Varsavia il ritorno di Solidarnosc di Foto Reuters

7 L'incrinarsi del miracolo economico potrebbe costare caro alle sinistre, nonostante l'appoggio di Moody's Varsavia, il ritorno di Solidurnosc II centro destra verso il trionfo (32,2%) VARSAVIA DAL NOSTRO INVIATO Le prime proiezioni del voto polacco celebrano la vittoria di Azione Elettorale di Solidarnosc, il partito di centro destra che raccoglie l'eredità dello storico sindacato di Walesa e compagni. Azione Elettorale raccoglierebbe il 32,2 per cento dei voti, surclassando da solo la coalizione delle sinistre che conterebbe sul 26,6 per cento. Come cambiano in fretta le cose di questo mondo. Se si torna indietro un attimo alla fine dell'anno scorso, per dare un'occhiata ai giornali d'epoca, la Polonia era il mercato più prospero dell'Europa Centrale. Tutto andava bene, o quasi. Almeno a leggere gli indicatori economici essenziali, quelli che fanno da stella polare per il Fondo monetario internazionale, la Banca Mondiale, ecc. Naturalmente in quei numeri non c'è mai la gente e se si rimane negli alberghi a cinque stelle della capitale, come accade spesso, si rischia di prendere cantonate. Comunque la Polonia aveva l'aria di essere in pieno miracolo economico, e di volerci restare a lungo. mentre gli europei occidentali lottavano per comprimere i loro deficit budgetari entro il fatidico 3 per cento voluto da Maastricht, il governo polacco, quatto quatto aveva già consegnato il compitino. Insomma: ottimo livello degli investimenti, inflazione (altuccia invero) in calo, come la disoccupazione. L'entusiasmo, però, non doveva essere troppo fondato se, pochi mesi dopo, la stessa locomotiva mostra tanto affanno e tutti i contendenti in questa elezione riconoscono che bisognerà tirare la cinta. Non tutti allo stesso modo per la verità. 138 partitini e movimentini che si sono unificati sotto la spinta dell'Azione Elettorale di Solidarnosc (Aws), e che hanno scelto il bellissimo Robert Redford polacco, Marian Krzaklewski, come immagine e guida, si sono ricordati delle loro radici sindacali e popolari. Un bel mix che potrebbe farli vincere e portarli al governo, ma non certo sulla base di appelli all'austerità. Ovviamente quello che si dice prima del voto non è di solito quel- lo che si fa dopo il voto. Ma i fumi lacrimogeni populisti, contro l'estrema differenziazione sociale provocata dal passaggio al mercato, tutti slogan denAws, hanno preoccupato come minimo quelli di Moody's, gli esperti della più prestigiosa maestra di Wall Street che dà i voti agli Stati e ai governi. Così è accaduto l'incredibile: che alla terza elezione democratica polacca dopo il crollo del Muro, la sacra vestale del capitalismo ha lanciato strini di inquietudine e si è lasciata andare a giudizi che, se fossero venuti da Mosca, avrebbero provocato ululati di protesta in tutto l'Occidente per la violazione della sovranità popolare. Il fatto è che Moody's ha scritto che, in caso di sconfitta dell'attuale coalizione, dominata dagli ex comunisti, <d successi economici della Polonia» sarebbero in pericolo. E il pericolo verrebbe appunto dal messaggio «nazionale-sindacalista-populista» proveniente da Solidarnosc, che potrebbe tradursi in «politiche fiscali e monetarie lassiste» insieme a «un atteggiamento xenofobico» in materia di nazionalizzazione. Leggi freni al capitale estero. Insomma per Moody's sarebbero gli ex comunisti di Kwasniewski a garantire sviluppo nella tranquillità e afflusso di capitali dall'estero. Non c'è da stupirsi se il primo ministro uscente Wlodzimierz Cimoszewicz ha girato il coltello nella piaga dell'opposizione citando - a pochi giorni dal voto - informazioni riservate dei Servizi segreti polacchi che descrivevano il timore degli investitori occidentali in caso di vittoria della destra, cioè di una coalizione guidata da Solidarnosc. Le «informazioni riservate», come si vede, erano i voti di Moody's. Ed è un fatto che il rubinetto degli investimenti esteri è sempre più asciutto. E queste sono le brutte notizie. Le belle non mancano. Ieri i polacchi hanno votato tranquillamente e civilmente. Nessuno agita minacce, nessuno paventa brogli. L'atmosfera a Varsavia era quella di una normale giornata festiva. La democrazia parlamentare post-comunista non manifesta incrinatu- re. I polacchi sembrano talmente abituati che, in molti, non vanno nemmeno a votare, come gli americani. Il che dimostra che la «questione comunista» è davvero chiusa. Perfino le tracce visive del recente passato sono sparite. Varsavia è sempre più simile a una città tedesca. Trovare qualcuno che parla russo è più difficile che trovarne che parlano tedesco o inglese. Negli hotel i canali tv sono tedeschi, inglesi e americani. Quelli russi non ci sono più. Resta, nel centro della capitale, l'immenso palazzo staliniano della scienza e della cultura. Non l'hanno abbattuto soltanto perché costava troppo. Ma forse, chissà, quando avranno più soldi, lo metteranno in una grande bacheca di plastica, come un reperto archeologico. Eppure la grande Russia è ancora lì alle frontiere, a un passo. Ma è come se non incombesse più. Magari la paura è ancora nascosta in qualche angolo, ma non si sente e non si vede. Quaranta milioni di polacchi si sono voltati, tutti insie- me, verso l'Occidente. Anche perché a Mosca non c'è nessuno che voglia ancora (e se c'è non è in gradol dettare le proprie regole ai polacchi. I quali sono ora disposti a seguire quelle di Moody's, anche perché vengono dall'America, che ha un rating grande come quello della Germania che li sta invadendo, per la seconda volta, ma pacificamente. Per la maggioranza assoluta è una buona notizia. Come la frase che Aleksandr Kwasniewski ha detto ieri votando con la bella moglie Jolanta: «Troverò un'intesa con il nuovo Parlamento, è un mio dovere, e sono pronto a collaborare con qualunque coalizione». Potrebbe essere interpretato come un segnale di pessimismo per le «vecchie simpatie» per cui il Presidente ha certamente votato. Ma è un segnale di normalità che ha un valore inestimabile. Sul lungo periodo vale di più del volume degli investimenti esteri e del tasso d'inflazione. Giuliette Chiesa Per Wall Street solo gli ex comunisti garantirebbero lo sviluppo dei mercati II presidente Kwasniewski pronto a collaborare con «qualsiasi coalizione» Marian Krzaklewski, leader dei 38 partitini e movimentini che si sono unificati sotto la spinta dell'Azione Elettorale di Solidarnosc Nell'immagine a destra, l'ex comunista Josef Oleksy [FOTO REUTERS]

Persone citate: Aleksandr Kwasniewski, Giuliette Chiesa, Josef Oleksy, Kwasniewski, Marian Krzaklewski, Robert Redford, Walesa, Wlodzimierz Cimoszewicz