «Ho ricevuto tantissime testimonianze di affetto, anche da Piacenza e da Cremona, dove avevo lavorato prima di trasferirmi a Imperia. Tutte persone che mi hanno conosciuto bene». Come si sente, in libertà? «Devo tutto all'avvocato. Si è adoperato molto, è venuto qui due volte. Fosse stato per me, nemmeno avrei fatto istanza». Perché? «In casa sto bene, ho anche un terrazzo e sono io che innaffio i fiori. Però, quando è cominciato l'assedio di tv e fotografi sul balcone non sono più uscita». E' riuscita a darsi una spiegazione di ciò che è successo? «Non riesco a capire. Se il giudice ha deciso di agire così, doveva avere gli elementi». E' stata una macchinazione? «Ma per quale ragione? Dai detenuti non può essere, dagli agenti neppure. Vorrei fare una precisazione: mai ho chiamato "secondini" le guardie carcerarie, avrei mancato loro di rispetto e dimostrato ignoranza». E allora? «Penso a quel pentito (è Donato Pighetti, un trafficante di droga, ora collaboratore di giustizia nell'inchiesta luccio-Parenti, ndr), che ritenevo arrogante e glielo avevo detto. Ma è un motivo sufficiente per vendicarsi? Mi stupirebbe un comportamento del genere». Che ricordo ha del carcere di Imperia? «Bellissimo. Mattia era il pupillo delle guardie e da qualcuna ha persino preso l'inflessione dialettale». n suo legale le ha consigliato di evitare riferimenti alla vicenda processuale? «Qualcosa da dire l'avrei, ma mi sono trattenuta, anche davanti alle telecamere. Al giudice, però, non ho nascosto nulla». Dal carcere di Parma, dove sconta 22 anni per l'omicidio della convivente, il cuoco Antonio Curcas ha fatto sapere: «Non c'è mai stata una "love story" tra me e la direttrice». «Sono contenta che abbia dichiarato questo. Avrebbe potuto fare lo spaccone, ma non è il tipo: nonostante tutto, è un uomo mite, per come lo ricordo». Spera di tornare al suo posto di lavoro? «Sì... Imperia mi manca. Ma non so se sarà possibile». Stefano Delfino «Non ho mai creduto a una macchinazione delle guardie: sono sempre state gentili» Flavia Pignanelli Verardi, 45 anni, la direttrice del carcere di Imperia che era stata arrestata per atti osceni e concussione A destra il carcere

Persone citate: Antonio Curcas, Flavia Pignanelli, Mario Leone, Pighetti, Pignanelli, Stefano Delfino, Verardi